vladimir putin armi chimiche

“È LA VOLTA DELLA GUERRA CHIMICA” – DOMENICO QUIRICO: “È L'APOCALISSE POSSIBILE, ESISTE. I GAS VENEFICI. YPRITE, FOSGENE: SON PAROLE CHE HANNO DENTRO, A SILLABARLE, IL SAPORE DELLA MORTE. LA SCIENZA MESSA A TESTIMONIO DELLA STRAGE” – “FINCHÉ CI SONO MIGLIAIA DI CHILOMETRI A SEPARARCI DA UNA REALTÀ, LA SIRIA, L'IRAQ, SIAMO PORTATI A VEDERE LE COSE, COME FUOCHI FATUI NELLA NEBBIA. UN POPOLO INTERO, OGGI, ORA, VIVE CON A PORTATA DI MANO LA MASCHERA. RACCONTIAMO DUNQUE COME SI MUORE, COME SI POTREBBE MORIRE ANCHE OGGI IN UCRAINA…”

Domenico Quirico per “La Stampa”

 

DOMENICO QUIRICO

L'ingranaggio della guerra ha compiuto un altro dei suoi inesorabili movimenti in avanti, l'incastro ha spinto il meccanismo secondo un andamento interno che sembra non possa essere mutato. È la volta della guerra chimica, si evoca apertamente (le notizie di «intelligence»...) la possibilità di una guerra chimica, la ipotizza il presidente americano Joe Biden. Che promette adeguate e corrispettive risposte.

 

Davvero sembra che nessuno si impegni a toglier vento alle vele della guerra. I gas venefici: è l'Apocalisse possibile, perché l'abbiamo conosciuta anche in tempi recentissimi, perché ne abbiamo le immagini fosche davanti agli occhi. Perché temiamo sempre che diventi arma del terrorismo globale. Esiste.

vladimir putin

 

Al contrario dell'altra Apocalisse, quella atomica che, nonostante Hiroshima, per la sua enormità che va oltre l'immaginabile esiste ma come impossibilità, come negazione, come pura e finora efficace deterrenza. Fragile parola a cui ci attacchiamo per non precipitare nel caos. E se suonasse l'ora del disinganno ? Yprite, fosgene: son parole che hanno dentro, a sillabarle, il sapore della morte. La scienza messa a testimonio della strage.

 

maschere anti gas nell equipaggiamento dei russi

Si sa come è fatta la natura umana: finché ci sono migliaia di chilometri a separarci da una realtà, la Siria, l'Iraq, siamo portati a vedere le cose, anche se si tratta di realtà, come fuochi fatui nella nebbia. Nel tragico, sanguinoso museo delle cere del presente il loro profilo spicca purtroppo con vividezza. Un popolo intero, oggi, ora, vive con a portata di mano la maschera. Perché ad ogni momento potrebbero risuonare quelle particolari sirene: bombardamento, rischio chimico o batteriologico...

 

armi chimiche

I gas sembravano legati al macello delle trincee, alla prima guerra mondiale. Allora la morte era un dato statistico, normale, inevitabile, come adesso gli incidenti stradali. Eppure la morte era più orribile, diversa. Raccontiamo dunque come si muore, come si potrebbe morire anche oggi in Ucraina. Se la guerra diventasse ancora una volta un'azione su formule, leve e rubinetti.

 

ATTACCO CON ARMI CHIMICHE A YPRES

Dapprima pareva solo una nube di fumo più spessa delle altre il residuo della parete di fuoco e di acciaio del bombardamento. Per i soldati nella trincea tutti ciechi, ubriachi di fatica, erano sordi anche ai sibili delle ultime granate stanche, molto distanziate che sembravano la coda del bombardamento. Avevano visto molte volte quel paesaggio ardente. Poi la brezza svelava nubi rosse color del sangue, spesse, robuste come una parete.

 

Si sentiva un odore forte di mandorle amare e ti accorgevi che eri già in una densa nuvola di gas. Gli occhi cominciavano a lacrimare e le gole bruciavano, in preda a uno spasmo di tosse. Nelle gabbiette gli uccellini che servivano come avviso cadevano morti. «Gas! gas!» si comincia gridare, bisogna tirar fuori le maschere indossarle come si è ripetuto mille volte in addestramento. Perché adesso per fortuna c'erano le maschere.

