chiara ferragni

FUGA DALLA FERRAGNI – DOPO SAFILO E COCA-COLA, ANCHE MONNALISA, AZIENDA CHE PRODUCE ABITI PER BIMBI, È PRONTA A RESCINDERE IL CONTRATTO CON L’INFLUENCER - LA NOTIZIA ARRIVA DOPO CHE LA PROCURA DI MILANO HA MESSO NEL MIRINO LA SUA BAMBOLA TRUDI, LE CUI VENDITE ERANO DESTINATE ALL’ASSOCIAZIONE STOMP OUT BULLYING - LA TBS CREW SRL, SOCIETÀ DELLA FERRAGNI, HA DIFFUSO UNA NOTA PER CONFERMARE CHE I RICAVATI SONO ANDATI IN BENEFICIENZA: PECCATO CHE CI SIANO ANDATI SOLO I SOLDI RICAVATI DALLA VENDITA DELLA BAMBOLA SULL’E-COMMERCE DELLA MOGLIE DI FEDEZ, MENTRE IL PUPAZZO SI POTEVA ACQUISTARE SU PIÙ SITI - E C’È CHI HA FATTO IL CALCOLO DI QUANTO HA PERSO LA FERRAGNI COL SUO SILENZIO SOCIAL...

1. FERRAGNI, UN ALTRO MARCHIO PRONTO A MOLLARLA

Estratto dell’articolo di Fabio Amendolara per "La Verità"

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Dopo Safilo e Coca Cola anche Monnalisa, azienda aretina che produce abiti per bambini, potrebbe dare un palo a Chiara Ferragni. La creative director del brand, Barbara Bertocci, ha ammesso con i giornali che la sua azienda sta valutando la possibilità di rescindere il contratto che scade nel 2025.

 

Il tutto mentre l’inchiesta meneghina entra nel vivo (la Procura attende per la prossima settimana il deposito di una prima informativa della Guardia di finanza sul caso del pandoro Pink Christmas Balocco), estendendosi alle uova di Pasqua della Dolci preziosi e, come svelato ieri dalla Verità, alla bambola Trudi, una limited edition creata dopo il matrimonio con Fedez e venduta tramite il suo canale e-commerce. E visto come è andata con il pandoro e con l’uovo, agli investigatori è venuta voglia di controllare anche la redistribuzione degli incassi per la bambolina.

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Compreso il propagandato sostegno all’associazione Stomp out bullying, impegnata nella lotta al cyberbullismo.

 

Ieri la Tbs Crew srl, società dell’influencer, ha diffuso una nota per precisare ciò che era già noto, ovvero «che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da Tbs al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp out bullying nel luglio 2019». Ma il punto è un altro. Ed emerge proprio dal comunicato della Tbs Crew: «L’impegno a favore di Stomp out bullying ha riguardato, come dichiarato nei materiali di comunicazione, esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi».

 

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A cinque ore dal momento del lancio la bambolina era già sold-out sul canale e-commerce della Ferragni, ma la vendita sarebbe proseguita sui canali terzi. E quindi anche in questo caso, applicando una bizzarra tecnica della beneficenza calmierata, solo una parte del ricavato sarebbe finito al partner.

[...]

 

Chiara Ferragni è un’azienda che fattura milioni di euro, attorno alla quale ruotano molti satelliti che hanno costruito la propria «brand reputation», anche detta banalmente fortuna, grazie all’amicizia e al legame familiare con lei. Si va dalla madre Marina Di Guardo, quasi 700.000 follower che grazie alla popolarità riflessa della figlia ha scritto e pubblicato dei libri gialli; alle sorelle Francesca e Valentina Ferragni, entrambe con milioni di follower.

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Nessuna di loro tre ha silenziato le proprie attività social durante il lutto mediatico di Chiara: Valentina era alle Maldive col fidanzato e la madre in montagna. E quando Chiara il 3 gennaio ha rotto il silenzio indossando la tuta grigia, gli stessi amici che avevano dubitato di lei, in poche ore hanno cambiato idea si sono affrettati a riprendersi la scena pubblica mandando cuori e messaggi d’affetto sull’ultimo post che ritraeva la signora Di Guardo con la figlia Chiara e la nipotina: «Appena torno faremo una merenda tutti assieme», ha risposto a tutti la scrittrice.

 

Che gli amici si vedono nel momento del bisogno la Ferragni lo sa, e lo ha scritto nella storia su Instagram con cui ha rotto il silenzio: «Le persone che ti vogliono veramente bene si vedono nel momento del bisogno, e io vi ho visti, letti e sentiti». «A qualcuno sarà gelato il sangue», dice una fonte vicina ai Ferragnez, spiegando che «Chiara sa chi siano i suoi veri amici, ma le piace circondarsi di persone che arrivano quando lei chiama. È un tacito accordo, un prezzo da pagare che lei conosce». Forse l’unico del quale l’influencer sembra essere veramente consapevole.

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2. ALTRI GUAI PER FERRAGNI DOPO PANDORO E UOVA INCHIESTA SULLA BAMBOLA

Estratto dell’articolo di Federica Zaniboni per “Il Messaggero”

I famosi pandori Balocco potrebbero non essere il solo «errore di comunicazione» commesso dall'imprenditrice digitale più famosa di Italia. [...] Il prossimo prodotto a finire nel mirino potrebbe essere proprio bambola Trudi, il pupazzo limited edition comparso sull'e-commerce "The Blonde Salad" nel 2019, i cui ricavi sarebbero stati destinati all'associazione Stomp Out Bullying. Ulteriori dubbi vi sarebbero poi anche sul caso del cachet di Sanremo: circa 100mila euro che l'influencer aveva deciso di devolvere interamente all'Associazione Nazionale D.i.Re (Donne in rete contro la violenza).

 

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A quanto si apprende, la donazione in questo caso sarebbe «arrivata correttamente», ma saranno gli eventuali approfondimenti a stabilirlo. Nei prossimi giorni, intanto, potrebbe giocare un ruolo decisivo l'informativa della Guardia di Finanza sul caso dei pandori "Pink Christmas", attesa a breve sul tavolo della procura di Milano che al momento ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato.

 

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[...] i seguaci su Instagram - che ammontano in totale a 29,5 milioni - continuano a calare, così come, sembrerebbe, le collaborazioni con vari brand. Dopo Safilo Group, si è già tirata indietro anche Coca-Cola, mentre altri marchi che hanno contratti attivi con la Ferragni stanno valutando il da farsi. Secondo una stima, considerando circa 95mila euro di guadagno per ogni post in partnership con un'azienda, le oltre due settimane di silenzio social potrebbero essere costate all'influencer già più di un milione. [...]

 

Gli inquirenti puntano i ad approfondire ogni eventuale prodotto promosso dall'influencer sui suoi profili social a scopo benefico. In attesa degli sviluppi giudiziari, si sta mettendo in cantiere anche una norma ad hoc che qualcuno nei corridoi tra Montecitorio e Palazzo Chigi, ha già battezzato con il cognome della influencer. In sostanza, sarebbe intenzione di Giorgia Meloni, di fare ordine nel far west della beneficenza.

 

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E soprattutto impedire a monte pratiche commerciali scorrette e campagne di marketing allusive per promuovere cause che di benefico, a conti fatti, rischiano di avere ben poco. Domani il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che coordina l'inchiesta milanese, ha in programma una riunione operativa con gli investigatori del nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf per fare il punto della situazione sul caso pandoro.

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