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1 – TUNISIA, TRA I CONTATTI DEL KILLER DUE SOSPETTI MEMBRI DI DAESH
Giovanni Bianconi e Guido Olimpio per il "Corriere della Sera”
Una rete amicale-familiare ha permesso a Brahim Aouissaoui di arrivare a Nizza e colpire. Persone che potrebbero nascondere eventuali collegamenti eversivi ma che al momento non sono emersi. È quanto risulta dagli accertamenti svolti dall' Aise, il servizio segreto esterno guidato dal generale Giovanni Caravelli.
Le informazioni della nostra intelligence si incrociano con i dati raccolti dagli investigatori italiani dell' Antiterrorismo e dalle polizie in Francia e in Tunisia, gli altri cardini dell' inchiesta. E allora ripartiamo proprio dal Nord Africa. L' omicida non è schedato come estremista però ha contatti in patria con alcuni personaggi interessanti: due sono sospettati di appartenere ad una cellula di Daesh, un altro - giunto da clandestino in Italia nel 2019 - è segnalato come vicino ad ambienti radicali.
La prima coppia, interrogata, ha negato di aver saputo di eventuali piani d' attacco, «siamo solo suoi vicini di casa». È invece diverso il ruolo di Ahmed Ben Amor, altro tunisino. Lui e Brahim partono insieme il 19 settembre, si uniscono ad un gruppo di connazionali - su cui sono tuttora in corso verifiche da parte delle Digos e della Polizia di prevenzione - e approdano in barchino a Lampedusa.
notre dame a nizza dopo l attentato
Dopo la quarantena e il rilascio a Bari l' omicida si separa dagli altri e torna in Sicilia, sono ancora le conoscenze di famiglia ad assisterlo. A Palermo è ospitato da un amico - Issam Chibi - che gli trova da dormire in un magazzino di un ristorante etnico. Poi lo ritroviamo ad Alcamo, dove si mette raccogliere le olive grazie a un altro connazionale. È solo una tappa.
brahim aouissaoui con gli amici
Il 26 ottobre il futuro killer riprende il sentiero verso Nord ed ecco che rispunta Ben Amor con il quale raggiunge Nizza nella serata del 27. La presenza dell' amico, fermato dalle teste di cuoio francesi sabato sera a Grasse insieme a due algerini, è un filone sul quale gli investigatori stanno lavorando.
Brahim forse lo ha seguito perché gli poteva essere utile, magari conosceva i trucchi per poter attraversare il confine a Ventimiglia senza essere visti. Gli interrogatori di Ben Amor potranno dare risposte, così come i controlli su telefoni, telecamere e web.
Brahim aveva due cellulari tunisini e due profili Facebook. Particolare: l' omicida usa un account per chattare con la sorella e lo condivide con un tunisino in Italia. È un clandestino che tra i suoi contatti ne ha uno che pubblica una foto di un' esplosione accompagnata dalla frase «Dove vai? In Paradiso». È una realtà fluida, può rappresentare qualcosa ma anche il nulla.
emmanuel macron a nizza dopo l attentato 1
La polizia francese ha ripassato con attenzione le immagini delle telecamere di sicurezza ed è arrivata a individuare coloro che hanno intersecato il cammino di Brahim alla vigilia dell' assalto alla basilica. Tre delle persone fermate sono state rilasciate ieri sera, le loro posizioni sono mutate dopo i controlli.
Uno è stato visto consegnare qualcosa all' omicida, con un altro si è intrattenuto a parlare. Contatti sporadici per un uomo che, una volta in città, si sarebbe arrangiato dormendo almeno una notte nell' androne di un palazzo vicino al bersaglio. La cronologia dell' attacco è precisa, non sappiamo il «prima».
Una cornice - per ora - precaria all' interno della quale c' è però la sostanza brutale.
Brahim, come ha sottolineato il ministro degli Interni francese Darmanin, «è venuto a Nizza per uccidere» e c' è riuscito. Missione compiuta da un terrorista islamico spinto dal fanatismo religioso, come la maggior parte degli attentatori dell' ultima ondata in Francia. Efficaci quanto i soldati del Califfato, però più difficili da scoprire perché muovono lungo strade diffuse e normali, senza avere etichette evidenti di fazioni .
2 – CANNE E STATUS GAY NELLE PAGINE SOCIAL DELLA BELVA DI NIZZA E DEI SUOI AMICI
Giacomo Amadori per “la Verità”
Estremisti, ma forse anche omosessuali, è questo l' incredibile segreto che potrebbe nascondere il tagliagole di Nizza Brahim Aoussaoui, 21 anni, e la sua cricca.
