DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Silvana de Mari per “la Verità”
È appena stata autorizzata la beatificazione di Benedetta Bianchi Porro, morta nel 1964.
Studiava medicina, sia pure con difficoltà indicibili, e si fece da sola la diagnosi: neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) o malattia di von Recklinghausen, il morbo che in pochi anni l' ha uccisa. Benedetta è morta a 28 anni cieca, sorda e paralizzata. Poteva comunicare con il mondo solo attraverso il palmo della mano. Il suo corpo era malattia, il suo spirito volava verso Dio. Chiunque creda profondamente in Dio arriva all' accettazione: accettazione della malattia e di qualsiasi cosa stia succedendo non a noi, non alla nostra anima, ma al nostro corpo.
Ricordo Benedetta per due ragioni. La prima è un omaggio a lei, alla sua grandezza, alla sua anima che ha trionfato sulla malattia e sul dolore. La seconda è per chiarire che la neurofibromatosi von Recklinghausen è una malattia orribile, gravata da sintomi neurologici gravi, da menomazioni gravi, da un grave rischio di alcuni tumori maligni. È una malattia ereditaria.
Che persona sarebbe un uomo che trasmettesse consapevolmente questa malattia, un uomo che causasse cento casi di neurofibromatosi di tipo 1? Nel 2015 una donna diventata madre acquistando sperma di un cosiddetto donatore danese su un sito internet, ha rinvenuto la malattia in suo figlio.
nati dall' untore
Un' indagine ha scoperto che sono un centinaio i figli di questo signore. Speriamo non s' incontrino tra di loro, perché non sapendo che sono fratellastri potrebbero innamorarsi e avremmo un bell' incesto. Ma sarebbero soprattutto a rischio di una malattia terribile, la stessa che ha ucciso Benedetta Bianchi Porro. E ora arriviamo al dunque.
Che tipo di uomo è un uomo che vende per più di cento volte il suo sperma, contagiato da una malattia genetica, perché donne siano fecondate? Qualcuno che ha bisogno di soldi, certo, perché lo sperma si vende, nonostante l' ampollosa dizione «donazione». Ma soprattutto qualcuno che odia il mondo e la vita, e ha saldato i conti al mondo e alla vita, che ha trovato consolazione nel fatto che la sua paternità, che nessuna donna ha voluto, è stata venduta a un centinaio di donne, così che il dolore e la malattia, una malattia progressiva, incurabile e potenzialmente mortale si spargano un po' in giro.
E che tipo di donna è una donna che si feconda con lo sperma di qualcuno che non conosce, di cui non sa nulla, di cui ha visto solo una foto, qualcuno che potrebbe essere dannatamente malato nel corpo, nell' anima o in entrambi? Com' è possibile per una donna mettere nel proprio ventre lo sperma di uno sconosciuto, quale delirio di onnipotenza può spingerla a negare la paternità, a ridurla a uno schizzetto in una provetta, a rischio di incontrare anche terrificanti malattie genetiche?
tornare a «conoscersi»
I controlli si limitano ad Aids ed epatiti: le malattie genetiche sono innumerevoli e necessiterebbero di altrettanti innumerevoli test, ognuno piuttosto caro. Una madre che non è in grado di accettare il corpo di un uomo, di desiderarne la vicinanza, come farà ad amare il corpo del figlio maschio, come insegnerà al figlio maschio a essere fiero di sé? Il primo dono che una madre fa a suo figlio, un dono che in ordine temporale arriva quindi prima del dono della vita, è scegliere suo padre, scegliere un uomo perbene, un uomo disposto a fare il Sahara a piedi per portarci mezzo bicchiere d' acqua, un uomo di cui il bambino e la bambina siano fieri. Qualcuno di talmente perbene che quando mamma pronuncia la frase «sei tale e quale a tuo padre», il bimbo o la bimba possa riempirsi di orgoglio.
E ora arriviamo alla conclusione: una moratoria internazionale, subito, perché sia vietato l' anonimato dei donatori (venditori) di sperma. L' interesse superiore del minore è conoscere il padre, conoscerne il nome e il viso, incontrarlo, sia perché è importante, fondamentale, per il suo senso di identità, sia perché così la donazione (vendita) di sperma si limiterebbe non solo a uomini sani, ma anche a uomini perbene. Uomini in grado di incontrare lo sguardo di qualcuno e dire «sì, sono tuo padre».
Chiediamo la benedizione di Benedetta Bianchi Porro, che ha trasformato una malattia terribile in una lode a Dio, su di noi, umanità del terzo millennio ammalata di sindrome di onnipotenza. Preghiamo che una cura venga trovata alla neurofibromatosi e, soprattutto, che il mondo ritorni al suo ordine, che gli uomini amino le donne, le donne amino gli uomini ed entrambi amino i bambini che hanno messo al mondo dopo averli concepiti nella buona vecchia maniera, guardandosi, amandosi. La Bibbia usa il termine: conoscenza carnale. Conoscendosi, quindi.
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