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GASPARRI, ULTIMO GIAPPONESE DELLA POLTRONA – QUELLA TRIGLIA LESSA DEL CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA AL SENATO SE LA PRENDE CON DAGOSPIA "COLPEVOLE" DI AVER RIVELATO CHE I BERLUSCONI VOGLIONO RINNOVARE IL PARTITO E PENSIONARE LUI E TAJANI: “ANDRANNO IN PENSIONE PRIMA DI NOI ROBERTO D’AGOSTINO E MOLTI ALTRI. IO E ANTONIO ABBIAMO IL COMPITO DI FORMARE LA FUTURA CLASSE DIRIGENTE DI FORZA ITALIA. SONO STATO UNO DEI TALENT SCOUT DELLA GENERAZIONE DI MELONI, DONZELLI E COMPANY" - L'ATTACCO A RANUCCI E A PIER SILVIO BERLUSCONI, PER LA “SVOLTA A SINISTRA” DEI TALK SHOW DI MEDIASET…

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Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “la Verità”

 

maurizio gasparri fabrizio roncone (2)

C’è chi lo vorrebbe mandare in pensione, ma Maurizio Gasparri, sessantanovenne capogruppo di Forza Italia al Senato, è un moto perpetuo e per intervistarlo con un po’ di calma abbiamo dovuto aspettare le 11 di sera. Quando lo chiamiamo sta guardando il nuovo programma di Tommaso Labate su Mediaset ed è un po’ infastidito.

 

Gli sembra l’ennesimo format che strizza l’occhio alla sinistra («A volte il mondo di centro-destra ha un complesso di inferiorità e si vuole coprire a sinistra. Poi, giustamente, ognuno è libero di fare ciò che vuole»).

 

Ma è avvelenato soprattutto con Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report («Fa cose che in un mondo normale non possono accadere, questo pedina i membri dell’authority, saccheggia mail, chat»). Noi proviamo a pungolarlo con un altro argomento.

 

antonio tajani maurizio gasparri paolo barelli festa dei 30 anni di forza italia

C’è chi la vuole mandare ai giardinetti... il sito «Dagospia» dice che Marina Berlusconi sarebbe pronta a “rottamare” lei e Antonio Tajani...

«Guardi, andranno in pensione prima di noi Roberto D’Agostino e molti altri. Io e Antonio abbiamo il compito di formare la futura classe dirigente di Forza Italia. Un lavoro che penso di saper fare bene, in fondo sono stato uno dei talent scout della generazione di Giorgia Meloni, Donzelli (Giovanni, ndr) e company».

 

E che cosa insegna ai ragazzi?

«Ai neo eletti dico: volete restare qui a lungo, come ho fatto io?

Beh. Allora non rompete il c... e fate quello che vi si dice senza domandare. Io ho fatto così e sto qui da 33 anni, quelli che rompono i coglioni sono spariti. A decine, a frotte, a battaglioni. Quando si è nuovi si esegue. Poi, col tempo, si acquisisce il diritto di decidere, di comandare».

 

roberto dagostino (3)

Funzionava così anche con Berlusconi?

«Quando c’era Berlusconi, ascoltava, ti faceva parlare, poi decideva lui. Antonio Tajani lo conosco dai tempi del liceo al Tasso (lui era due anni più grande), abbiamo un rapporto paritetico, gli parlo con franchezza, ma, in ultima analisi, se bisogna decidere A o B, decide lui, è il segretario. Io non trovo disdicevole accettare la decisione del leader».

 

Mi racconti un aneddoto del Gasparri giovane «attendente»...

«Nel 1993 si fa la legge elettorale e il relatore era Sergio Mattarella. Era un periodo complesso. Era esplosa la bufera di Tangentopoli e ogni giorno arrivava in Parlamento un avviso di garanzia. Noi del Msi eravamo una trentina di deputati e siccome non comandava più nessuno non eravamo proprio all’opposizione. Pinuccio Tatarella, il nostro maestro politico, l’uomo che ha modernizzato la destra italiana con l’idea di Alleanza nazionale (Gianfranco Fini era il portavoce, ma il vero segretario era lui), era un abile negoziatore e negoziava anche con Mattarella su alcune questioni».

 

SIGFRIDO RANUCCI IN COMMISSIONE ANTIMAFIA - FOTO LAPRESSE.

