DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Daniela Borghi Per https://www.lastampa.it/la-zampa/ - Estratti
"Viviamo nel limbo. Questa notte ho dormito per la prima volta dopo 31 giorni, e quando mi sono svegliata ho trovato Cookie, il fratello di Hiro, abbracciato a me. Non lo fa mai". Barbara Exignotis, la moglie di Nino Frassica, e la figlia Valentina Vincenza Lubrano, raccontano a "La Zampa" l'angoscia in cui vive la famiglia dopo la scomparsa del gatto Hiro a Spoleto, durante le riprese di "Don Matteo". Dopo oltre un mese sono rientrati a Roma, ma le ricerche nella città umbra non finiscono, tra sospetti e minacce di denunce: il caso è un giallo.
"Il Comune ha chiuso piazza Campello, per vietare l'accesso ai mezzi: qui si trova la casa in cui siamo sicuri sia trattenuto Hiro - dice Exignotis - Questo per consentire ai giornalisti che stanno seguendo il caso anche con le loro troupe da tutto il mondo e ai cani molecolari di poter operare nella zona. I nostri collaboratori continuano a cercare Hiro, che oltretutto deve essere sottoposto a un intervento per un piccolo tumore al rene sinistro. E' un gatto Sacro di Birmania, quindi molto delicato: deve seguire una dieta rigorosa".
La famiglia Frassica sta battendo la pista di una coppia che sostiene stia nascondendo il loro cucciolo. "Abbiamo tanti sospetti e riscontri, come il pelo di Hiro, bianco ghiaccio, che abbiamo trovato nella loro casa, davanti all'ingresso e in cantina. E una foto di un gatto grigio affacciato a una finestra: dietro fa capolino un muso bianco - continua Exignotis - Siamo certi che è Hiro, anche se l'immagine è scattata da troppo lontano.
In seguito, la coppia non ha più aperto le finestre. Purtroppo, però, tutto questo non è sufficiente per far intervenire le forze dell'ordine con un mandato di perquisizione. Possono procedere per smarrimento del gatto, non per furto. La polizia veterinaria, invece, può farsi aprire la casa, che ha due ingressi, per un controllo: è questa la nostra prossima mossa".
"Il marito della coppia che tiene Hiro ci ha addirittura accusati, urlando, di fare questo per pubblicità - dice la moglie di Frassica - Nino non ne ha certo bisogno: quando esce di casa è sempre riconosciuto, e lavora tanto. Io sono casalinga e Valentina non ama apparire in televisione".
La figlia: "Mio papà durante le riprese di Don Matteo è riuscito a recitare, nonostante l'angoscia, perché è un grande professionista. Sono molto orgogliosa di lui. Sul set, nei momenti morti, si isolava tristemente, in religioso silenzio. Non faceva le battute che lo caratterizzano. E dipingeva, per cercare di rilassarsi", Barbara Exignotis aggiunge: "Denunce non ne abbiamo ancora fatte, perché non potremmo utilizzare i cani molecolari della polizia. Non appena riavremo Hiro tra le nostre braccia, provvederemo. E chiediamo che sia cambiata la legge affinché i gatti non siano considerati animali domestici, ma bambini".
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HIRO, UN AFFARE DI STATO
Alberto Mattioli per “La Stampa” - Estratti
Facile, fare dell'ironia o peggio su Hiro, il gatto di Nino Frassica (cioè, il gatto di cui Frassica è l'umano), scomparso a Spoleto durante le riprese di "Don Matteo", forse sequestrato dai provvisori vicini di casa dell'attore, con tutto il corollario di commozione & mobilitazione social, della ricompensa di 5 mila euro per chi lo ritrovasse, poi tolta, rimessa e anzi raddoppiata, e sulle lacrime della figlia della moglie dell'attore e, in generale, di tutta la famiglia.
(...)