 

All'inizio ci si illudeva di difendersi con una garza imbevuta di urina o bicarbonato di sodio premuta contro il viso. Non è più una simulazione, è un brancolare frenetico, solo i più bravi riescono a coprire il viso, ad assicurarle. Altri, troppi, gridando e inciampando, sembrano uomini in preda al fuoco.

 

soldati russi

Adesso tutti stanno appiattiti contro la trincea con grandi occhi spettrali sbarrati e i becchi fantastici che deformano il viso. Si guardano attraverso i vetri appannati delle maschere spalmate di sapone all'interno perché il vapore del respiro non si condensi accecandoti. Bisogna restare immobili sperando che nel frattempo il nemico non approfitti per avanzare e balzare nella trincea finendoti con la mazza o la zappetta.

 

Poi alcuni quelli che hanno tardato cominciano a contorcersi come in preda ai crampi e si strappano la maschera per vomitare. Gli occhi bianchi si contorcono e il sangue arriva ad ogni movimento del corpo con un gorgoglio dei polmoni rosi già dal gas. Dicono che nelle trincee li ritrovarono riversi sulla schiena con i pugni serrati come a protestare contro quella morte, le labbra e gli occhi bluastri. Quando a Ypres dove furono i tedeschi a lanciare le granate a gas, e a Loos dove gli inglesi replicarono, quella guerra era già vietata da una convenzione fin dal 1902.

 

vittime armi chimiche SIRIA

Ma i fronti erano immobili, la immancabile vittoria era diventata un sogno per gli stati maggiori. I generali radunarono il loro genio. Bisognava trovare un modo nuovo di uccidere, sconosciuto e per questo all'inizio letale.

 

Tutto, anche l'orrore chimico, gli alambicchi letali di una alchimia della morte di massa diventavano indispensabili e quindi leciti. Il rischio è lo stesso anche ora, in questa guerra: una offensiva che si incaglia, il conflitto da lampo diventa infinito, eppure bisogna uscirne vincitori se non si vuole essere spazzati via dalla Storia. Allora anche i gas...

armi chimiche

 

Perché dal quell'inizio di secolo nessuno ha rinunciato a questi arsenali. L'eterno meccanismo della deterrenza: gli altri li hanno, non possiamo restare indifesi... nessuno è riuscito finora a spezzarlo. Perché non c'è, in fondo, la scelta tra una guerra criminale, fuori dalle regole e una guerra pulita. È la guerra stessa che è un crimine.

 

ATTACCO CON ARMI CHIMICHE A YPRES

Eppure Hitler non osò, i tedeschi non impiegarono i gas nella Seconda guerra mondiale, neppure sul fronte orientale dove l'ideologia nazista regrediva il nemico a sotto uomini, selvaggi contro cui le regole della guerra da gentiluomini non avevano valore. Non osò forse perché aveva provato i gas nelle trincee della Prima guerra mondiale. Altri dittatori, nel nostro tempo non hanno avuto lo stesso timore.

 

maschere anti gas nell equipaggiamento dei russi

Saddam Hussein li ha usati nella guerra contro l'Iran e per punire i curdi. Non gli sembravano abbastanza decisi nel lottare contro le truppe di Khomeini, affidò la punizione a un tecnico della morte chimica, Ali Hassan al Majid: furono cinquemila morti, uomini donne bambini, irrigiditi in orrende pose da oranti. Il luogo Halabia 16 marzo 1988. Non c'erano maschere, protezioni. Non suonarono sirene. Nessuno sapeva, nessuno immaginava.

 

Il nome è scritto nella vergogna infinita del Novecento. E poi fu Bashar e il nome è Goutha. La sua guerra andava male, la rivoluzione sembrava inarrestabile nonostante disponesse di pochi mezzi, usò il quartiere ribelle per dare una lezione, per mostrare che non aveva scrupoli e nulla poteva fermarlo.

STRAGE AL TEATRO DUBROVKA

 

Anche qui abbiamo visto: bocche contratte nella supplica della tremenda agonia, l'anima sputata fuori in un grumo di bava e di sangue. La morte aveva modellato quella maschera, una sintesi perfetta della guerra. Dovremo guardare ancora? E il teatro di Dubrovka a Mosca, era il 2002, i terroristi ceceni e gli ottocento ostaggi russi? Un inutile assedio di due giorni, gli specnaz di Putin sembravano impotenti. Iniettarono un gas nel sistema di aerazione. Morirono anche 129 ostaggi. Chi diede l'ordine?

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