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Elisabetta Andreis per il ''Corriere della Sera''
In casa c' erano decine di scatole, contenitori, boccette («preparati omeopatici»). E poi tante siringhe, di quelle piccole da insulina. Un numero anomalo, per una normale abitazione. Con un particolare: su quelle siringhe erano attaccate delle etichette con l' indicazione di alimenti. Lenticchie, altri legumi. Con quelle siringhe, senza ago, facendo scivolare in bocca il contenuto, i genitori (padre indiano e madre italiana) nutrivano il loro bambino. Una dieta vegana rigidissima, spinta agli estremi, imposta a un piccolo che ha una grave malformazione cardiaca.
Quando sono entrati in quella casa di Milano, gli investigatori della Polizia locale hanno compreso perché quel bambino, a poco più di un anno, pesava come un neonato di tre mesi. Ora dorme in una stanza del Policlinico di San Donato. Gli hanno salvato la vita i medici di tre diversi ospedali e la Procura del Tribunale per i minorenni (con il capo Ciro Cascone e la pm Michela Bordieri).
È arrivato una settimana fa al Fatebenefratelli, portato dai nonni per un controllo. Nato nel maggio dello scorso anno, pesava 5,2 chili (lungo poco più di 67 centimetri), «con una crescita - hanno spiegato i medici - inferiore al terzo percentile, grave ipotonia, ipotrofia generalizzata, ritardo psicomotorio e calcemia (livelli di calcio nel sangue, ndr ) ai limiti della sopravvivenza». I risultati clinici degli esami erano così allarmanti da spingere la Procura per i minorenni a chiedere d' ufficio il ricovero.
Perché i genitori si opponevano persino ad ulteriori accertamenti, minimizzando il disagio del figlio che stavano allevando, a quanto risulta dai primi accertamenti, «secondo un regime alimentare vegano senza integrazioni di alcun tipo, presumibilmente incompatibile con l' infanzia».
È il primo caso di questo tipo a Milano. Nei mesi scorsi altri per certi aspetti simili si sono verificati a Genova, Firenze e Belluno («Purtroppo bisogna dedicare la massima attenzione a queste situazioni», riflette il comandante Antonio Barbato).
In questo caso la malformazione cardiaca rendeva ancora più imprudenti le restrizioni alimentari, diventate un' ossessione. Trasferito al San Donato, il bambino è stato operato dal cardiochirurgo Alessandro Giamberti: «Almeno sotto questo profilo il quadro clinico migliora», spiega il medico.
L' ospedale Fatebenefratelli, da cui è partito l' allarme, da maggio scorso ha attivato il primo ambulatorio per famiglie vegane. «Non è un problema la scelta di forme di nutrizione diverse - riflette Luca Bernardo, direttore in pediatria - Ma il bambino, fin dalla nascita, deve essere accompagnato con integrazioni di calcio e ferro».
In questo caso invece la madre e il padre, cui l' ospedale ha subito comunicato la gravissima malnutrizione e il pericolo di vita, si sono prima raccomandati di non somministrare latte e latticini, poi hanno fatto sapere che non avrebbero collaborato, infine hanno riportato il figlio a casa. Da qui l' intervento della Procura e dell' Unità tutela donne e minori della Polizia locale, guidata dal commissario Francesco Podini.
Su ordine dei magistrati, il bambino è stato portato via dalla casa. La patria potestà è stata tolta ai genitori. Ora la responsabilità è del Policlinico di San Donato. Dopo le cure, il bambino potrebbe essere affidato ai nonni materni o sistemato in una comunità.
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