senzatetto clochard

DAGLI AMICI MI GUARDI IDDIO - IL DRAMMA DI UN EX RISTORATORE MILANESE, DIVENTATO CLOCHARD DOPO CHE IL SUO SOCIO È SCAPPATO CON LA CASSA: "ERA UN AMICO DI VECCHIA DATA. AVEVO INVESTITO TUTTO IN QUEL LOCALE. AVEVO ACQUISTATO UNA CASA A MONZA CON IL MUTUO. MA DOPO LE PRIME RATE NON PAGATE, LA BANCA S’È PRESA L’ABITAZIONE" - "MIA FIGLIA NON SA CHE VIVO IN STRADA, MI VERGOGNO. EPPURE UNA CASA CE L’AVREI, APPARTENEVA A MIA NONNA. MA È OCCUPATA ABUSIVAMENTE DA UNA FAMIGLIA DI STRANIERI …"

Estratto dell'articolo di Luca Caglio per www.corriere.it

 

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Ritrovarsi a terra dopo una vita da imprenditore, a 50 anni. A terra per davvero, sotto i portici di via Muzio Scevola vicino alla stazione di Lambrate, dove ha collocato il suo giaciglio ora che non può pagarsi nemmeno l’ostello. È italiano, nato a Sesto San Giovanni, e decide di raccontare la sua odissea a patto che resti anonimo: «Ho una figlia negli Stati Uniti, non sa che vivo in strada, che da un anno sono un clochard. Mi vergogno. Anche i parenti ne sono all’oscuro, più o meno. Parlo tre lingue: inglese, francese e thailandese».

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Dice che l’esistenza è deragliata «dopo aver aperto un ristorante ad Affori», perché il socio, «un amico di vecchia data, nel 2022 è scappato con la cassa: 400mila euro. Avevo investito tutto in quel locale. Ero appena tornato dalla Thailandia, anche lì ristoratore, e avevo acquistato una casa a Monza con il mutuo. Dopo l’imprevisto professionale e le prime rate non pagate, la banca s’è presa l’abitazione. Mio fratello mi ha ospitato per qualche mese, poi ho deciso di uscire, mi sentivo ingombrante…».

 

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Ironia della sorte, il suo attuale dormitorio è di fronte a un ristorante (Il Calabrone, «il proprietario è gentile, sempre disponibile a prepararmi una pizza o una pasta») […] «Non ho mai fatto l’elemosina, ho sempre voluto lavorare, infatti sono “ripartito” come magazziniere con un contratto a tempo determinato. Non è stato rinnovato, ma finché percepivo la Naspi potevo dormire in ostello. Successivamente ho faticato in qualche cantiere edile ma senza garanzie. Quindi la strada».

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Una cosa: come ha fatto a non accorgersi che il suo socio stava svuotando il conto? «Ripeto, era un amico, mi fidavo. Un giorno vado a fare la spesa e pago con la carta della società: transazione negata. L’indomani mi reco in banca, l’impiegato dice che ho ricevuto diversi alert via mail per alcuni bonifici “pesanti”. Mi arrabbio: perché non avvisarmi per telefono, chiamandomi? Non guardavo la posta elettronica. I bonifici sono stati fatti a società fittizie riconducibili a quel farabutto. Quando l’ho rivisto in Tribunale mi ha sorriso e chiesto come stessi. Chissà se la giustizia mi restituirà qualcosa in tempi ragionevoli…».

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[…]«Ho capito, da questa postazione, che ci sono tre tipi di persone: quelle indifferenti, quelle schizzinose che ti fanno un video considerandoti un elemento del degrado, e quelle generose che ti ospitano in casa per una doccia. Come Marco e Martina, proprio in via Muzio Scevola. Eppure una casa dove andare ce l’avrei…». In che senso? «In via Padova, c’è un immobile che apparteneva a mia nonna. Oggi è occupato abusivamente da una famiglia di stranieri che non se ne vuole andare.» […]