RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Antonio Polito per il "Corriere della Sera
Enzo De Luca sta conoscendo la versione più crudele del «destino cinico e baro». La frase di Giuseppe Saragat, entrata nella storia della politica italiana, alludeva infatti a una disastrosa sconfitta elettorale che a lui pareva non giustificata dalla realtà.
Per il presidente della Campania, invece, è la realtà che si sta ribellando alla sua grande vittoria, ottenuta appena pochi giorni fa, e proprio in qualità di super-sceriffo anti Covid. Ci sono infatti pochi dubbi che i cittadini l’hanno plebiscitato per aver fermato l’epidemia sulla riva Nord del Garigliano.
Che fosse vero o no — non era vero —, che dipendesse oppure no dal suo pugno di ferro — non dipendeva —, il fatto è che effettivamente la Campania è uscita praticamente indenne dalla prima ondata, mostrando anzi punte di eccellenza, come l’ospedale Cotugno, e comportamenti civilmente disciplinati che possono stupire solo chi non conosce bene questa regione.
Ma, neanche finito lo spoglio, ecco che il vincitore della prima ondata si trova travolto dalla seconda, in cui la Campania è purtroppo nel gruppo di testa, al punto da essere considerato dalle autorità sanitarie il punto debole del fronte, quello sul quale si rischia di più lo sfondamento, perché ospedali e reparti di rianimazione possono raggiungere la saturazione in poche settimane, se continua così.
I maligni dicono che ciò che sta accadendo oggi spiega perché De Luca avesse insistito così tanto per anticipare il più possibile la data delle elezioni regionali. Con questa belva in circolazione, si può passare dall’altare alla polvere in un niente. Però, così come non si poteva davvero dire che il virus fosse stato fermato da De Luca quando le cose andavano bene, non si può concludere che è colpa di De Luca se oggi si accanisce.
C’è già stato troppo campanilismo virologico nei mesi scorsi, e il governatore della Campania ha giocato la sua parte nella gara a dare dell’untore agli altri (ricordate quando voleva chiudere «frontiere» di cui non dispone?).
Spero che nessuno ora provi a prendersi rivincite politiche sulla pelle e la salute dei cittadini campani. Il fatto è che tutto «il Sud sta in questo momento vivendo quella che è stata l’ondata iniziale al Nord», come ha spiegato Ranieri Guerra, vicedirettore dell’Oms. In ogni caso, chi gli sta vicino riconosce che «il governatore è davvero preoccupato». La situazione rischia di sfuggirgli di mano, anche mediaticamente.
Per questo ieri ha fatto ricorso alla seconda delle sue armi migliori (la prima è l’uso scaltro del potere) e cioè la politica-spettacolo. Tornando alle dirette Facebook che l’hanno reso celebre, ha innanzitutto sparato sull’informazione, suo bersaglio preferito, sostenendo che la Campania è vittima di un «attacco mediatico», perché le troupe dei tg se ne stanno «appollaiate» negli ospedali per documentare file per i tamponi che a suo dire non ci sono.
Ma ha anche ammesso che se l’equilibrio si rompe, «se si arriva a 1.000 contagi e 200 guariti al giorno, chiudiamo tutto». È il primo governatore che ipotizza un lockdown, e la sua regione è già a 769, e la sola provincia di Napoli ha un record di 525 nuovi casi in 24 ore. E per quanto De Luca possa apparire un «parolaio», è anche uno che alle parole fa spesso seguire i fatti.
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Piuttosto, si deve alla sua speciale furbizia politica, figlia di una grande scuola (quella del Pci) e di un carattere spietato (da giovane lo chiamano Pol Pot), il siparietto finale con cui ha spostato l’attenzione del Covid alla Juve, vero e proprio colpo da maestro nella terra di Maradona.
Dopo aver sarcasticamente chiesto alla società torinese di ringraziare la sanità campana per aver evitato «il contagio di Ronaldo», fermando il Napoli domenica scorsa, l’affondo contro Andrea Agnelli ha attinto i vertici del pensiero filosofico con una citazione del suo amato Schopenhauer: «La gloria bisogna conquistarla — ha detto a chi vorrebbe un 3 a 0 a tavolino — ma l’onore basta non perderlo».
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E a quella parola, «onore», il grande cuore di Napoli ha avuto un sussulto, che l’ha ripagato per un istante delle tante amarezze di questi giorni.
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