Mi sta dicendo che l’Msi aiutò Mattarella?

«Tatarella aveva fatto un accordo con lui e mandava nelle interminabili sedute notturne a votare a suo favore due deputati neo eletti».

 

Chi erano questi due rinforzi provenienti da destra?

«Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa. Tutte le cose più delicate venivano votate di notte, quando i parlamentari erano più stanchi. Noi avevamo l’ordine di andare lì e votare queste cose senza neanche fare domande. Eravamo dei puri esecutori. Una lezione che, come detto, insegno a tutti i giovani deputati».

 

[…]

 

A proposito della convention giovanile, il segretario Simone Leoni ha attaccato il generale Roberto Vannacci...

maurizio gasparri partita del cuore

«Io ho avuto diversi generali in famiglia, da mio padre a mio fratello (dei Carabinieri, ndr) e ne frequento tanti. Sono un grande “ fan dei generali, ma li vedo bene in caserma».

Lei, però, non ha fatto la carriera militare...

«Io mi sono arruolato in un’altra accademia, il Fronte della gioventù, nella militanza politica...».

 

In casa eravate fascisti?

«No, fascisti no, ma certamente ci riconoscevamo in una destra patriottica. Io sono cresciuto nelle caserme e in mezzo alle sfilate militari. I capelli me li tagliava il barbiere dei carabinieri».

 

Non mi dica che non ha neppure un piccolo busto di Benito Mussolini...

«Non troverà foto mie con la camicia nera e mentre faccio il saluto romano, però sono stato un militante della destra, Ho i libri di Renzo De Felice, di Mussolini stesso, ma anche “Che fare?” di Lenin, pure le biografie di Stalin. Ho migliaia di libri in casa e molti sono dedicati al Futurismo, la mia passione».

 

[…]

 

sigfrido ranucci bianca berlinguer enzo iacchetti e sempre cartabianca

Il suo modello di giornalista?

«Ho ammirato Indro Montanelli e il suo stile, fatto di frasi brevi ed efficaci».

 

Un riferimento un po’ meno scontato...

«Beh, allora le dico Gianpaolo Pansa, prima che scrivesse il Sangue dei vinti. Al suo funerale ero l’unico politico».

 

[…]

 

maurizio gasparri giulio base

Politici di sinistra che stima?

«Luciano Violante. Ho iniziato a conoscerlo quando era presidente della Camera e fece il discorso sui ragazzi di Salò. Lui era stato comunistissimo, capo della sinistra giudiziaria. Poi ha assunto posizioni dialoganti, al punto che la sinistra lo ha un po’ accantonato. Poteva diventare presidente della Repubblica, quantomeno giudice della Corte costituzionale, invece, sa cosa fa adesso?

 

È presidente di un consorzio di università telematiche. E visto che io non ho grande simpatia per questo tipo di strutture che, per me, vendono “indulgenze”, e le attacco spesso, mi ha chiamato per dirmi che il suo è un consorzio serio...».

 

Un esponente Pd ancora in attività con cui ha buoni rapporti?

«I migliori li ho con Pier Ferdinando Casini. Mi dispiace che sia stato eletto con il Pd e sia uscito dal campo berlusconiano. Tirava a diventare presidente della Repubblica e l’avrebbe meritato, ma era un’ipotesi veramente complessa, che difatti non si è realizzata. Io tifavo per lui».

 

E perché non ce l’ha fatta?

MAURIZIO GASPARRI FIRMA DENUNCIA CONTRO SIGFRIDO RANUCCI

«Per colpa di Matteo Salvini che non lo ha voluto. Tutti gli altri l’avevano accettato e Mattarella non si voleva ricandidare».

 

Che legame aveva con Giorgio Napolitano?

«È stato il mio primo presidente della Camera e, con lui, ho avuto un rapporto di grande franchezza, a partire da quando era ministro dell’Interno e i reparti speciali delle Forze dell’ordine finirono nel mirino, in primis il Ros di Mario Mori. Grazie anche alla mia battaglia raggiungemmo un compromesso.

 

Ho fatto anche cancellare dalla TurcoNapolitano la norma che dava il diritto di voto agli immigrati alle elezioni amministrative. Durante uno di questi scontri il futuro presidente disse: “Gasparri è sempre un mio fiero avversario”.

