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Elisabetta de Dominis per "Libero Quotidiano"
Una volta l' orgasmo si chiamava estasi. Era il tempo in cui il sesso era sacro perché si trasformava in un incontro con il divino. A cui ci si abbandonava con entusiasmo.
Per raggiungere l' apice e toccare il cielo per un attimo. Poi sentirsi simili agli dei a lungo.
Le prime religioni colsero l' inspiegabilità dell' estasi e ne fecero un mistero che gli iniziati ai riti potevano conoscere ma non rivelare. Nei secoli le feste misteriche in Grecia e a Roma si moltiplicarono e ogni occasione divenne buona per fare un' orgia. Nel V secolo a.C. per moralizzare la società, i filosofi greci hanno iniziato a distinguere l' anima dal corpo, il sacro dal profano.
L' avvento del Cristianesimo ha spiritualizzato l' estasi, l' Illuminismo l' ha trasformata in un tabù, la psichiatria di fine Ottocento ha tentato di razionalizzarla. Infine la rivoluzione sessuale degli anni Settanta ha legittimato l' estasi. Un bisogno di spiritualità che gli occidentali sono andati a soddisfare in Oriente, dove non c' erano tabù e diverse erano le vie per raggiungere la trascendenza. Molti si sono perduti nella New Age.
COME L' ARABA FENICE
Oggi l' estasi è come l' araba fenice: tutti ne patiscono la mancanza e la cercano. Cos' è l' estasi? È qualsiasi esperienza che porti fuori dall' io razionale, spiega il filosofo inglese Jules Evans che ha intrapreso un viaggio negli stati alterati di coscienza, descritto come un festival nel saggio Estasi: istruzioni per l' uso ovvero l' arte di perdere il controllo (Carbonio Editore, pp. 313, euro 17,50).
Impara l' arte e mettila da parte; dice un proverbio, questo però non è un manuale che insegni l' arte di perdere il controllo perché l' estasi va esperita, non studiata. E chi la raggiunge, non la mette certo da parte. L' autore osserva che vorremmo perdere la testa, ma in condizioni di sicurezza, perché abbiamo paura.
L' estasi implica abbandono: ci vuole coraggio a darsi. Evans suggerisce di essere un po' il dio Dioniso, un po' il filosofo Socrate per mitigare i rischi dell' estasi. Non indaga l' origine metafisica dell' estasi, riducendo la mistica greca alle sole orge dionisiache, la filosofia all' etica socratica. Nessuna lingua come il greco antico spiega i sentimenti con una sola parola: ékstasis, LO stato fuori da sé, dalla mente.
Ma è quella commozione dell' animo, che definiamo entusiasmo, che spinge a abbandonarrasi al divino, abbandonarsi al dio d' amore. Essere in dio, éntheos, è ciò che descrivono quanti dicono di essersi sentiti in connessione estatica, uniti a un tutto soprannaturale, di avere provato una sensazione di fusione, un senso di beatitudine.
Non tutte le esperienze spirituali si possono classificare come estatiche se non raggiungono la trascendenza. Non sono «esperienze di picco», dove si raggiunge un acme, bensì «esperienze di passaggio», sebbene siano accompagnate da descrizioni di piacere, benessere, euforia, eccitazione, entusiasmo. Sono indotte da una sorta di auto-ipnosi, come alla vista di un quadro, di uno spettacolo, di una partita sportiva, oppure da ipnosi collettiva, quando veniamo trasportati dalle parole di un predicatore, di un guru, da una musica, dal ritmo di una danza.
A conclusione del suo viaggio esperienziale, Evans confessa che sta ancora imparando a perdere il controllo ed esorta a continuare a esplorare, perché tante altre cose sono rimaste fuori dal suo libro: «Non ho indagato con la dovuta attenzione la relazione tra estasi e il mondo femminile. È difficile parlare dell' ineffabile. Scrivere un saggio sulla perdita di controllo non è la stessa cosa che arrendersi all' amore: la resa vera e propria, l' abbandono, sta là fuori, oltre queste pagine».
EBBREZZA E VIBRAZIONI
Il grande assente in questo libro infatti è l' amore-passione, che il filosofo Julius Evola, in Metafisica dell' Amore, ha dimostrato essere l' unico sentimento che può condurre al "momento folgorativo dell' unità", perché l' amore è un' energia magnetica che si trasmette con lo sguardo.
maria maddalena in estasi caravaggio
Eros per i greci era un dio a cui non si poteva resistere: provocava uno stato di vibrazione, l' ebbrezza, chiamato anche desiderio, attrazione, malia, magia d' amore. «La verità è che il sesso prima, ed oltre che nel corpo, esiste nell' anima», rivela Evola.
E Apuleio lo racconta nella Favola di Amore e Psiche: ogni notte era Psiche, l' anima, che sentiva Amore entrare in lei. Ci insegna che, prima di partire senza meta, dovremmo cercare l' anima dentro di noi, quella parte di divino che ci fa sentire entusiasti. E quando si è in dio, si è fuori di sé: in estasi.
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