DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell’articolo di Ilaria Carra E Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
Un arsenale stile “banda della Magliana”, senza precedenti al nord. Un capannone a Cambiago, hinterland di Milano, pieno di armi da guerra. Kalashnikov, bombe a mano e mitragliette, pistole e giubbotti antiproiettili, pettorine delle forze dell’ordine e centinaia di munizioni. Tutti pezzi nuovi, ben conservati, a uso e necessità della curva nerazzurra.
Quando gli agenti della squadra mobile di Milano, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, hanno aperto il portone, non potevano credere ai loro occhi. [..]
antonio bellocco e andrea beretta
Il deposito di armi era in un immobile in affitto a Cristian Ferrario, 50 anni, e intestato alla società di merchandising interista “We are Milano”, gestito a Pioltello dal leader della curva Andrea Beretta, arrestato per l’omicidio dell’altro capo del tifo interista, Antonio Bellocco, erede di una delle più importanti famiglie di ’ndrangheta e portato al comando degli ultrà da Marco Ferdico, l’altro capo finito in carcere nell’inchiesta “Doppia Curva” del pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Paolo Storari.
La perquisizione è scattata intorno alle 18 di venerdì, ed è andata avanti fino all’alba. I poliziotti hanno sequestrato un kalashnikov Ak47, due fucili, una mitraglietta, tre granate, diverse pistole, giubbotti antiproiettile e munizioni. Mischiati tra armadi, sedie, un cartello della Curva Nord, raccoglitori intestati a “Internazionale srl”, nome che compare anche sul citofono sotto quello di Ferrario.
[…]
Ora gli investigatori cercheranno di ricostruire la storia di ogni arma: non è escluso che si trovi lì la pistola con cui è stato freddato Vittorio Boiocchi, storico leader della curva ucciso sotto casa due anni fa. Il magazzino si trova poco lontano da una casa di Beretta e non distante da quella di Ferrario: quest’ultimo, ai domiciliari dopo la retata dell’Antimafia perché prestanome di Beretta e poi tornato libero con l’obbligo di firma, è stato arrestato per detenzione di armi da guerra.
Personaggio marginale del romanzo criminale della curva nerazzurra, Ferrario era stato arrestato la prima volta per aver ricevuto 40 mila euro, in realtà destinati a Bellocco e Beretta, per «eludere le misure di prevenzione patrimoniale». Una somma che mascherava il «corrispettivo della protezione mafiosa fornita» dai due a un imprenditore che «aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati con atti vandalici». Per questo Ferrario aveva risposto di concorso in associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di beni con Beretta e Bellocco.
Il primo aveva poi ucciso il rivale il 4 settembre: a quell’appuntamento Beretta si era presentato armato, sapeva che Bellocco e il suo gruppo lo volevano morto. A morire, invece, colpito da 21 coltellate, fu il rampollo dei clan calabresi. Da settimane Beretta aveva ammesso di girare impaurito con una pistola. Arma che potrebbe aver preso proprio dal deposito di Cambiago.
Per quell’omicidio è finito in carcere, e poi nel programma di protezione per salvarsi dalla vendetta della ’ndrangheta. La scoperta dell’arsenale potrebbe essere il primo segno della sua nuova vita da collaboratore di giustizia.
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