la sfilata di giorgio armani a parigi

“DOV’È L’ALTA MODA A PARIGI? QUI MI SENTO A DISAGIO” – A 89 ANNI GIORGIO ARMANI PUO' FINALMENTE DIRE QUEL CHE PENSA E SVELENA SUI SUOI COLLEGHI E SUGLI ABITI DA LORO PRESENTATI ALLA SETTIMANA DELLA COUTURE: “QUANDO VENGO A PARIGI MI CONFRONTO CON NULLA. RICORDAVO PIÙ GLAMOUR. COSA FACCIO? RIMANGO VICINO A UN'ALTA MODA CHE SEMBRA UN PRÊT-À-PORTER O ME NE VADO VIA VISTO CHE MI SENTO UN PO' A DISAGIO? LA MIA MODA ACCANTO A CERTI VESTITI NON HA SENSO…”

1 - ARMANI "PARIGI VALE L'ALTA MODA?"

Maria Corbi per “la Stampa”

 

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Giorgio Armani mostra le sue creazioni di Alta Moda per l'autunno inverno 23/24, Armani Privè, nel back stage, l'ultima uscita è un abito rosso spettacolare.

«L'alta moda deve esserlo», avverte il maestro che sceglie con cura le parole che anticipano un sfogo che piomba sulla settimana della Couture rimettendo tutto in gioco. «Prescindendo dal fatto che uno può fare quello che vuole, sono un po' perplesso perché salvo un paio di nomi, gli altri non fanno una bella Alta Moda, quella che può attrarre sul piano dell'effetto e dell'idea.

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E sono stupito, perché ricordavo Parigi più glamour e allora mi pongo una domanda: Cosa faccio? Rimango a Parigi vicino a un'alta moda che sembra un prêt-à-porter o me ne vado via visto che mi sento un po' a disagio? È chiaro che la mia moda accanto a certi vestiti che ho visto fotografati, non ha senso. Mi chiedo se è l'Alta Moda che sta cambiando, o è Parigi».

 

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Nessun pelo sulla lingua - «A 89 anni posso permettermi di dire quello che penso» - e una attenta analisi su un cambiamento in corso ormai evidente. Perché oggi il mondo delle collezioni prêt-à-porter e quello della couture si sono «pericolosamente» avvicinati, il primo alzando il tiro e il secondo abbassandolo. Così oggi molto spesso è difficile distinguere un guardaroba dall'altro e allora i dubbi di Armani diventano uno stimolo per capire dove si sta andando e dove si vuole arrivare.

 

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«Io faccio una couture che è completamente diversa dal prêt-à-porter - spiega Armani - dedicata a una donna che può permettersela e vuole essere vestita in maniera esclusiva e avere quindi un prodotto che non trova nei negozi, ma solo in atelier. Qui non vedo più tutta questa ricerca».

 

E allora urge ragionare se il gioco di Parigi vale la candela visto che «le location costano una fortuna, ci sono tante persone da spostare, le modelle da dedicare ognuna a un abito, i viaggi, tutte spese che devono essere giustificate», dice Armani, interrogandosi se sia giusto a questo punto tornare a Milano. Abbandonare Parigi avrebbe però implicazioni, soprattutto legate alla clientela straniera e a un fascino che la città ancora esercita sull'immaginario estetico.

 

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«Io preferisco avere una concorrenza spietata, almeno mi metto a confronto, così invece non mi posso confrontare con nessuno», continua il maestro […]

 

2 - «DOV’È FINITA LA COUTURE? QUI MI SENTO A DISAGIO»

Pa. Po. per il “Corriere della Sera”

 

Racconta della sua sfilata con grande entusiasmo Giorgio Armani. «Sarà perché è il mio ultimo bambino, è per me la couture che ho amato di più». E così dicendo il sorriso gli ritorna.

 

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Vuole andarsene da Parigi?

«Mi sento a disagio e dunque mi chiedo: cosa faccio, resto a Parigi vicino a un’alta moda che sembra un prêt-à-porter o vado a Milano anche con la couture? E poi aggiungo: è l’alta moda che è meno alta moda o il prêt-à-porter che è diventato più lussuoso?

Quando vedo i miei abiti e poi altri fotografati... non ha senso. O è questo o è quello».

 

La sua definizione di alta moda?

«Quella che può acquistare una signora ricca che vuole l’esclusività, il su misura e l’atelier. Una volta era questo. E poi location pazzesche, viaggi, abiti con 1.500 perline, modelle che sfilano un solo capo».

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Cosa significa «sto riflettendo»? Che potrebbe sfilare a Milano?

«Lo avete detto voi. I miei mi dicono che però a Parigi ci sono i nomi della couture. Ma io penso: quali? Poi la clientela che ama la città che offre più di Milano. Però per me sarebbe più facile, non devo spostare gli abiti e lo staff o ho un bellissimo palazzo del ‘700».

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