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Paolo G.Brera per la Repubblica
«Stentiamo a crederci», ripetono gli amici di Fermo, sbalorditi dalla ricostruzione della polizia spagnola secondo cui Giacomo Nicolai si è suicidato con un fendente al cuore nell' appartamento di Valencia in cui stava completando l' Erasmus. Aveva 24 anni: «Un ragazzo sorridente e solare. Uno che si era già laureato in Ingegneria ad Ancona e stava aggiungendo lustro al suo curriculum con la laurea magistrale al Politecnico di Torino», racconta Alessio Pagliacci, il coordinatore regionale dei giovani di Forza Italia in cui militava Giacomo.
Per la polizia di Valencia il caso è praticamente chiuso: «Fin da subito è sembrato trattarsi di morte violenta, e l' autopsia ha confermato quest' ipotesi: una morte violenta di natura suicida senza intervento di terze persone ».
Sono stati i due coinquilini con cui condivideva l' appartamento in calle Josè Maria de Haro, vicino al porto e alla movida, ad avvertire i soccorsi e la polizia quando sono rientrati a casa, alle 7,30 del mattino. Uno dei due lo avrebbe sentito rantolare nella sua camera: aperta la porta, lo ha visto sul letto con il cuore trafitto. Nessuno pare essere entrato con la forza. Finestre, porta e serrature non sono state violate; e non ci sono segni di lotta.
Si sarebbe inflitto da solo «tre colpi con un coltello, l' ultimo dei quali letale. Non ci sono sospettati: è un suicidio», spiegano gli inquirenti. I primi due colpi li avrebbe sferrati troppo piano, come una prova generale prima di trovare il coraggio di uccidersi davvero: «In un primo momento, quando ci si autoinfligge una lesione - rivela l' autopsia - a causa del dolore il riflesso incondizionato della mano è di ritrarsi».
«Non mi quadra», dice l' avvocato Paolo Bacalini, amico di famiglia nel cui studio ha lavorato per molti anni l' avvocata Erminia Fidanza, la mamma di Giacomo. «La sera prima di morire aveva chiesto alla madre la ricetta della sua pizza, visto che i suoi amici avevano apprezzato altre cose che aveva cucinato per loro.
Era un giovane brillante negli studi e nella vita, allegro e sereno. A Valencia si trovava bene: doveva rientrare per le feste di Pasqua, ma alla mamma aveva detto che i suoi amici si sarebbero fermati e avrebbe deciso cosa fare all' ultimo momento».
Erminia è accorsa in Spagna domenica insieme a papà Stefano, dipendente della Cassa di Risparmio di Fermo. Nella cittadina marchigiana, in cui la famiglia è molto conosciuta, sono rimasti la sorella e il fratello, entrambi adolescenti, accuditi dai nonni. «Sto attendendo le pratiche per il rientro del corpo, non ho più lacrime», ha scritto Erminia al collega Bacalini.
«L' ho visto l' ultima volta a Natale - racconta ancora Alessio Pagliacci - era entusiasta di Valencia. Quando abbiamo saputo che Giacomo era morto abbiamo pensato a un malore. Qualcuno che non lo conosceva diceva: Chissà, la droga... Macché, impossibile, aveva difficoltà anche a bersi una birra. E con quel fisico mingherlino e quel carattere allegro, come facciamo a credere che sia ammazzato a coltellate? ». «Qui a Fermo - dice Antonietta Di Felice - nessuno crede al suicidio. Si stava costruendo il futuro, altro che uccidersi».
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