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Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
Su una cosa sono tutti d'accordo: bisognerà aspettare il 30 marzo. Può darsi che quel giorno, come dicono i detrattori, migliaia di procedimenti penali in corso diventino improvvisamente carta straccia per effetto della riforma della giustizia penale che porta il nome dell'ex ministra Marta Cartabia. Oppure, come spera chi loda la legge, può essere che entro quella data arrivino a destinazione tutte le querele che servono per tenere in piedi quei procedimenti senza azzerare nessuna indagine.
Stiamo parlando della novità più discussa (anche se altre non sono meno importanti) introdotte, appunto, dalla riforma Cartabia. E cioè del fatto che adesso servono le querele di parte per procedere penalmente per reati come il furto (non quello in appartamento), l'appropriazione indebita, le frodi fiscali, la violazione di domicilio, le lesioni personali colpose stradali gravi o gravissime, il danneggiamento, il sequestro di persona non aggravato...
Fino al 30 dicembre, per dire, un ladro sorpreso con la refurtiva in mano finiva in cella in automatico. Flagranza di reato. Adesso no. Senza querela quello stesso ladro viene identificato e rilasciato.
Quindi oggi può capitare quel che è successo a Jesolo l'altra notte: la polizia incappa in una coppia di scassinatori appena usciti col bottino dal Pineta Aparthotel chiuso per ferie, ma non può fermarli perché il magnate russo proprietario, Andrey Alexandrovich Toporov, non è a Jesolo e quindi non può firmare la querela.
A Vicenza un ladro d'auto è stato bloccato e rilasciato perché la querela non era firmata dal proprietario ma da un'impiegata della società a cui appartenevano due delle auto che aveva tentato di portare via.
E ancora. Il caso del noto rapper padovano Baby Touché sequestrato dal suo rivale Simba La Rue e da altri quattro ragazzi: arrestati e subito scarcerati perché la vittima ha deciso di non presentare querela. Caso simile a un altro sequestro lampo a Loano (Savona): tre albanesi se la prendono con un connazionale ma lui, dopo la firma, decide di ritirare la querela e così manca la condizione per procedere per quel reato.
Casi, c'è da dire, che finora si contano sulle dita di una mano. Ce ne saranno sicuramente altri ma quel che più preoccupa magistratura e polizia giudiziaria sono i procedimenti penali o i processi già avviati, essendo la riforma applicabile anche retroattivamente. Per i casi già aperti e con detenuti ci sono 20 giorni di tempo (a partire dal 30 dicembre) per rintracciare le vittime e invitarle a sporgere querela.
Se non lo fanno, i detenuti saranno scarcerati. Per quelli senza detenuti (migliaia in tutta Italia) i giorni diventano 90: firmare la querela entra il 30 marzo altrimenti si azzera tutto. E quella data, dunque, potrebbe essere la fine improvvisa di un numero consistente di procedimenti in corso: o perché non sono state rintracciate le parti lese alle quali chiedere di firmare la querela, o perché pur informati di questa necessità non l'hanno firmata.
Francesca Zancan, giudice a Venezia e nella giunta veneta dell'Anm dice che «nel distretto avremo migliaia di procedimenti aperti che necessitano di querela. Pensi solo ai borseggiatori dei turisti a Venezia... Spesso le vittime sono straniere, non credo che tornino per firmare la querela. A fine marzo vedremo cosa accadrà. Non voglio essere distruttiva ma per non buttare via tempo e lavoro ho rinviato ad aprile tutti i casi per i quali serve una querela che ora non ho».
Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, vede la riforma Cartabia come un bicchiere mezzo pieno. E puntualizza: «Non vorrei passasse il messaggio che il furto non è più reato se non c'è la querela perché non è così. Si evita la carcerazione, il fascicolo viene aperto lo stesso e la vittima ha tre mesi per formalizzare le accuse. La riforma Cartabia fa quello che l'avvocatura chiede da sempre: non sovraccaricare il sistema penale».
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