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ITALIA IN LOCKDOWN, MA SOLO IL FINE SETTIMANA – TRA LE MISURE CHE POTREBBERO ESSERE DECISE OGGI DALLA “CABINA DI REGIA” LA PIÙ PROBABILE È LA CHIUSURA DI BAR E RISTORANTI IL SABATO E LA DOMENICA, ANCHE NELLE REGIONI IN FASCIA GIALLA - GLI OPERATORI SONO GIÀ SULLE BARRICATE: “SI STA SCEGLIENDO DI CONDANNARE A MORTE UN INTERO SETTORE”

Fiorenza Sarzanini per www.corriere.it

 

protesta dei ristoratori al pantheon 2

Bar e ristoranti chiusi tutto il giorno il sabato e la domenica anche nelle regioni che si trovano in fascia gialla. È una delle misure che potrebbe essere decisa dalla “cabina di regia “ convocata alle 17 per decidere le modifiche al Dpcm entrato in vigore il 6 marzo.

coronavirus ristorante 4

 

Gli esperti del comitato tecnico scientifico hanno raccomandato misure più severe di quelle in vigore «per contenere i contagi» e suggerito di ripristinare i divieti applicati nel fine settimana durante le festività natalizie.

Massimo Antonelli

 

Misure della fascia arancione

Si tratta delle misure previste attualmente per la fascia arancione. Si prevede il divieto di apertura di bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie per l’intera giornata e viene consentito l’asporto di cibo e bevande fino alle 18 per i bar e fino alle 22 per ristoranti, enoteche e vinerie. Ma anche la consegna a domicilio.

 

Antonelli: «Limitare la circolazione»

La linea è stata ribadita dal professor Massimo Antonelli, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, componente del Cts a SkyTg24. «Abbiamo stressato la situazione in base ai dati e richiamato i Dpcm pubblicati. L’unica considerazione in più è di limitare la circolazione e applicare oggi misure simili a quelle di Natale nei giorni festivi e prefestivi. Questo anche nella zona gialla, perché con l’attuale contesto la mitigazione delle curva appare limitata. Non possiamo far finta che la situazione sia diversa da quella che è».

 

protesta dei ristoratori al pantheon 7

La protesta

«Si sta scegliendo di condannare a morte un intero settore», denuncia Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, che aggiunge: «La salute prima di tutto, certo, ma è stato miope prima non tradurre in azioni le valutazione del Cts su contagi e ristoranti, e poi ignorare le differenze fra chi ha messo in campo sforzi enormi per adeguarsi alle norme — prenotazioni, dehors, distanziamento, riduzione dei posti — e quegli esercizi che invece non hanno la possibilità di evitare gli assembramenti, era il momento di distinguere fra ristoranti e bar ma non è stato fatto».

 

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«In gioco, considerando l’insieme di una filiera iperconnessa che va dalla produzione alla ristorazione, ci sono 240.000 posti di lavoro», ricorda Scordamaglia, «il rischio è di uscire dall’emergenza sanitaria e non avere le forze per superare un’emergenza economica che si annuncia senza pari e che non riguarda solo ristoranti ma un intero settore produttivo, l’agroalimentare, e le sue filiere d’eccellenza».