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Guido Santevecchi per il "Corriere della Sera"
Con il solstizio d' estate è tornato il Festival di Yulin. È assurdo usare un' espressione festosa per una strage: quella dei cani che vengono catturati, chiusi in gabbia e squartati per finire in pentola nella città cinese.
Dopo anni di critiche sembrava che la sagra che a noi fa orrore dovesse essere proibita. Ma non è così. Nell' aprile del 2020 il ministero dell' Agricoltura di Pechino aveva annunciato un «riordino delle risorse alimentari». Il testo elencava il bestiame, dai maiali al pollame, che può essere allevato per finire nella catena alimentare; i cani (e i gatti) non erano inclusi. In realtà non erano mai stati inseriti nel «catalogo ministeriale degli animali da carne».
Ma per la prima volta le autorità della Repubblica popolare cinese si erano interessate ai cani, osservando che «con il progresso della civiltà e le preoccupazioni della gente per la protezione della natura, i cani non sono più considerati soltanto animali domestici, ma compagni dell' uomo, come nel resto del mondo».
Compagni dell' uomo (le statistiche dicono che nelle case dei cinesi ci sono circa 188 milioni di cani e gatti e che i padroni spendono 26 miliardi di euro all' anno per loro).
carcasse di cani vendute a yulin 1
Esclusi dall' allevamento a fini alimentari. Ma ancora soggetti a razzie per rifornire il mercato di Yulin e quelli di altre città.
Ieri gli attivisti di Humane Society International hanno fermato sull' autostrada che porta a Yulin, nella regione meridionale del Guangxi, un camion carico di cani. Ce n' erano 68, in condizioni sanitarie pietose, pigiati in gabbie, sfiniti dal viaggio, disidratati e terrorizzati. «Il loro comportamento ci ha fatto capire che si tratta di animali abituati al contatto con l' uomo, ci hanno messo la zampa tra le mani, dovevano essere stati rubati in giro per la Cina dai fornitori del Festival», ha riferito Liang Jia, di Humane Society International.
Perché non è stato dato l' ordine di porre fine al Festival?
La domanda è stata posta a Pechino alla signora Hua Chunying, una dei portavoce del ministero degli Esteri cinese. Risposta: «Anzitutto non è una questione diplomatica.
Comunque, il governo centrale ha appreso dalle autorità di Yulin che la gente del posto ha l' abitudine di mangiare i frutti del litchi e la carne di cane nei giorni del solstizio d' estate.
Una preferenza alimentare degli individui. Non c' è alcuna celebrazione ufficiale, il governo locale non ha mai sostenuto né organizzato un cosiddetto Festival della carne di cane».
La strage del solstizio d' estate non è una antica tradizione cinese. I commercianti di Yulin hanno inventato la «festa» nel 2010, per richiamare turisti.
Il consumo di carne di cane è ancora considerato «salutare» in gran parte dell' Asia: 30 milioni di animali vengono uccisi e mangiati ogni anno, dalla Corea alla Cambogia; i due terzi in Cina.
Gerry Freda per "www.ilgiornale.it"
Le organizzazioni animaliste di tutto il mondo sono allarmate e piene di sdegno per il fatto che in Cina, nonostante il rischio-infezioni e i divieti imposti dalle autorità, sarebbe in corso un grande "festival della carne di cane". L'evento in questione, denunciano gli attivisti, si starebbe svolgendo a Yulin, nella Regione autonoma del Guangxi, nel sud del Paese, malgrado i pericoli per la salute derivanti dalle scarse condizioni igieniche in cui versano le bancarelle dei venditori di animali messe lì in piedi.
Il festival sarebbe stato anche organizzato in aperto contrasto con quanto stabilito mesi fa dal ministero nazionale dell'Agricoltura, che aveva ufficialmente classificato i cani come "animali da compagnia" e non più come "cibo"; a fine febbraio 2020, inoltre, Pechino aveva introdotto un divieto temporaneo riguardo al commercio e al consumo di carne di animali selvatici, per via delle ipotesi che collegavano l'esplosione della pandemia di Covid all'abitudine locale di mangiare pipistrelli e altre specie non domestiche. Secondo i dati del 2020, la Cina è responsabile, ogni anno, dell'uccisione di 10 milioni di cani per il consumo umano.
In base alle denunce avanzata da ong come NoToDogMeat e Humane Society International, già a fine maggio sarebbero stati visti venditori di carne canina macellare e smerciare tale prodotto a Yulin, nonostante l'inizio ufficiale del festival fosse previsto per oggi. Nei prossimi 10 giorni, prevedono le associazioni, più di 5.000 cani saranno "bolliti vivi", smembrati e mangiati in tale manifestazione culinaria. Grazie alle proprie segnalazioni, evidenziano gli attivisti, alcuni camion carichi di animali diretti all'evento citato sono stati fortunatamente bloccati dalle autorità locali prima che potessero arrivare al festival della morte;
il mattatotio dei cani a yulin
NoToDogMeat si è quindi presa cura dei cani salvati distribuendoli ai propri rifugi presenti sia in Cina sia nel resto del mondo. Nonostante gli sforzi degli animalisti per fermare il flusso di camion verso Yulin, le autorità del Guangxi non starebbero applicando con decisione le restrizioni vigenti circa il consumo di carne canina: "Fermare i camion dei cani in arrivo", ha denunciato un esponente animalista cinese, "avrebbe dovuto essere una priorità assoluta per i funzionari del Guangxi a causa dei rischi di malattie e della crudeltà sugli animali.
Camion e camion di cani malati e morenti sono invece arrivati a Yulin nelle ultime settimane e le autorità locali non fanno nulla per fermarli. Dopo tutto quello che la Cina ha passato con il Covid-19, era ovvio pensare che il governo nazionale e quelli regionali avrebbero represso duramente il commercio illegale e sporco di carne di cane, per fermare i rischi per la salute pubblica derivanti da queste vendite senza senso". Le organizzazioni a difesa degli animali hanno ultimamente fatto sapere che le autorità cinesi imporranno multe salate ai camionsti scoperti a trasportare cani destinati alla macellazione sulle bancarelle di Yulin, esortando contestualmente i governanti locali a fare seguire alle parole i fatti.
Sia NoToDogMeat sia Humane Society International stanno quindi cercando in ogni modo di convincere le istituzioni centrali e regionali a interrompere il festival incriminato e a mettere al bando una volta per tutte il consumo di carne canina nel Paese e, a tale scopo, hanno inviato una petizione al ministro cinese della Sanità pubblica e a quello dell'Agricoltura, nonché al segretario del Partito comunista del Guangxi e al sindaco di Yulin.
Nel frattempo, il dottor Peter Li, esponente di Humane Society International, ha elogiato la scelta delle città di Shenzhen e Zhuhai di vietare, prime in tutto il Paese, la vendita e il consumo di carne di cani e gatti. Li, allo stesso tempo, ha però avvertito: “Questo festival, con incontri di massa tra clienti e commercianti e con tante persone che consumano carne di cane sia direttamente sulle bancarelle sia in ristoranti affollati, può essere una bomba a orologeria per le zoonosi e le epidemie. La salute pubblica e la sicurezza degli 1,4 miliardi di cinesi non possono mai essere considerate meno importanti degli interessi del piccolo numero di commercianti di carne di cane".
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