Da senatore a vita, quando è iniziata la stagione dei grillini, che lui guardava come marziani, dichiarò: “Adesso Gasparri è un baluardo della democrazia”. Tra Fico e me, trovava più similitudini con me, che come lui ero stato un militante politico, un parlamentare, un dirigente politico, al contrario di questi quattro zappatori improvvisati, con tutto il rispetto per gli zappatori».

 

Ma per alcuni Napolitano è stato il killer politico di Berlusconi...

gasparri fini storace

«Ma non era lui che ci doveva salvare. Qualcuno dirà che il presidente della Repubblica deve essere super partes, ma il capo dello Stato mica lo porta la cicogna, proviene da una parte politica.

 

Chiamava me e Fabrizio Cicchitto, i due capigruppo del Pdl in Parlamento, per essere aggiornato sull’evolversi della situazione.

Io gli dicevo che era tutto a posto, perché Palazzo Madama resisteva, lì non c’era Fini che rompeva i coglioni. E lui ci rispondeva “Vabbè, ci andiamo sentendo”».

 

Dunque, per lei non è stato Re Giorgio a far cadere Berlusconi?

antonio razzi silvio berlusconi maurizio gasparri paolo bonaiuti

«A fare cadere Silvio sono stati vari fattori, compresa la lettera mandata dalla Bce a firma Draghi-Trichet. Napolitano è stato un notaio, i veri responsabili delle dimissioni sono stati Fini con il suo tradimento e la magistratura con i suoi attacchi. Napolitano non era certo dalla nostra parte, ma quando venne chiesto il voto di sfiducia ci lasciò un mese di tempo per rinsaldare le fila».

 

Disprezza massimamente Beppe Grillo e il Movimento 5 stelle: lì in mezzo non salva nessuno?

«Con uno di loro ho un dialogo, ma non le dirò mai il nome: gli farei un danno».

 

È entrato in Parlamento con l’Msi in piena Tangentopoli. Sventolava anche lei il cappio a socialisti e democristiani?

«Il cappio no, ma tiravo palle di carta. Ho lanciato per aria anche un resoconto della Camera e per quello stavano per sospendere La Russa, che era innocente».

 

MAURIZIO GASPARRI - GIANNI ALEMANNO - GIORGIA MELONI

All’epoca eravate un po’ forcaioli...

«Certamente, noi del Msi in questo modo pensavamo di conquistare spazio politico».

 

Era anche il periodo delle stragi di mafia...

«Le racconto un episodio che riguarda il voto come presidente della Repubblica a Paolo Borsellino, una storia che sbugiarda ancora una volta Report».

 

In che senso?

«Loro sostengono che Borsellino, quando parla dell’amico che lo ha tradito, si riferisse a Guido Lo Porto, un parlamentare del Movimento sociale e poi di Alleanza nazionale. Ma è una fake news e posso dimostrarlo. Subito dopo la strage di Capaci, per il Quirinale, noi missini, decidiamo di sostenere un uomo simbolo: Borsellino. Mica lo potevamo scegliere noi il Capo dello Stato, ma era un colpo di teatro.

 

IGNAZIO LA RUSSA - GIORGIA MELONI - MAURIZIO GASPARRI

Ci riuniamo nella stanza di Tatarella e Lo Porto ci dice: “Ho parlato con Borsellino e mi ha chiesto di non votarlo”. Quindi i due erano ancora in contatto a poche settimane dalla strage di via D’Amelio e Borsellino, che era un uomo schivo, aveva affidato a Lo Porto questo messaggio per noi».

 

E voi che cosa avete fatto?

«Ce ne siamo fregati e abbiamo votato Borsellino. Siamo stati maleducati».

 

[…]

 

È stato ministro delle Telecomunicazioni, uno dei dicasteri chiave per Berlusconi. Perché il Cavaliere ha scelto lei per un ruolo così delicato?

«Non poteva mettere uno di Forza Italia, io ero di Alleanza Nazionale ed ero considerato una persona di fiducia, che aveva già fatto il sottosegretario nel primo gabinetto Berlusconi. Venni convocato a Palazzo Grazioli e c’era anche Fini. Io volevo fare il viceministro dell’interno e il ministero delle Telecomunicazioni era stato abolito e accorpato al ministero dell’Industria. Mi dissero: “Lo ricostituiamo”. Fecero un decreto e giurai una settimana dopo con Berlusconi, Fini e Ciampi».

