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Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
Ha provato una seconda volta ad evadere Daniele Bedini, il falegname di 32 anni di Carrara accusato di aver assassinato due prostitute due mesi fa a Sarzana. Un mese dopo aver tentato la fuga dal carcere di La Spezia con il più classico dei sistemi, e cioè due lenzuola legate e attorcigliate, martedì nel penitenziario di Cuneo dove era stato trasferito, ha scelto la via più spettacolare: durante l'ora del pranzo ha attraversato il cortile del carcere, si è arrampicato a mani nude sul muro della palestra, si è aggrappato ai condizionatori, è salito sul tetto, si è lanciato su un lampione e poi si è catapultato fuori dal carcere. Infine, ha raggiunto di corsa la stazione e si è infilato sul primo treno.
Lo hanno arrestato pochi minuti dopo gli agenti della polizia penitenziaria e i carabinieri. E ora Bedini è in una cella di isolamento guardato a vista e probabilmente sarà trasferito in un'altra prigione: oltre ai procedimenti penali per i due omicidi di cui è sospettato (lui tramite il suo avvocato si è sempre dichiarato innocente), dovrà affrontare per due volte un processo per evasione.
Il numero due. Quasi un 'ossessione nella vita di questo giovane accusato d'essere un assassino freddo e spietato, capace di rubare la pistola custodita dal padre Stefano, piccolo imprenditore che ha messo su un'azienda di falegnameria a Carrara, per sparare senza pietà a Nevila Pjetri, una prostituta di origine albanese, e a Camilla Bertolotti, 43enne transessuale ed ex parrucchiera. Un sospetto doppio omicidio che in qualche modo collimerebbe con la doppia personalità del presunto responsabile.
Che tutti a Carrara, sino a poco tempo fa, conoscevano come un bravo ragazzo, innamorato dello sport, delle arti marziali (anche per la loro disciplina), della motocicletta, dei tatuaggi maori che aveva sulle braccia come simbolo della forza fisica e mentale. E che sognava una vita da imprenditore del legno sulle orme del padre.
Il genitore crede all'innocenza del figlio, nonostante le prove schiaccianti, il baratro della droga, della ludopatia, della violenza e una condanna passata in giudicato per una rapina. «Lavorava con me dalla mattina alla sera, non aveva bisogno di soldi, dalla droga era uscito dopo un percorso di disintossicazione a Padova e i clienti hanno sempre detto che era bravissimo», aveva raccontato il padre Stefano poco dopo l'arresto di Daniele convinto, che non fosse lui il killer di Nevila e Camilla. Le indagini però raccontano un'altra verità.
Certo ancora non definitiva, ma gli indizi sembrano esserci. Nella casa di Bedini, a Carrara, sono stati ritrovati i documenti ed alcuni effetti personali di una delle vittime e i proiettili che hanno ucciso Camilla e Nevila sono compatibile con la pistola rubata al padre e mai più trovata.
Il babbo di Daniele, che il furto aveva denunciato, è ancora oggi convinto che i responsabili siano ladri professionisti, perché l'arma era custodita in un luogo molto sicuro, quasi inviolabile. Gli investigatori, invece, hanno pochi dubbi: è stato Daniele a rubare la calibro 22 e ha ucciso per soldi.
daniele bedini e le sue due presunte vittime
Nel 2019 Daniele Bedini aveva rapinato a mano armata una sala giochi e per quel reato, dopo il verdetto della Cassazione, avrebbe dovuto trovarsi in carcere al momento dei due omicidi dei quali è sospettato, ma per un ritardo delle procedure giudiziarie era ancora a piede libero. Si parla anche di un presunto tentativo del giovane falegname di accaparrarsi l'incasso di un bar sfondando con un pugno una parete di cartongesso. Cosa non impossibile per un «palestrato» come Daniele, conoscitore delle arti marziali.
Ma ancora una volta ecco apparire i due Daniele. Il primo descritto dai vecchi amici come un ragazzo per bene, che frequentava con successo l'Istituto tecnico commerciale di Carrara. L'altro oscuro, caduto nel baratro della droga dopo una delusione d'amore. Quale abbia avuto il sopravvento sarà la giustizia a stabilirlo. Una volta per tutte.
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