le stanze insanguinate di charlie hebdo

“DA TRE ANNI VIVIAMO IN GABBIA” - IL DIRETTORE DI “CHARLIE HEBDO”, RISS, SPIEGA COSA E’ CAMBIATO DALLA STRAGE DEL 7 GENNAIO 2015: “OGNI SETTIMANA ALMENO 15 MILA COPIE, OVVERO 800 MILA ALL'ANNO, DEVONO ESSERE VENDUTE SOLO PER FINANZIARE LA SICUREZZA DELLA REDAZIONE - LA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE È DIVENTATA UN PRODOTTO DI LUSSO”

LUZ E RISS - CHARLIE HEBDO

(ANSA) - La libertà d'espressione è diventata "un prodotto di lusso": nel primo numero del 2018, a tre anni dall'attentato che decimò la redazione parigina di Charlie Hebdo, il direttore Riss deplora che la libertà d'espressione sia diventata un "prodotto di lusso". "Tre anni in una gabbia", titola in prima pagina Charlie Hebdo, la cui redazione si trova ormai costretta a lavorare in un bunker top secret nella regione di Parigi.

 

"Ogni settimana - spiega Riss - almeno 15.000 copie, ovvero 800.000 all'anno, devono essere vendute solo per finanziare la sicurezza della redazione". Insomma, più di una copia su due e serve a mettere in sicurezza la sede del settimanale. Di qui, l'amara constatazione che la libertà di espressione sia diventata un "prodotto di lusso", incluso in un Paese democratico come la Francia. In prima pagina del numero speciale, è disegnata la porta di un bunker dove un uomo spunta dalla finestrina blindata del giornale per rispondere a un altro fuori dalla porta.

RISS - CHARLIE HEBDO

 

"Il calendario dell'Isis? Abbiamo già dato", poi la scritta: "Tre anni in una scatola di conserve". A tre anni dall'attacco del 7 gennaio 2015 che causò 12 morti il settimanale continua ad essere oggetto di regolari minacce e intimidazioni.

COPERTINA DEL 'CHARLIE HEBDO' CON LA VIGNETTA SU MAOMETTOattacco terroristico a parigi charlie hebdo 11hollande sul posto charlie hebdoattacco terroristico a parigi charlie hebdo 24soccorsi davanti la sede di charlie hebdo