E che sollievo quando poi si scopre che si era autosegregato nell'armadio per fare uno dei trecento pisolini quotidiani in santa pace gattesca e, con l'occasione, per disseminare un po' di peli bianchi sui golf ovviamente scuri (un gatto di gusto – e non esistono gatti che lo abbiano cattivo - lascerà sempre le sue tracce dove si notano di più, o dove non sono cancellabili).
il gatto hiro di nino frassica
Noi gattolici credenti e praticanti siamo così. E poco importa che il gatto abbia più vite di quante possa sacrificarne, e riesca quasi sempre a sopravvivere quando qualche stupido umano lo mette nei guai. Come Oscar, ribattezzato "Sam unsinkable", Sam l'inaffondabile, dai marinai inglesi durante la Seconda guerra mondiale per essersi salvato da ben tre affondamenti: quello della corazzata tedesca Bismarck (sì, all'inizio Oscar combatteva con il nemico), del cacciatorpediniere Cossack e infine della portaerei Ark Royal.
Le navi colavano a picco, ma lui trovava sempre qualche rottame su cui galleggiare fino all'immancabile salvataggio: praticamente una metafora della naturale superiorità del gatto quel bipede rozzo e violento che è l'uomo (Oscar andò poi in pensione in un ospizio della Royal Navy a Belfast dove nel 1955 morì nel suo letto, o meglio nel letto di qualche veterano).
Valentina Vincenza Lubrano, figlia della moglie di nino frassica
Quanto a Félicette, una gattina nera e bianca nata a Parigi, nel 1963 fu spedita nello spazio sul razzo-sonda francese Véronique, ed è quindi al momento l'unico gatto astronauta della storia.
Atterrò dieci minuti e 36 secondi dopo, senza aver fatto un plissé. E mamma gatta Scarlett? Diventò l'idolo dei pompieri di New York nel 1996 quando, durante un terribile incendio in uno stabile di Brooklyn, entrò e uscì dalle fiamme per cinque volte, tante quante i suoi piccoli, tutti portati in salvo senza una scottatura.
Forse anche per questa capacità di sopravvivere il gatto piace a quegli specialisti del galleggiamento che sono i politici. Il cardinale gattolico Richelieu ne aveva quattordici, dai nomi bizzarri come Lucifer, Ludovic-le-cruel, Ludoviska (di origine polacca), Gazette, Mounard-le-fougueux (il focoso), Serpolet, Félimare, Pyrame e Thisbé (perché inseparabili) e così via. Morendo, lasciò una somma per il loro mantenimento. Alla Casa Bianca, Abramo Lincoln viveva con Tabby e Dixie, e di quest'ultima diceva che era più intelligente di tutti i suoi ministri.
Churchill vinse la guerra grazie ai consigli strategici del "cabinet cat" Nelson (nomen omen), e Stoccolma ti mostrano delle lettere di Carlo XII, poi sconfitto da Pietro il Grande e biografato da Voltaire, che sembrano scritte tutt'intorno alla sagoma di un micio: il gatto si stendeva sul foglio (come adesso sulla tastiera del computer) e il Re per non disturbarlo gli scriveva "intorno".
(...)
All'incrocio fra potere e arte, la strana storia di Micetto, il gatto di Leone XII, che dava udienza tenendolo in grembo. Quando il papa morì, nel 1829, ci fu un po' di imbarazzo nei sacri palazzi, perché la figura del gatto pontificio non è contemplata dal protocollo vaticano. Che farne? Per fortuna l'ambasciatore di Francia era gattolico, oltre che cattolicissimo in quanto autore del "Génie du Christianisme".
E così Micetto fu affidato a Chateaubriand, che alla fine della missione romana se lo portò a Parigi. E gli dedicò una pagina dei "Mémoirs d'outre-tombe" nel quale fa dei romanticismi sul povero Micetto, al quale nella grisaille parigina si cerca "di far dimenticare l'esilio, la Cappella Sistina e il sole della cupola di Michelangelo sulla quale passeggiava, lontano dalla terra". Micetto, lui, sopravvisse benissimo al trauma del trasloco e anche a Parigi, immaginiamo, stava da papa. Forza Hiro.
alberto mattioli con gattomattioli gattoalberto mattioli il gattolico praticante
nino frassica e l'appello per il gatto scomparsoil gatto di nino frassicapapa leone xiiValentina Vincenza Lubrano, figlia della moglie di nino frassica
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