DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Irene Soave per il “Corriere della Sera”
«Posso avere due foto invece di una?». «Puoi avere tutta la pagina». Il dialogo è avvenuto negli uffici dell'Uvalde Leader-News , il giornale locale della cittadina in Texas dove pochi giorni fa ha avuto luogo l'ultima strage in una scuola, 19 bambini e due insegnanti morti. A parlare col direttore era Kimberly Rubio, l'ex segretaria di redazione poi diventata cronista. La figlia di Rubio, Lexi, è tra i 19 bambini uccisi dal killer Salvador Ramos. E sul quotidiano che il giorno dopo la strage è uscito con una copertina tutta nera - in segno di lutto, ma anche di riservatezza nel dolore - una pagina è dedicata al ricordo di lei.
kimberly rubio e la figlia lexi
A ricostruire quello che è avvenuto nella redazione, altrimenti sonnolenta come quella di qualsiasi giornale locale di un posto prospero e tranquillo, è il New Yorker . La notizia arriva sullo scanner radio sintonizzato sulle frequenze di polizia, un arnese da vecchia scuola della cronaca che molte redazioni tengono ancora acceso.
Il direttore, e fotografo, Pete Luna (45 anni), va subito sul posto. Racconta che anche mentre guidava verso la scuola pensava ancora all'apertura di prima pagina preventivata fino a quel momento: un grave incendio domestico, con un presunto morto. Quando Luna arriva vicino alla scuola, il killer è ancora all'interno. Luna continua a fare foto. Conosce quasi tutti: i bambini, i soccorritori, molti poliziotti.
Si preoccupa, racconta al giornale, «quando vedo arrivare i tiratori scelti della polizia, e con loro decine e decine di agenti». I bimbi vengono fatti uscire. Molti genitori in un sollievo indicibile lasciano il prato della scuola. Chi non ha ancora ritrovato il proprio figlio, invece, resta lì. «Ho smesso di fare foto perché eravamo sempre meno, e sempre più terrorizzati, su quel prato».
Tra i genitori che non hanno più ritrovato un loro figlio, c'è Kimberly Rubio. Il direttore, Luna, chiede di poter non pubblicare la foto del killer. «Lo vedremo ovunque, io non voglio contribuire». C'è una riunione per la prima pagina: si sceglie una pagina nera, la cui foto fa il giro del mondo. Una scelta forte, per un giornale diretto da un fotografo. Già nel pomeriggio, Rubio aveva scritto al direttore, chiedendo di poter scrivere, in poche righe, l'addio alla sua bambina. «Puoi avere l'intera pagina», le ha risposto il direttore, e Rubio si è messa al lavoro.
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