 

Qual è il politico con cui ha la consuetudine più antica?

atonio tajani maurizio gasparri a villa taverna per la festa dell indipendenza usa

«Con Tajani perché con Antonio ci siamo conosciuti a scuola, abbiamo preso bastonate in testa da ragazzini. Ci siamo forgiati in quella stagione difficile, lui giovane monarchico e io esponente del Fronte della gioventù».

 

Andavate al Tasso...

«Il liceo dei comunisti. E tra questi c’era anche Paolo Gentiloni che, però, non era un picchiatore, ma un comunista del movimento studentesco sì».

 

Ha preso più botte di quante ne ha date o viceversa?

«Le ho soprattutto prese perché non ho il fisico, ma è andata peggio ad Antonio che ha dovuto cambiare scuola perché, se non ricordo male, gli hanno pure spaccato un braccio».

 

Qual è il ricordo più brutto che le ha lasciato la politica?

MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI

«Quelli degli anni ‘70. Io ho conosciuto Angelo Mancia, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Mario Zicchieri, Francesco Cecchin, Paolo Di Nella. Di molti caduti avevo il numero di telefono, li convocavo alle riunioni. I fratelli Mattei non li ho mai incontrati, ma avevo 16 anni quando li hanno bruciati vivi. Sono stato al loro funerale a piazza Salerno. Sono stato il primo ad arrivare nel portone di casa di Angelo Mancia e l’ho visto sotto un lenzuolo bianco, non ci può essere un ricordo più brutto».

 

E non ha mai avuto paura di essere ucciso?

«Non è che ci si pensasse più di tanto, anche se c’era la consapevolezza che potesse succedere. Quello che io non perdono alla magistratura romana, compreso il procuratore di oggi, è di non aver mai voluto cercare gli assassini di Acca Larentia, perché questi hanno lasciato una traccia chiara: la mitraglietta che ha ucciso Bigonzetti e Ciavatta è stata usata dalle Brigate Rosse per ammazzare il sindaco di Firenze Lando Conti e il professor Roberto Ruffilli.

 

marina berlusconi

Questo significa che i militanti dei centri sociali di Roma Sud sono transitati nelle Brigate Rosse e si sono portati le armi, ma nessuno ha ancora voluto seriamente cercare gli utilizzatori. Ma il reato di omicidio non si prescrive e quegli assassini vanno trovati».

 

E perché sino a oggi non è accaduto?

«La magistratura ha paura di andare a caccia degli scheletri negli armadi della sinistra, perché è strutturalmente piegata da quella parte. C’è poco da fare. I pm che non sono di sinistra sono poco coraggiosi e molto silenziosi».

 

È assai critico con la Procura di Roma...

realpolitik - tommaso labate

«Io disprezzo quei signori anche perché mi hanno fatto un ingiusto processo in cui sono stato assolto ed è una vergogna che ricade sull’ex procuratore Giuseppe Pignatone e sul suo vecchio collega Nello Rossi. È una vergogna che non gli perdonerò mai».

 

Perché ha subito il processo?

«Perché, quando c’era il Pdl, avevo accantonato dei fondi per le cause di lavoro dei dipendenti del gruppo e l’accusa sosteneva che io me ne volessi appropriare. Sono stato assolto perché il fatto non sussiste».

 

La commissione Antimafia di cui fa parte si sta occupando del procedimento che coinvolge l’ex procuratore di Roma Pignatone...

MAURIZIO GASPARRI COME FEDEZ - MEME

«Pignatone è uno che ha comprato insieme con la sua famiglia una ventina di immobili, pagandoli in nero, da persone di malaffare e nessuno dice niente. Tranne voi non ne ha parlato nessuno e questa è una vergogna per il giornalismo italiano. Pignatone è un intoccabile. Petrolini a un loggionista che faceva rumore a teatro disse: “Io non ce l’ho con te, ce l’ho con il tuo vicino che non ti butta di sotto”».

 

E chi è oggi il vicino del loggionista?

