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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
Filippo Facci per “Libero quotidiano”
Non dev'essere bellissimo, per un magistrato, sentirsi rimbalzare da un altro magistrato che giudica il tuo lavoro come generico, vago, imprecisato, in sostanza irricevibile. Ecco perché l' udienza preliminare del caso Ruby ter - in cui si accusa Silvio Berlusconi e un' altra trentina di imputati di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza - non si sta mettendo benissimo per i magistrati dell' accusa, che poi sarebbero il procuratore aggiunto Piero Forno e i pm Luca Gaglio e Tiziana Siciliano.
Il giudice preliminare Anna Laura Marchiondelli, che in teoria dovrebbe decidere se ci siano elementi sufficienti per andare a processo, ha giudicato appunto irricevibile il capo d'imputazione così come formulato, cioè scritto. Perché? Per le stesse ragioni che si erano già evidenziate in tutti i processi Ruby precedenti: capo d' accusa generico, non è chiaro dove e quando il reato di corruzione sarebbe stato commesso, se Berlusconi avrebbe commesso dei reati, e quanti, soprattutto dove: elemento essenziale, quest' ultimo, per comprendere quale sia il tribunale competente.
Le difese, infatti, dicono che il primo pagamento che secondo la Procura sarebbe servito ad addomesticare i testimoni (circostanza negata da Berlusconi, ovviamente) è avvenuto a Roma come ammesso dagli stessi pm: quindi il processo dovrebbe tenersi a Roma, of course. L'accusa non è dell' idea e sostiene che la competenza dipenda dal luogo dell'ultimo pagamento: che è Segrate, nell' ufficio del ragionier Giuseppe Spinelli che è il cassiere personale di Berlusconi.
Ma è il giudice a dover decidere: sulla base di carte che, nel caso dell' accusa, ha giudicato però pasticciate e frammentarie. I pm avranno tempo fino al primo aprile per risistemare tutto, e cioè riscriverlo. Una bella mazzata, considerando che i pm si aspettavano, banalmente, che ieri fosse sciolta a loro favore la riserva sulle eccezioni sollevate dagli avvocati Franco Coppi e Federico Cecconi: pensavano che avrebbero potuto spiegare, già ieri, la richiesta di rinvio a giudizio. Invece no. E a Milano, tutto sommato, a questi «niet» ci sono poco abituati: soprattutto se a subirli è quello stesso Piero Forno che oggi sta reggendo la procura.
È una mazzata anche dal punto di vista mediatico, calcolando che il procedimento già non godeva di grande stampa (tutto sembra già visto e risolto) benché possa trattarsi del primo maxi-processo per falsa testimonianza della storia d' Italia: qualcosa che dovrebbe stabilire se chi ha difeso Berlusconi nei processi precedenti abbia mentito, e non importa se poi c' è stata una rumorosissima assoluzione: la percezione è che ormai la giustizia si nutra di se stessa, si fanno processi per dei reati sorti durante altri processi.
Al processo Ruby dei testimoni sono entrati liberi e ne sono usciti, ora, con richiesta di rinvio a giudizio. Non importa se il processo Ruby - quello vero, quello che ha sputtanato decine di persone e che ha fatto perdere un sacco di tempo a tutti - sia sfociato in una sconfitta senza rimedio in quanto inequivoca, netta: il reato non esiste - fu la sentenza - e stop.
Fine del processo più rumoroso e mondialmente sputtanante e al tempo stesso semplice da comprendere: l' unico che era stato ampiamente pre-giudicato dall' opinione pubblica e l' unico, soprattutto, che a suo modo pareva perduto dalla procura anche dopo la vittoria in primo grado. Ma, formalmente, l' hanno perso al secondo. Ora proseguono, e gli unici stop ai magistrati possono venire da loro colleghi.
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