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Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica - Edizione Roma"
«Ma tu che fai oggi, nun te movi?». La figlia risponde: «No, perché sto male...». «E come facciamo? Perché io sto a corto... Dobbiamo recupera'...». «Eh, mo' domani vedo che posso fa'... comunque, pure se comincio tardi... cioè oggi, ma', veramente sto male». Sono gli stralci di una conversazione intercettata dai carabinieri del nucleo investigativo nel pomeriggio del 7 ottobre scorso. La figlia è Emanuela (nome di fantasia), la baby-squillo 14enne.
L'interlocutrice è sua madre, finita in carcere, dieci giorni fa (insieme ad altri quattro) per aver indotto e sfruttato la prostituzione della sua bambina minore. Tanto che, scrivono i militari del colonnello Lorenzo Sabatino: «Dalle conversazioni captate è emerso non solo che la madre era consapevole dell'attività svolta dalla figlia minore, classe 1998, ma si preoccupa anche di spronarla perché vada a svolgere un lavoro e cerchi in qualche modo di conciliarlo con gli impegni scolastici».
Quattro giorni dopo, l'11 ottobre, gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi, intercettano un'altra conversazione. La madre di Manu le dice di essere appena stata chiamata dalla professoressa di latino. «Voleva sapere perché non stai andando. Io le ho detto: "guardi che non si sente bene". Lei ha detto: "A noi interessa che Emanuela venga a scuola perché con il programma andiamo avanti". Cosa hai intenzione di fare? ».
Manu risponde: «Ma io voglio andarci a scuola, è solo che non c'ho tempo per fare i compiti ». «Manu, il tempo si trova». La figlia: «Quando si trova, mamma? » «Quando esci da scuola, torni a casa, due ore studi... «. Emanuela: «Ma dopo non ce la faccio ad andare da "Mimmi" (soprannome dello sfruttatore Mirko Ieni, arrestato), perché dopo che ho studiato sono stanca».
La madre si scalda: «Riflettici bene perché altrimenti io ti ritiro». E la figlia: «Non lo puoi fare, mamma, non ho 16 anni». «Apposta, allora ce devi anda'». Chiosano i carabinieri: «La donna si preoccupa di dare consigli alla figlia su come conciliare il lavoro e lo studio oltre a preoccuparsi nel caso di parlare con gli insegnanti per giustificare le assenze della figlia tutto al fine di consentirle di svolgere un lavoro ben più redditizio».
Due madri. Due donne diverse. Due atteggiamenti opposti. Se tra le carte depositate al Riesame che, il 12 dovrà decidere sulle istanze di scarcerazione degli indagati, ci sono le telefonate della madre che, per gli inquirenti, provano la sua consapevolezza,
dall'altra ci sono pagine e pagine di denuncie dell'altra madre, quella di Serena. Atti che hanno dato il via alle indagini. La "mamma buona" va dai carabinieri praticamente ogni giorno. Segnala atteggiamenti aggressivi, scomparse, ritrovamento di droga. Le denunce agli atti dell'inchiesta sono ben 6.
Alla sesta, quando si presenta con la relazione di un investigatore privato in cui si accenna alla prostituzione, l'inchiesta cambia passo. à una donna disperata la madre di Serena, costretta a denunciare la figlia, a frugarle nella borsa a dire spesso no per cercare di salvarla. «Mia figlia - mette a verbale il 9 agosto - ha fatto diversi furti in casa che hanno causato un consistente danno patrimoniale. Spesso si allontana anche per periodi prolungati. Ho ricevuto due lettere anonime che mi dicono che fa uso di cocaina che si procura in cambio di stupefacenti. Frugando nella sua borsa ho trovato anche 200 euro che non le avevo dato io né nessun altro familiare».
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