«La pletora di giornalisti non di sinistra che non hanno il coraggio di scrivere la verità che solo voi avete scritto. Pignatone deve spiegare e io gli darò filo da torcere, anche in commissione. Nei prossimi giorni verrà il procuratore di Caltanissetta Salvo De Luca e gli chiederemo dell’interrogatorio che ha fatto a Pignatone».

 

[…]

 

Si è pentito di qualche cosa che ha fatto nella sua carriera?

francesco lollobrigida maurizio gasparri foto di bacco (2)

«Mah, di qualche lite, di qualche zuffa. Per esempio, non rifarei più la famosa telefonata in diretta tv a Simona Ventura, conduttrice di Quelli che il calcio, anche se la gag che mi avevano dedicato era davvero offensiva e avevo ragione di lamentarmi».

 

Qual è la critica o l’insinuazione che le ha dato più fastidio?

«Che noi “Berluscones”, così ci chiamavano, stessimo con il Cavaliere perché ci eravamo venduti a lui».

 

Il più grande avversario di Berlusconi, nel campo dell’editoria, è stato Carlo De Benedetti...

«Che ha fondato un giornale il cui direttore ombra è diventato un finanziere che faceva lo spione, Pasquale Striano.

 

Comunque, De Benedetti l’ho conosciuto personalmente.

Racconti...

«Sono stato una volta molti anni fa a casa sua a via Monserrato a pranzo».

 

Il motivo?

FRANCESCO STORACE E MAURIZIO GASPARRI SELFIE

«Ero ministro delle comunicazioni e mi voleva conoscere. Io lo attaccavo sempre e avevo detto che i conti dell’Olivetti da lui diretta erano falsi. E oggi posso confermarlo a distanza di anni: i conti della Olivetti erano falsi».

 

[…]

 

Che cosa pensa dell’aumento di stipendio che il suo amico Renato Brunetta si è dovuto rimangiare?

«Gli ho telefonato e gli ho detto, con pacatezza e amicizia, che non era una decisione opportuna. Gli amici veri sono quelli che ti avvertono quando stai sbagliando. E credo che mi abbia ascoltato. La decisione non era illegittima, non era illegale, però, era inopportuna».

 

Passiamo a qualche domanda più leggera. Lei è un grande tifoso della Roma.

maurizio gasparri

«Pensi che per la mia squadra ho rinviato di una settimana il mio matrimonio con Amina, che avevo conosciuto per la comune militanza politica, anche se lei era di Milano, lavorava a Radio university».

 

Che anno era?

«Il 1983. La Roma aveva vinto lo scudetto e io ho voluto partecipare ai festeggiamenti all’Olimpico, previsti in occasione della partita con il Torino. Dissi ad Amina: “Dobbiamo rinviare di una settimana”. Accettò. Per fortuna rinviare non è stato troppo complicato: era una cerimonia abbastanza austera, al Comune di Milano, con una quindicina di invitati, tutti parenti.

Alla fine quel matrimonio è durato più di quarant’anni e dura ancora».

 

maurizio gasparri

Tra Gian Piero Gasperini, l’attuale allenatore che ha portato la Roma in cima alla classifica di serie A, e Josè Mourinho chi butta giù dalla torre?

«Mourinho è uno dei colossi del calcio, come Niels Liedholm, l’allenatore dello scudetto del 1983, come Carlo Ancelotti. Ha un carisma diverso, anche come vis polemica. Gasperini, però, mi piace molto».

 

Tra Jannik Sinner e Bruno Vespa chi lascia precipitare?

«Sinner. Perché per me vengono prima gli italiani. Battute a parte io privilegio il rapporto personale e con Vespa ci siamo sentiti anche oggi. Mi ha mandato il suo ultimo libro con dedica».

 

Ed eccoci alla scelta più difficile: tra Giorgia Meloni e Berlusconi, chi salva?

«A Giorgia voglio davvero bene, ma Berlusconi è uno di quei monumenti della storia contemporanea che non si possono abbattere. È stato un uomo di straordinaria umanità, molto diverso da un tipo algido come Fini».

 

Con quest’ultimo ha recuperato il rapporto?

«Diciamo, diplomaticamente, che non ho più sentito il bisogno di parlargli».

maurizio gasparri foto di bacco (1)maurizio gasparri foto mezzelani gmt125