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Paolo Giordano per “il Giornale”
Così, a bruciapelo, l' altro giorno è stato scoperto uno dei più grandi spartiti perduti nel Novecento: il Canto funebre che Igor Stravinskij compose nel giugno 1908 poco dopo la morte del suo maestro Nikolai Rimsky Korsakov. A imbattersi in quei fogli nascosti sotto una pila di altri spartiti di nessun valore o quasi, Natalya Braginskaya, una studiosa russa che da anni si dedica all' esegesi e alla filologia di quello che è considerato uno dei massimi compositori della storia.
Seguendo tracce, spulciando archivi, raccogliendo dettagli magari insignificanti e poi collegandoli l' un l' altro con la pazienza di un cercatore d' oro, la professoressa è arrivata in una parte polverosa dell' Archivio del Conservatorio di San Pietroburgo e, oplà!, ecco il Canto funebre . Un' opera di dodici minuti che fu eseguita una sola volta nel corso di un concerto sinfonico del gennaio 1909. Poi sparì.
E quasi tutti pensavano fosse stata distrutta o quantomeno perduta nel corso dell' Ottobre Rosso che praticamente azzerò la cultura russa. Oltretutto, al tempo, Stravinskij era pressoché sconosciuto in Russia e, neppure a dirlo, poco considerato dalla nomenclatura nascente.
Ma era già un talento così scintillante che chiunque non fosse stato alterato dalle lenti ideologiche lo avrebbe potuto riconoscere. Infatti, poco tempo dopo si trasferì (o meglio: fuggì) a Parigi dove iniziò quella che la critica definisce una «velocissima ascesa alla fama». Tanto per capirci, appena scappato dall' Unione Sovietica, Igor Stravinskij compose L' uccello di fuoco nel 1910 (a 28 anni), poi Petruska l' anno successivo e La sagra della primavera nel 1913, opere considerate alla base del nuovo balletto.
Però Stravinskij, che come tanti grandi maestri era insicuro, impiegò qualche tempo prima di riuscire a convivere con il proprio talento immenso. E pure di questo Canto funebre , che compose nella commozione per la perdita di un maestro caro, era così poco convinto da scrivere alla vedova Rimsky e al loro figlio Vladimir quasi scusandosi della sua composizione. Quella che oggi tutto il mondo ha ritrovato festeggiandola come «scoperta sensazionale».
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