DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Guido Olimpio per www.corriere.it
La Francia ha nel mirino lo stadio di Raqqa, la città nel nord est della Siria in mano al Califfato. Fonti militari citate dal giornale Le Figarò sostengono che nei sotterranei e sotto le tribune esistono strutture di comando dello Stato Islamico. Dati ricavati da informatori, fuggiaschi e persone che sono state detenute all’interno.
CENTRO DI COMANDO
L’intelligence ha rilevato negli ultimi mesi una grande attività elettronica nel settore dell’impianto sportivo, un indizio ritenuto importante per localizzare elementi jihadisti. Da qui partirebbero ordini diretti a unità e nuclei di combattenti. Una sorta di centro di comando-controllo composto da uffici e depositi trasformati in base. Inoltre alcune zone sono impiegate come prigione: un’eredità della precedente gestione. Sembra che il regime siriano, fintanto che ha controllato la cittadina, abbia creato delle celle per i prigionieri politici.
FRANCIA - LE BOMBE LANCIATE CONTRO ISIS SU RAQQA
I BOMBARDAMENTI DELLA COALIZIONE
Parigi ha più volte mandato i suoi aerei a bombardare l’area di Raqqa, un’azione inserita nella campagna della coalizione ma anche come rappresaglia alla strage compiuta dai terroristi il 13 novembre. I servizi hanno raccolto dettagli significativi sulla presenza nella cittadina di numerosi jihadisti francesi, alcuni dei quali coinvolti in piani per altri attentati. Altro aspetto interessante. Il quotidiano scrive che una delegazione dell’intelligence si è recata di recente a Damasco per colloqui con gli omologhi siriani. Una visita mirata ad ottenere le planimetrie dello stadio. L’incontro, però, sarebbe stato piuttosto freddo.
GLI ISLAMISTI A CACCIA DEGLI ATTIVISTI ANTI-ISIS
La situazione a Raqqa è tesa. Come riferiscono attivisti anti-Isis che agiscono nella clandestinità le misure di sicurezza sono aumentate. Gli islamisti procedono a controlli massicci, organizzano posti di blocco e operazioni a caccia di spie. I loro genieri hanno messo a punto nuove difese, con trincee, barriere in cemento, trappole esplosive e tunnel . Il Califfo ha poi mobilitato reparti composti da mujaheddin ben addestrati, di fatto le forze speciali dell’Isis che devono sostenere la guarnigione locale. La mobilitazione è legata ad una possibile offensiva da parte dei curdi YPG insieme a brigate di ribelli siriani. Al loro fianco una cinquantina di membri delle Special Forces statunitensi incaricate di guidare i raid da terra e coordinare l’azione dei loro alleati locali.
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