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Maddalena Berbenni per www.corriere.it
Il fiume. Da sempre. Ogni giorno della sua esistenza. Carlo Fumagalli è cresciuto a Vaprio, sulla sponda milanese dell’Adda, dove ancora vivono i suoi genitori e dove aveva conosciuto Romina Vento, anche lei originaria del paese. Insieme alla donna, nel 2003, si era trasferito a Fara, altra provincia, di Bergamo, ma comunque sempre lì, sull’Adda. Lo attraversava tutte le mattine per raggiungere il posto di lavoro. Al fiume andava a nuotare.
Al fiume portava i due figli nati dalla relazione. Al fiume, infine, ha deciso di porre fine alla vita della sua compagna. Senza esitazione, forse anche perché quelle acque sono il suo elemento, ha spinto sull’acceleratore. Romina Vento, 43 anni, è morta annegata martedì 19 aprile , negli stessi istanti in cui Carlo Fumagalli, 49, raggiungeva la riva e dal fiume riemergeva, salvo.
Il legame con l’Adda è quel poco emerso finora sul conto dell’uomo, arrestato con gli abiti ancora fradici. Il pm Carmen Santoro, sulla base delle indagini dei carabinieri della compagnia di Treviglio, lo accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza. Il quadro sembra piuttosto definito, rafforzato, parrebbe, dalle dichiarazioni rese in carcere dallo stesso Fumagalli. Non ha pianto né espresso emozioni o chiesto dei figli a casa. Ne ha un terzo, quasi trentenne, che vive altrove con la fidanzata e martedì sera ha partecipato alle ricerche.
Fisico atletico, alto un metro e 90, Fumagalli ha frequentato per alcuni periodi la palestra del paese. Non era fissato, dicono, ma sportivo, sì. Chi lo conosce lo descrive come una persona tranquilla, con una vita senza eccessi o stranezze, neanche particolari amicizie. C’erano la famiglia, il lavoro come addetto al taglio del tessuto alla Duca Visconti di Modrone, lo sport. E le uscite al fiume. Solo qualche collega si era reso conto delle difficoltà che stava attraversando, sia psicologiche sia con la compagna. Ne aveva accennato.
Era in cura psichiatrica da mesi e nei giorni precedenti al delitto aveva sospeso le medicine. Con Vento si era iniziato a parlare di separazione. Chi indaga ritiene possa essere il movente. Se qualcosa in particolare abbia innescato la fine, magari una lite, non è chiaro. Di certo, se, come pare non c’è strato un piano (la premeditazione al momento non è contestata), tutto è trasceso in 7 minuti, quelli trascorsi tra la fine del turno di Vento e la chiamata ai soccorsi fatta dai testimoni della tragedia. Dopo il volo dell’auto, hanno puntato le torce degli smartphone verso il fiume e illuminato Fumagalli.
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