festival letame

UN FESTIVAL DI MERDA – IL VIAGGIO DI MATTIOLI A SERRAMAZZONI, SULL’APPENNINO MODENESE: TRE GIORNI DEDICATI AL LETAME, TRA CONFERENZE, INCONTRI E DIBATTITI – LA GENIALE TOMBOLA CON LO SLOGAN “DOVE VIENE FATTA, LA VITTORIA SCATTA” E IL CONCORSO PER IL MIGLIOR LETAME, DOVE SI GUARDA, SI ANNUSA E SI PRENDE IN MANO, PERCHÉ “ANCHE LA CONSISTENZA CONTA”

Alberto Mattioli per www.lastampa.it

 

letame 4

Di festival estivi è piena l’Italia. Di uno solo, però, si può dire che è un festival di merda senza rischiare querele: perché non è un giudizio, ma una constatazione. Ebbene, sì: si è concluso domenica a Serramazzoni, sull’Appennino modenese, anzi per la precisione nella frazione di Pompeano, e per esser ancora più precisi al caseificio sociale bio Santa Rita, l’unico «Festival del letame» nazionale, tre giorni dedicati a una sostanza forse umile, magari non profumatissima ma preziosa. E, a quanto pare, piena di estimatori.

festival del letame

 

Quindi c’è poco da far battute scatologiche. La cascina è un presidio Slow food dove si produce un parmigiano-reggiano bio fatto con il latte della rarissima vacca bianca modenese.

 

E il week-end sul letame prevedeva conferenze, incontri, dibattiti sull’agricoltura biologica e biodinamica, lezioni sulle teorie di Rudolf Steiner (prima delle scuole, s’interessò di agricoltura) e così via. 

 

«Tutti dicono che il letame è merda, invece no», spiega dalla sua carrozzina di dolore Graziano Poggioli, bioarchitetto, ex assessore provinciale, una specie di guru che nonostante la brutta caduta parla del letame come un tifoso delle Juve di Cristiano Ronaldo: «Già il nome è bello. Deriva da “laetus”, quel che rende lieta la terra». Proviamo a obiettare: però esce sempre dal sedere di una mucca... «Certo, ma c’è letame e letame. Anzi, purtroppo non ci sono più i letami di una volta, perché non si sa più preparare il letto alle vacche come va fatto.

festival del letame 1

 

Il vero letame viene prodotto con la paglia o con le foglie di castagno o, meglio ancora, con quelle di faggio, e allora è l’equivalente dello champagne». 

 

Poggioli sforna massime apodittiche e definitive: «Lo pseudoletame puzza, il vero letame profuma»; «Il letame è criminalizzato dalla società»; «Il letame non è un rifiuto da smaltire, ma una risorsa della terra».

 

Poi indica un cartello con diversi tipi di letame fotografati “nature”, come escono dal produttore: «Guardi che fatte! Che venature! Bellissime, no?».

 

vacche bianche modenesi

In effetti, al concorso per il miglior letame i giudici lo trattano come fosse cognac: prima si guarda, poi si annusa, infine, non potendolo assaggiare, lo si prende in mano (per i più schizzinosi, con i guanti) perché anche la consistenza conta. Infatti i veri connaisseurs lo lanciano contro una tavola: più resta attaccato e meglio è.

 

La tombola 

 

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Ma queste sono finezze da veri esperti. Per le circa duemila persone che hanno partecipato al weekend marrone c’erano esperienze non meno esaltanti, come pranzi e cene con cibo biologico-biodinamico, stand, mostre, giochi per i piccoli e anche per i grandi. Geniale la “tombola del letame”.

 

letame

Funziona così: si recinta un campetto, ci si tracciano dei quadrati numerati e poi ci si fa entrare due vitellini. Vince chi ha i numeri dei quadratini dove le amabili bestie depositano il prodotto della loro digestione. Slogan: «Dove viene fatta la fatta / La vittoria scatta!».

 

E poi naturalmente ci sono loro, le vere star, cioè le famosa Bianche modenesi, razza quasi estinta perché sono vacche che mangiano molto, producono relativamente poco latte (il letame, no: siamo sui 10-12 chili al giorno per ogni eroina) e hanno un capezzolo scomodo per le mungitrici elettriche.

letame 3

 

Ma la carne è eccellente e il latte pure, dunque tutti a presidiare e valorizzare. Sono anche begli animali, dal vello candido e dallo sguardo più espressivo della maggior parte delle attrici di fiction.

 

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Già Omero, del resto, di Giunone lodava «gli occhi di vacca» (niente, invece, su eventuali «fatte» divine). Quindi basta sparlare del letame: il letame è bello e buono. Anche se, sinceramente, proprio profumato no.

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