claudio giardiello e amici

1. DAL CASH AL CRASH: GLI AMICI DI CLAUDIO GIARDIELLO RACCONTANO LE NOTTI PIENE DI SOLDI, DONNE E CASINÒ: “SIA BENEDETTO CRAXI E GLI ANNI ’90. ORA QUESTA CITTÀ È SFIGATA” 2. “IL CLAUDIO C’AVEVA TRE, QUATTROMILA EURO IN CONTANTI NELLE TASCHE. ANCHE NOI STAVAMO BENE. AVEVA MOSSO MILIARDI DI LIRE. CRAXI ALMENO NON S’ARRICCHIVA DA SOLO. MANGIAVAMO TUTTI, ERAVAMO PIENI DI DONNE. ADESSO I POLITICI SUCCHIANO E BASTA”

 

1. «GUADAGNAVA MILIONI CON UNA MANO SOLA COSÌ LI SPENDEVAMO NELLE NOTTI DI MILANO»

Andrea Galli e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera

 

Della Milano che fu, restano l’amicizia e gli articoli prima dei nomi di battesimo. Il Gildo, il Maurino, il Fabio. E il Claudio, naturalmente. Altri tempi. Un’altra città. Dice Maurino Malvenuti, tassista di notte, 54 anni: «C’era il grano , ce n’era per tutti. A patto, s’intende, di non averci la sfiga addosso. E oggi sta città qui ha proprio un’aria sfigata. Game over . Io trasporto un sacco di gente che non ha i soldi per terminare la corsa. Cosa faccio? Li porto a casa, non li lascio certo a metà strada. Il Maurino non ti mollaaaaa mai!».

AMICI DI CLAUDIO GIARDIELLOAMICI DI CLAUDIO GIARDIELLO

 

Non molleranno nemmeno adesso. Giura un altro dei tre amici fraterni del killer, Fabio Fanciullacci, 55 anni, un passato da imprenditore e oggi (definizione sua) professione inventore: «Avete il cellulare dell’avvocato? Voglio andare a trovare Claudio in carcere. Paga l’ingiustizia della giustizia italiana».

 

Erano e sono in quattro. A Malvenuti e Fanciullacci bisogna aggiungere Gildo Gabrielli, 53 anni, proprietario di un’argenteria. Eccolo, il gruppo del viaggio a Cracovia, con l’aneddoto svelato proprio dal Gildo: «Due di noi partirono dall’aeroporto di Orio al Serio. Gli altri due, e uno era Claudio, che pagò, persero il volo e ne affittarono uno privato. Un aero-taxi. Giardiello aveva denaro, forse nemmeno sapeva quanto».

 

claudio giardielloclaudio giardiello

Si erano incontrati all’ex Club Conti, palestra di lusso in corso Como, luogo per allenamenti, chiacchiere e affari di personaggi famosi, di emergenti, della gente coi danèe . Il Maurino fu folgorato: «A me piace la gn... ma quando lo vidi, alto, elegante, raffinato, fossi stata una donna mi sarei innamorata. E avrei fatto pazzie». Si sudava (quasi niente) e si mangiava (abbuffate).

 

Cene in ristoranti di lusso. La migliore carne, il migliore pesce. Il miglior vino. E le serate fino all’alba, a ballare. E i casinò, da Campione d’Italia a Sanremo. La spensieratezza di un’esistenza agiata. Forse troppo. Claudio Giardiello era un attore per quel palcoscenico. E in parallelo, mentre la città gli scompariva intorno, la sua storia personale sprofondava nel fallimento economico. Così, nella post-Milano di oggi, ancor prima di mettersi a sparare s’era già ritrovato un relitto.

 

Di nuovo il Maurino: «Il Claudio c’aveva tre, quattromila euro in contanti nelle tasche. Anche noi stavamo bene. Ma il Claudio di più. Saliva a un livello tale che ti dovevi fermare per forza. Aveva mosso miliardi di lire... Gli anni Novanta... Sia sempre benedetto Craxi. Almeno non s’arricchiva da solo. Mangiavano tutti. Adesso i politici succhiano e basta. All’epoca il lavoro te lo tiravano addosso. Io guadagnavo come se avessi lavorato 380 giorni all’anno... Non è unicamente una questione di crisi: allora c’era un’energia che trascinava. Uscivo da un locale e mi buttavo in un altro, non trovavo mai chiuso un ristorante e quando entravo non mi accoglievano con la faccia smorta. Sorridevano. E le donne... Le donne...».

 

CLAUDIO GIARDIELLO CON LA FIGLIACLAUDIO GIARDIELLO CON LA FIGLIA

C’era un’allegria contagiosa, forse impegnativa. Sembrava che la fine non dovesse mai arrivare. Il Fabio: «Sì, c’è stata Mani pulite. Però le inchieste non hanno spento la vena creativa, la possibilità di investire sapendo che avresti comunque guadagnato a condizione di non essere proprio un pirla. C’erano le opportunità. Claudio le aveva colte. Anche io, per la verità. Ho fatto lo stesso suo lavoro. Costruivo case, le vendevo, reinvestivo. Fin quando è durata. Ho avuto problemi giudiziari. Ero sotto il giogo di uno psicopatico che aveva il potere per schiacciarmi. Ho speso un capitale per gli avvocati, c’ho rimesso in cuore e fegato ma ho vinto, a testa alta. Ora faccio l’inventore. Sto brevettando un nuovo social network. Con una rigida selezione all’ingresso: entra chi ha concetti seri da esprimere, altrimenti la comunità lo caccia. Non è che possiamo sopportare tutto anche su Internet...»

claudio giardielloclaudio giardiello

 

I tre amici son stati quelli che hanno prestato soldi a Giardiello quand’è arrivato al precipizio, inseguito dai debiti. Dice il Gildo che gli avevano lasciato una loro macchina purché riuscisse a fare un trasloco. Dice il Maurino che gli ex soci gli avevano mangiato l’impossibile. Dice il Fabio che nessuno mai giustificherà l’orrore e che però bisogna leggere le carte delle inchieste, per capire le reali colpe nei vari procedimenti.

