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Alberto Mattioli per LaStampa.it
E' lui. L'esame del Dna ha confermato che lo sparatore folle di Parigi si chiama Abdelhakim Dekhar, ha 48 anni ed è una vecchia conoscenza della polizia, anzi è stato il coprotagonista di una delle vicende più torbidi e sanguinose degli Anni Novanta.
Riassunto. Lunedì Dekhar è entrato nella sede del quotidiano «Libération» e ha sparato, ferendo gravemente un fotografo ventitrenne che era lì per caso. Poi si è spostato alla Défense, dalla parte opposta di Parigi, dove ha aperto il fuoco contro un grattacielo che ospita gli uffici della Société Générale, per miracolo senza colpire nessuno. Infine ha sequestrato un automobilista, si è fatto portare dalle parti degli Champs-Elysées ed è sparito nella metropolitana.
Ieri sera, dopo tre giorni di una caccia all'uomo con pochi precedenti nella storia francese, Dekhar è stato arrestato. Era in macchina in un parcheggio pubblico di Bois-Colombes, nella banlieue nord-ovest di Parigi, «in uno stato di semi-incoscienza - ha detto una fonte della polizia -, senza dubbio in seguito a un'assunzione di medicine che può far pensare a un tentativo di suicidio».
Per questo è ricoverato in ospedale e, per ora, non è ancora stato interrogato. E' stato denunciato dall'amico che lo ospitava, sorpreso dalla «forte somiglianza fisica» di Dekhar con l'uomo cui tutta la Francia dava la caccia, e le cui foto erano state diffuse dalle autorità . Aveva conversato con lui della vicenda e Dekhar gli aveva detto: «Ho fatto una connerie», ho fatto una sciocchezza (ma la traduzione è censurata).
Qui però c'è il vero mistero di tutta questa storia. Il Dna dello sparatore è noto alle autorità , dato che ha lasciato tracce sia sulle cartucce che nell'auto sequestrata. Ma non risultava fra gli oltre due milioni di tracce genetiche del Casellario centrale. Strano, perché Dekhar è rimasto in carcere per quattro anni, condannato per la sua partecipazione al celebre «affaire Rey-Maupin».
Nel â94, due fidanzati, Florence Rey e Audry Maupin, 19 anni lei e 22 lui, studenti di estrema sinistra vicini a gruppi anarchici, furono protagonisti di un pazzesco, sanguinoso raid nel centro di Parigi. Bilancio: cinque morti. Ci lasciarono la vita tre poliziotti, un tassista e lo stesso Maupin. Alla sbarra finì Rey, condannata nel â98 a vent'anni di reclusione dopo un processo memorabile.
A fornire ai due fidanzati belli e maledetti il fucile a pompa con cui spararono fu appunto Dekhar, detto «Toumi». Non si è mai capito perché. Gli avvocati che all'epoca difesero Dekhar parlano di un uomo «enigmatico» e «strano», che millantava fantomatici rapporti con i servizi segreti francesi e algerini. Circostanza inquietante, Dekhar-Toumi si è servito di un fucile a pompa anche per la sua incursione di lunedì.
Adesso l'incubo è finito, Parigi non ha più paura di uno sparatore folle che si aggirava per la città armato di fucile e, almeno così disse lui all'automobilista che aveva sequestrato, anche di una granata. Sta meglio anche il fotografo ventitrenne che nella hall di «Libé» si è preso due pallottole, una nell'addome e l'altra nel torace. Non è più in pericolo di vita e, a detta dei medici, migliora in fretta.
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