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Francesca Galici per www.ilgiornale.it
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedevev, è tornato a parlare e a minacciare il mondo con il nucleare. In un messaggio lasciato su Telegram, il collaboratore di Vladimir Putin ha scritto: "L'Occidente spinge il mondo verso una guerra globale, solo la vittoria russa è una garanzia contro la guerra mondiale". Una minaccia diretta ai Paesi che stanno supportando l'Ucraina e alla stessa Ucraina, che nelle parole di Medvedev si concretizza con il rischio di una prossima escalation nucleare.
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Nel suo messaggio, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo scrive che l'Occidente continua a ripetere che "non si può permettere alla Russia di vincere. Che significa? Se non vince la Russia, deve vincere l'Ucraina. E l'obiettivo di Kiev è il ritorno di tutti i territori che in precedenza le appartenevano". Stando alle parole di Medvedev, questa sarebbe "una minaccia all'esistenza stessa del nostro Stato. E rappresenta una ragione diretta per l'applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare".
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I russi minacciano, gli Usa si schierano. L’escalation nucleare mai così vicina
Le parole del collaboratore di Vladimir Putin si inseriscono in un quadro di escalation che da qualche settimana è tornato a farsi sempre più marcato. La Russia continua a minacciare direttamente i Paesi Europei, con accuse e illazioni che hanno lo scopo di far salire la tensione e provocare reazioni. Nel mirino diretto della Russia c'è finita anche l'Italia per alcune dichiarazioni di Sergej Razov, ambasciatore russo a Roma. Il diplomatico, nel corso di un'intervista concessa a "Oval Media" a margine del Forum eurasiatico di Verona tenuto a Baku il 27 e 28 ottobre, ha dichiarato: "In otto anni sono state uccise 14mila persone nel Donbass e questi sono i motivi per cui, come ha spiegato il presidente Putin, abbiamo dovuto iniziare l'operazione militare speciale".
E poi ha aggiunto, coinvolgendo il nostro Paese che "forse anche italiani" erano impegnati nel Donbass. Parole forti che sollevano subbi da parte della Russia sull'Italia, per le quali però lo stesso Razov appare cauto per non causare incidenti diplomatici: "Sono un modesto ambasciatore della Federazione russa, mi trovo da migliaia di chilometri da quel posto, non sono stato in Donbass". Quindi, ha concluso: "Posso assicurare, come ha detto Putin, che il Donbass fa parte dei territori russi. Qualsiasi conflitto deve prima o poi finire con un accordo di pace, ma che forma avrà questo accordo lo vedremo in futuro".
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