 

pagine facebook dedicate a claudio giardiellopagine facebook dedicate a claudio giardiello

Han trascorso giorni e giorni insieme. Milano, l’Italia, l’estero. Ma poche, pochissime foto di gruppo. «Non avevamo il tempo di metterci in posa, intorno la vita correva» sentenzia Maurino Malvenuti, il tassista di notte. «La prossima volta vi parlo dei tanti fuori di testa che carico a bordo. Mi mettono paura. Casomai d’improvviso...».

 

 

2. IL KILLER IN CELLA TRASANDATO E SILENZIOSO «DA 4 ANNI SI ESERCITAVA AL POLIGONO»

Federico Berni e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera

 

«Chiamate un medico, si sente male». Carcere di Monza, ore 10.20, ieri mattina. La voce dell’avvocato Nadia Savoca arriva affannata da una piccola stanza. Prima dell’interrogatorio, aveva chiesto un po’ di tempo per esaminare gli atti d’indagine. In quel momento Claudio Giardiello inizia a balbettare, farfuglia, sviene.

 

Secondo interrogatorio (tentato) e secondo mancamento. Dopo la strage nel Tribunale di Milano, la fuga e l’arresto, giovedì pomeriggio Giardiello s’era già toccato il petto di fronte ai magistrati, chiedendo una visita in ospedale. Ieri avrebbe dovuto interrogarlo il gip di Monza, Patrizia Gallucci. Le domande non sono neppure iniziate. L’arresto è stato comunque convalidato.

 

CLAUDIO GIARDIELLO ARRESTATO A VIMERCATECLAUDIO GIARDIELLO ARRESTATO A VIMERCATE

Se è stata una scena, è stata molto credibile. A fine mattinata Giardiello era «in buone condizioni». «Ma non riconosceva le persone, non era in condizione di sostenere alcun colloquio», ha spiegato il legale. Faceva riferimenti sfasati ai suoi familiari, alla figlia. Il pm Franca Macchia ha raccomandato che gli vengano assicurati assistenza e supporto psicologico. Se in futuro dovesse chiedere una perizia psichiatrica, i primi riferimenti potrebbero essere questi malori e queste confusioni di mente. Nel provvedimento che lo tiene in galera, sono invece elencati alcuni elementi raccolti dai carabinieri del Nucleo investigativo. Per il momento, sembrano andare in un’unica direzione: omicidi premeditati. Da tempo.

tribunale milanotribunale milano

 

Primo, i «test» di ingresso in Tribunale. Giovedì mattina Giardiello è entrato con una pistola Beretta 98 nascosta in un sacchetto di carta. All’addetto alla sicurezza ha mostrato il portafogli con un tesserino che potrebbe confondersi con quello di avvocati e impiegati del Palazzo di Giustizia, ai quali è permesso l’ingresso senza passare dal metal detector. Per la quantità di denunce che aveva presentato, Giardiello non era una faccia sconosciuta; nei giorni precedenti alcuni testimoni lo hanno visto però aggirarsi con insistenza in Tribunale.

tribunale milano parenti vittimatribunale milano parenti vittima

 

È probabile che proprio in queste occasioni abbia provato ad entrare confondendosi tra gli avvocati, ma senza pistola, per verificare se ci fossero rischi.

Agli atti c’è anche la testimonianza di Marco Eller Vainicher, l’avvocato che tra il 2009 e il 2012 ha assistito l’immobiliarista in una serie di cause contro il nipote Davide Limongelli e altri ex soci. Il legale ha spiegato: ogni tanto «era aggressivo», diceva «il mondo ce l’ha con me, voglio farla finita. Ma non era credibile più di tanto» perché dopo lo sfogo «passava tutto. Aveva crisi maniaco-depressive».

lorenzo alberto claris appianilorenzo alberto claris appiani

 

In questa sindrome da complotto, Giardiello accusava suo nipote (che ha ferito), gli ex soci (uno, Giorgio Erba, lo ha ucciso) e il giudice Fernando Ciampi (l’ultima vittima) perché in un paio di cause gli aveva dato torto. Il quadro che emerge è definito: da anni il killer aveva fissi in mente gli obbiettivi da colpire. E nel periodo in cui alcuni testimoni collocano le sue prime idee di vendetta, Giardiello iniziò ad allenarsi con la pistola al poligono di Milano. Le prime esercitazioni sono del maggio 2011, hanno accertato i carabinieri. Non si può affermare che l’uso sportivo della pistola sia stato fin dall’inizio finalizzato agli omicidi, ma di certo, in Tribunale, Giardiello ha sparato quasi «da professionista».

il giudice fernando ciampiil giudice fernando ciampi

 

Ieri indossava jeans e maglione, un po’ trasandato; non ha accennato, come dopo l’arresto, alla rabbia contro chi lo «aveva rovinato». Anzi, era quasi assente. Domani il giudice riproverà a interrogarlo. E mercoledì (il giorno non è ancora confermato) si terranno i funerali del giudice Ciampi, di Giorgio Erba e dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani. Saranno funerali di Stato. 

TRIBUNALE DI MILANOTRIBUNALE DI MILANO