Infatti l' estremista non è partito da solo il 19 settembre: era con Ahmed Ben Amor, arrestato sabato sera in Francia, a Grasse, nato a Sfax nel 1991. Di lui si sa che è un musulmano radicale.
Peccato che grazie a Internet si scopra che nel 2016 era vicepresidente dell' associazione Shams Tunisie, un gruppo Lgbt che lotta per la depenalizzazione dell' omosessualità in Tunisia. Per la verità anche uno dei profili Facebook di Aoussaoui, utilizzato almeno sino al 2018, rivela un' inclinazione gay: per esempio, il 21 maggio 2018, è stata pubblicata una foto patinata di un uomo discinto e muscoloso. Nello stesso profilo anche scatti di uno spinello e di un accendino.
Insomma tutte immagini che non si addicono a dei musulmani radicali, ma anzi fanno pensare al loro contrario. Uno dei profili social di Ben Amor, collegato a Aoussaoui, ha un migliaio di contatti, per la maggior parte tunisini, ma anche donne di nazionalità sudamericana.
In una foto, l' uomo indossa una divisa da vigilante con il logo della bandiera tunisina. Ieri, su un account a lui riconducibile è stato pubblicato il video di un bambino dai tratti nordafricani mentre brucia una bandiera francese. Con l' aiuto dei social scopriamo un' altra clamorosa verità. I legami con l' Italia non solo di Aoussaoui, ma anche della sua presunta rete.
emmanuel macron a nizza dopo l attentato
Una notizia che conferma ancora una volta come lo stivale sia una sorta di hub per aspiranti terroristi, una rampa di lancio da cui partono per l' Europa.
Brahim l' 11 ottobre scorso, dopo l' identificazione e la fotosegnalazione a Bari, torna in Sicilia, dove ha un contatto, a Palermo: Issam Ben Hamida Ben Mohamed Chibi, che gli avrebbe garantito un alloggio di fortuna in un magazzino del ristorante etnico in cui lavora. Da Palermo Brahim si sarebbe quindi spostato ad Alcamo, in provincia di Trapani, da un tunisino il cui nome non è stato reso noto.
ahmed tari sul barcone con un altro magrebino
Gli investigatori della Digos lo hanno identificato e il giovane è stato sentito in Procura a Palermo. Nel corso di un lunghissimo interrogatorio ha sostenuto di non aver conosciuto l' attentatore prima del suo arrivo in Italia. Poi però ha ammesso l' esistenza di un' amicizia tra le rispettive madri. Sembra che abbia dimostrato ai magistrati che per poter riconoscere Brahim si era fatto mandare dalla Tunisia una foto dalla madre.
Poi, però, contrariamente alle notizie diffuse nei giorni scorsi, non lo ha ospitato, perché Brahim ha dormito in casolari di campagna. Il tunisino, infatti, pare abbia preso parte a una campagna di raccolta delle olive. Il presunto amico di famiglia tuttavia è stato arrestato per non aver ottemperato all' intimazione a lasciare il territorio nazionale a seguito della scadenza del permesso di soggiorno.
polizia entra nella chiesa di nizza 1
Ben Amor ricompare accanto a Brahim, nella ricostruzione dell' intelligence, a Nizza, dove i due sono arrivati in treno il 27 ottobre. Il 28 l' attentatore ha comunicato a sua sorella, residente in Tunisia, il suo arrivo in territorio francese. E lo ha fatto attraverso il profilo di tale A.T.. L' utilizzatore del profilo, il 19 settembre, data della partenza di Brahim dalla Tunisia, ha pubblicato due foto nelle quali è ritratto in compagnia di un altro soggetto non identificato dapprima a bordo di un' imbarcazione munito di giubbotto di salvataggio e in un secondo momento verosimilmente all' interno di un campo d' accoglienza.
C' è anche la foto del 24 settembre in quello che sembra il bagno di una nave con sotto la didascalia «quarantena».
A. T. è uno dei nove tunisini con cui Aoussaoui e Ben Amor sono partiti da Gabes il 19 settembre? Probabile. Tra gli amici di Facebook di A.T. anche Brahim e un certo D. L., anche questo originario di Sfax. Sul profilo di quest' ultimo sono indicate le seguenti tappe di un viaggio che ha proceduto di pari passo con quello del terrorista: 9 ottobre Bari, 12 ottobre Ventimiglia, 16 ottobre Nizza, 21 ottobre Monaco, 28 ottobre Marsiglia. La pagina di D. L. contiene l' immagine di un' esplosione tra le parole «Dove vai? In Paradiso».
polizia entra nella chiesa di nizza
Il tagliagole di Nizza, pur considerato estraneo agli ambienti dell' estremismo islamista, avrebbe comunque mantenuto contatti in Tunisia con personaggi sospettati di appartenere a una cellula terroristica affiliata all' Isis: Ali Abidili e Haroun Felhi. Ma anche con Ibrahim Ben Soltana, indicato come un estremista, noto alle forze di polizia italiane, perché giunto clandestinamente in Italia nel settembre 2019. Anche gli altri tre uomini della rete di Brahim arrestati in Francia, come abbiamo detto, hanno lasciato tracce in Italia.
