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CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - DAL SITO DEL “CORRIERE DELLA SERA”: “È IL DEBUTTO DEI PADRONI DI CASA DELL’INTER MIAMI, CHE CERCHERANNO DI CONQUISTARE I PRIMI TRE PUNTI DI QUESTA NUOVA MANIFESTAZIONE, VOLUTA FORTEMENTE DAL ‘PRESIDENTE DELLA FIGA’ GIANNI INFANTINO”. VOLLI, SEMPRE VOLLI, FORTISSIMAMENTE VOLLI – “LA STAMPA” INTERVISTA CECILIA SALA E PUBBLICA UNA SUA FOTO CORREDATA DA QUESTO SOMMARIO: “CECILIA STRADA GIORNALISTA ESPERTA DI IRAN”, SCAMBIANDOLA CON LA FIGLIA DI GINO STRADA
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
corriere della sera il presidente della figa
Dal sito del Corriere della Sera: «È il debutto dei padroni di casa dell’Inter Miami di Lionel Messi, Luis Suarez, Jordi Alba e Sergio Busquets, che cercheranno di conquistare i primi tre punti di questa nuova manifestazione, voluta fortemente dal presidente della Figa Gianni Infantino». Volli, sempre volli, fortissimamente volli.
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Maurizio Molinari scrive sulla Repubblica, quotidiano che ha diretto: «Ciò significa che Teheran dispone di altrettanto tempo per tentare di infliggere a Israele danni talmente alti da obbligarla a fermarsi». Il gender dilaga. Molinari, grande conoscitore dello Stato ebraico, ignora che Israele deriva da Yisra’el, nome proprio maschile, e come tale è trattato dall’enciclopedia Treccani, dai dizionari Collins e Ragazzini, dall’Accademia della Crusca, persino da Wikipedia. Taglia la testa al toro il Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, che al lemma Israèle specifica: «Sostantivo maschile. Il popolo ebraico, in quanto comunità politico-religiosa».
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Massimo Gramellini, nella rubrica Il caffè sulla prima pagina del Corriere della Sera, commenta un atto vandalico accaduto «al museo Maffei di Verona», del quale nomina la «direttrice Vanessa Ceccon». Ma il luogo in questione in realtà si chiama Palazzo Maffei Casa Museo e il cognome della direttrice è Carlon.
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Maurizio Belpietro, direttore della Verità, torna a sparare su uno dei suoi bersagli fissi, però non fa centro: «Certo, all’epoca il segretario del Pd era Matteo Renzi, il quale era pure presidente del Consiglio, dunque dotato di pieni poteri. Fu per questo che quando, da premier, varò il Jobs act (da provinciale quale è, al senatore semplice di Scandicci è sempre piaciuto far finta di essere internazionale dunque, invece di chiamarla riforma del lavoro, presentò la legge con un’etichetta anglofona) nessuno o quasi fiatò?».
Ci sembra una frettolosa scopiazzatura dal sito Dagospia, che da almeno 6 anni ha ribattezzato Renzi «il senatore semplice di Rignano», con riferimento alla località di Rignano sull’Arno, il paese in provincia di Firenze dove egli è cresciuto e ha iniziato la sua carriera politica. Farlo diventare «il senatore semplice di Scandicci» non ha molto senso, considerato che nella XIX legislatura, cioè quella in corso, Renzi è stato eletto in Campania.
È vero che nella legislatura precedente (2018–2022) arrivò in Senato dal territorio che comprende anche i Comuni di Impruneta, Lastra a Signa, Signa e Scandicci, ma si dà il caso che quello sia il collegio uninominale Toscana 1 di Firenze, quindi eventualmente è stato il «senatore semplice di Firenze», città nella quale peraltro è nato.
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la repubblica concordanza sbagliata
Tatiana Lisanti, conduttrice del Tg3 delle ore 19: «E proprio in queste ore arriva un nuovo appello per la pace in Medio Oriente da Papa quattordicesimo». Tenuto conto che nella storia della Chiesa il quattordicesimo papa fu san Vittore I, che regnò dal 186 (o 189) al 197 (o 201), Lisanti s’è persa per strada, citando malamente Leone XIV, 253 pontefici.
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Titolo dalla Repubblica: «Il Papa / Nuovo appello per la pace / “Serve responsabilità e ragione”». Complimenti per la concordanza fra i due soggetti e il verbo al singolare.
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La Stampa intervista Cecilia Sala, la giornalista che fu arrestata a Teheran, e pubblica una sua foto corredata da questo sommario: «Cecilia Strada giornalista esperta di Iran», scambiando così la figlia di Gino Strada, fondatore di Emergency, per la cronista. Forse a distinguerle bastava il cognome, o no?
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la stampa cecilia sala diventa cecilia strada
Dal sito della Repubblica: «Al termine della messa nella Basilica di San Pietro per il Giubileo dello Sport, papa Leone XIV è uscito con la “papamobile” scoperta per salutare e benedire da vicino i migliaia di pellegrini presenti». Il patriarcato domina in Vaticano o alla Repubblica? «I migliaia» è comunque un caso eclatante di maschilismo grammaticale.
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Terry Marocco su Panorama dedica la sua rubrica Ipse twixit allo «sganasson» che Brigitte, moglie del presidente francese Emmanuel Macron, ha rifilato al marito mentre la coppia atterrava in Vietnam per una visita di Stato. E conclude così: «Comunque, come diceva l’immortale Mario Brega: “Sta mano po’ essere fero e po’ essere piuma”. Brigitte, questa volta a noi è sembrata che fosse fero».
mario brega e carlo verdone in bianco rosso e verdone
Citazione cinematografica imprecisa, che tradisce il vernacolo romano. Nel film Bianco, rosso e Verdone, Brega si rivolge a Carlo Verdone mostrandogli il pugno e dicendogli: «A giovanò: sta mano pò esse fero e pò esse piuma», come riportato nel libro Tutto Verdone (Gremese) di Antonello Panero. Non esiste essere in romanesco.
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Giusi Fasano, inviata del Corriere della Sera a Tel Aviv: «Ma attenzione, stiamo parlando dei camion che distribuiscono pacchi (alimentari e non)». Aridaje! Ma attenzione: l’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no. Altrimenti Elio Vittorini non avrebbe intitolato Uomini e no il suo romanzo. Quindi, nel caso specifico, Fasano avrebbe dovuto scrivere «alimentari e no».
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«Peccato che gli esperti del ministero non abbiano potuto leggere il libro appena uscito presso le eleganti edizioni Henry Beyle Elogio del riassunto, a cura di Umberto Eco (con disegni di Tullio Pericoli)», si rammarica con tono saccente Marco Belpoliti nella sezione Cultura della Repubblica. «Si tratta della ripresa di un articolo del settimanale L’Espresso uscito nell’ottobre del 1982, in cui Eco proponeva un piccolo manuale per la realizzazione di un riassunto, a cui allegava dodici riassunti di libri famosi di 15 righe ciascuno, realizzati da scrittori, poeti e saggisti italiani dell’epoca».
Temiamo che, al pari degli esperti del ministero, non abbia potuto leggerlo neppure Belpoliti. Ecco infatti che cosa scrive Eco nel volume citato: «Cercherò di dare l’esempio di alcuni possibili riassunti dell’Ulisse di Joyce. Il primo è quello che appare, in sedici righe dattiloscritte, come richiesto, tra gli esempi che seguono». Sedici righe, non 15.
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