DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Elisa Sola per lastampa.it - Estratti
Prima di sparire ha lasciato una cartellina in fondo alla scala che porta in cantina. Dentro ci sono dei fogli con queste parole: autopsia, camera mortuaria, referto medico. C’è una data: Chiomonte, 8 marzo 2024.
Forse Mara Favro, scomparsa tre mesi fa da Susa, dove viveva in una palazzina anni Settanta – o da Chiomonte, dove lavorava – aveva un presagio. «Di certo era inquieta» raccontano i vicini. Nessuno sa, oggi, cosa sia accaduto alla donna di 51 anni, madre di una bambina di nove anni, che dall’otto marzo è svanita nel nulla. «Non avrebbe mai lasciato sola la figlia, viveva per lei» racconta chi la conosce. Dunque, se non si è allontanata volontariamente, dove è finita Mara?
Sulla sua scomparsa è stata aperta un’inchiesta dalla procura di Torino, dopo che il fratello, Fabrizio, ha presentato un esposto in procura ipotizzando i reati di omicidio e occultamento di cadavere.
«Non possiamo dire niente, è una fase delicata dell’indagine» ripete adesso il fratello, il primo a dare l’allarme ai carabinieri e ad attivare l’associazione Penelope, che aiuta a cercare le persone scomparse. Non parla nemmeno il suo avvocato, Roberto Saraniti: nell’esposto ipotizza che la donna sia stata uccisa.
Prima di sparire, Mara aveva lavorato – per otto giorni – in una pizzeria di Chiomonte, Don Ciccio. Il titolare e il pizzaiolo, ai microfoni di Chi l’ha visto, avevano raccontato di averla vista l’ultima volta la sera del 7 marzo. Finito il turno, la donna avrebbe accettato un passaggio dal pizzaiolo, che l’avrebbe accompagnata a Susa, lasciandola davanti al pub Excalibur.
Secondo il proprietario della pizzeria, quella notte Mara sarebbe tornata (in autostop) al locale in cui lavorava: «Aveva dimenticato le chiavi del suo appartamento». Poi, sarebbe rientrata a casa a piedi, percorrendo sette chilometri nel cuore della notte. Al fratello di Mara il racconto sembra inverosimile e - lo sottolinea anche nell’esposto - le versioni di titolare e pizzaiolo non coinciderebbero.
Ma c’è ancora un altro elemento che ha fatto virare l’inchiesta verso un livello più elevato: nei giorni scorsi un familiare di Mara riceve una querela, poi rimessa, firmata da una donna che ha più o meno la stessa età della scomparsa. Vive a Bussoleno. Dopo la sparizione di Mara ha preso il suo posto di lavoro alla pizzeria di Chiomonte. La donna dichiara ai carabinieri: «Una sera ho litigato con il titolare, c’è stata una discussione molto animata perché non voleva pagarmi. Mi ha picchiata. E dopo, mi ha detto: Vuoi fare la fine di Mara?»
Anche quella donna ha lasciato il posto di lavoro. E adesso non vuole parlare. Al citofono risponde la madre. Grida: «Non abbiamo niente da raccontare». La stessa frase che sussurra il titolare della pizzeria, dall’atrio del locale: «Noi non vogliamo dichiarare più niente»
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