La sera de 29 ottobre è stato fermato Rabia Djelal, algerino, classe 1973. È stato identificato dopo aver analizzato i video registrati dalle telecamere di videosorveglianza di un quartiere di Nizza. Era in compagnia dell' attentatore alla vigilia della strage. Djelal non era noto ai servizi segreti francesi.
Ed era sconosciuto anche alle forze di polizia. Ma in Italia era stato controllato nel gennaio 2019 dai carabinieri di Bordighera (Imperia). Il 30 ottobre, invece, è stato fermato Slah Aboulkacem, tunisino come Brahim, classe 1987. Nell' aprile 2011 risultava residente a Fossato di Vico (Perugia). Da dicembre dello stesso anno, invece, a Legnano (Milano), in via Liguria 40, uno stradone periferico con villette bifamiliari. Il 22 ottobre 2014 la Questura di Milano gli ha rifiutato il permesso di soggiorno. Fino ad allora, però, aveva lasciato più di una traccia: tra dicembre 2011 e ottobre 2013 è stato sottoposto a svariati controlli di polizia a Gubbio, Legnano, Gallarate (Varese), alla stazione di Genova Brignole e, nel novembre 2013, anche nel capoluogo lombardo insieme ad altri connazionali.
In un paio di occasioni era in compagnia di pregiudicati italiani: F.T. (condannato per rissa) e R.S. (tossicodipendente processato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e furto aggravato). La mattina del 31 ottobre, invece, è stato fermato anche Bassem Aboulkacem, 25 anni, cugino di Slah e suo coinquilino a Nizza. Nel giugno e nel dicembre 2018, ma anche nell' agosto 2019, è stato controllato dall' Ufficio di polizia di frontiera di Genova.
Grazie a uno dei due profili Facebook di Brahim è possibile trovare altri contatti sul territorio italiano: lo straniero S.C., apparentemente domiciliato a Pescara; V.B., italiana di Civitavecchia; S.L., una sudamericana trapiantata a Bologna; poi quattro tunisini: S.W., residente a Parma, W.R., un islamico convinto, che vive a Roma come, M.M.
e, infine, S.L., con base a Bologna.
L' Aise (l' agenzia informazioni e sicurezza esterna) diretta dal generale Giovanni Caravelli è stata determinante nel ricostruire e individuare la rete di contatti dell' attentatore, sensibilizzando le autorità tunisine a fornire tutti i dati in loro possesso e soprattutto nel geolocalizzare e far fermare sabato a Grasse Ben Amor.
Secondo gli analisti dell' agenzia guidata da Caravelli allo stato attuale non vi sono evidenze di un' unica regia e gli attentati del 29 ottobre appaiono casi scollegati.
Però resta elevato il rischio di attentati contro obiettivi francesi nel mondo. La nostra intelligence nelle sedi istituzionali ha evidenziato che il caso dell' attentatore di Nizza mostra che i flussi migratori dei clandestini possano essere infiltrati occasionalmente da individui radicalizzati e conferma i rischi per la sicurezza nazionale correlati al flusso migratorio dalla Tunisia sulla rotta mediterranea centrale.
le strade di nizza dopo l attentato
Valutazioni fatte non sulla scorta dell' emozione, ma sull' analisi dei dati e che per questo non potranno essere sottovalutate. A partire dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo del Ministero dell' Interno previsto per oggi.
Infine la vicenda di Nizza ha scatenato lo sciacallaggio mediatico. L' attentato è stato rivendicato da Tanzim al Mahdi (Organizzazione del Messia), un gruppo tunisino sino ad oggi sconosciuto, con un video ampiamente condiviso sulle piattaforme social locali.
Nelle immagini del proclama tal Walid Al-Saidi rivendica l' attacco di Nizza quale azione compiuta a nome di tutti i «sostenitori del Mahdi presenti a Tunisi e nel Maghreb arabo». In realtà successivamente si è scoperto che il gruppo non esiste e che l' interprete del comunicato era già noto come portavoce dei «giovani disoccupati tunisini». Al-Saidi è stato arrestato dalle autorità tunisine il 31 ottobre.
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