NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Scarcerato, rimpatriato in Libia con un jet italiano e accolto a Tripoli dai suoi uomini in festa. Così il capo della polizia giudiziaria libica, Osama Najim Almasri Habish, si è guadagnato l’immunità. Un mandato di arresto della Corte penale internazionale per torture e crimini… pic.twitter.com/gl4cbLUoAL
— Marco Fattorini (@MarcoFattorini) January 21, 2025
Estratto dell‘articolo di Irene Famà Ilario Lombardo per www.lastampa.it
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
La foto lo immortala mentre scende sorridente, accolto da braccia amiche sotto le scalette dell’aereo che lo ha riportato a casa: un aereo che sul lato, ben in vista, la bandiera italiana. Da torturatore a eroe nazionale, trasportato dalla folla festante. Tutto in meno di 40 ore.
Njeem Osama Almasri Hoabish è stato detenuto su mandato di cattura della Corte penale internazionale de L’Aja, arrestato a Torino in un grande silenzio istituzionale, nonostante le accuse, formalizzate il 18 gennaio dalla Cpi, di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011, puniti con la pena massima dell’ergastolo.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
La storia di questo ennesimo giallo internazionale, un gomitolo di misteri che lasciano molti spazi bianchi nelle ricostruzioni della catena di responsabilità, è stata raccontata da La Stampa. Almasri viene arrestato sabato.
La Corte d’Appello lo libera per un «errore procedurale»: secondo le nome della convenzione internazionale il ministro della Giustizia Carlo Nordio avrebbe dovuto ricevere la richiesta d’arresto prima, per poi inoltrarla tramite la Procura generale di Roma alla Corte d’Appello. Questo cavillo permette la scarcerazione.
Dietro, però, sembra esserci altro. E diversi passaggi non tornano. Non torna, ad esempio, che Nordio attorno alle 16 comunichi di star «valutando la trasmissione degli atti alla Procura generale di Roma». Occhio ai tempi: perché a quell’ora l’aereo che in serata riporterà Almasri in Libia è già a Torino, partito da Ciampino alle 11.14.
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Un velivolo, un Dassault Falcon 900, sigla Icarg, di proprietà della Compagnia Aeronautica Italiana, messo a disposizione dal governo, era già pronto. Cosa che lascia presupporre una pianificazione sin dal mattino di martedì, se non dal giorno prima.
Non solo: i siti libici, nelle stesse ore del mattino, annunciavano la liberazione imminente di Almasri, uno dei capi dell’Unità della polizia giudiziaria islamica di Tripoli, al vertice delle Forze speciali di deterrenza, la Rada, gruppo paramilitare che opera nella regione ad Est di Tripoli a supporto del governo, e responsabile delle prigioni di Ain Zara e di Mitiga, dove sono trattenuti guerriglieri di Al Qaeda e altri jihadisti.
Una pedina importante, confermano fonti di governo italiane, per i libici e per gli alleati americani interessati alla lotta al terrorismo di matrice islamica. Il sospetto che sia stato fatto un favore al governo di Tripoli, riconosciuto dall’Onu e dall’Italia, dopo la scarcerazione diventa quasi una certezza per i partiti di opposizione, dal Pd a Avs, da Italia Viva a Più Europa, che ora chiedono chiarimenti al governo e accusano la premier Giorgia Meloni di «aiutare i trafficanti di uomini che dice di voler combattere».
Appena ha toccato il suolo libico, per Almasri è scattata la grande festa di Tripoli, con fumogeni e canti, come testimoniano video e foto pubblicate sui social. Anche dal profilo ufficiale, in inglese, della Judicial Police Authority, che «esprime sincera e profonda gratitudine verso chiunque abbia contribuito al rientro sicuro in famiglia, tra amici e colleghi».
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