antonio tajani giorgia meloni

LA GUERRA TRA MELONI E TAJANI SI COMBATTE ANCHE SULLA GIUSTIZIA – IN FORZA ITALIA SONO INCAZZATISSIMI PERCHÉ LE LEGGI SU PRESCRIZIONE E INTERCETTAZIONI SONO “BLOCCATE”, DISPERSE TRA COMMISSIONI O IN CODA ALLE RIUNIONI –  DIETRO AI RITARDI CI SONO I DUBBI DELLA DUCETTA SULLE PROPOSTE PIÙ GARANTISTE DEGLI ALLEATI – GLI AZZURRI TEMONO PER IL DESTINO DELLA RIFORMA PIÙ PESANTE: LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, SPARITA DAI RADAR… 

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”

 

ANTONIO TAJANI CARLO NORDIO

Le leggi sulla giustizia volute da Forza Italia non si trovano più, disperse nei meandri del Parlamento, nei cassetti delle commissioni o in coda alle riunioni dove si decide il calendario delle sedute. Gli azzurri ci vedono il dolo e pensano di reagire in qualche modo, temendo anche per il destino della riforma più pesante: la separazione delle carriere.

 

Dietro ai ritardi non c'è l'ingolfamento del Parlamento [...], quanto piuttosto i dubbi di Fratelli d'Italia sulle proposte più garantiste degli alleati, oltre all'ormai cronica assenza del ministro Carlo Nordio nelle vicende parlamentari. Eppure, non sono minuzie, in gioco per dirne una c'è la riforma della prescrizione.

 

antonio tajani e giorgia meloni al senato

Il dibattito sul superamento della legge che porta il nome dell'ex ministro del Movimento 5 Stelle Alfonso Bonafede, detta anche la "Spazzacorrotti" aveva suscitato un lungo dibattito, al termine del quale la maggioranza aveva stabilito di modificare così la norma: una sospensione della prescrizione di 24 mesi dopo la sentenza di condanna di primo grado e di 12 mesi dopo la conferma della condanna in Appello. Se la sentenza di impugnazione non arriverà nei tempi previsti, la prescrizione riprenderà il suo corso e si calcolerà il precedente periodo di sospensione.

 

Il via libera della Camera è arrivato il 16 gennaio scorso, la palla passava quindi al Senato, ma a Palazzo Madama il provvedimento non è mai arrivato nemmeno in commissione Giustizia. [...]

 

ENRICO COSTA

All'ennesimo rinvio il sottosegretario leghista Andrea Ostellari nei giorni scorsi ha parlato di una «verifica da fare al ministero», motivazione che ha lasciato molti dubbi tra i parlamentari garantisti, «ma che verifica bisogna fare di una legge già approvata alla Camera dopo un lungo dibattito? - si chiede Enrico Costa, deputato eletto con Azione, da poco tornato in Forza Italia [...]

 

Un altro disegno di legge di Forza Italia finito a lungo nel cassetto è quello che fissava a 45 giorni il termine massimo alla proroga delle intercettazioni, tranne che per i casi di mafia e terrorismo. Il ddl firmato da Pierantonio Zanettin era stato approvato in commissione giustizia ad aprile e soltanto ieri, dopo una forte pressione degli azzurri (Maurizio Gasparri lo ha fatto anche pubblicamente) la conferenza dei capigruppo ha deciso di calendarizzare il provvedimento per il 9 ottobre. Ma il destino del disegno di legge, molto avversato dalla magistratura, sembra segnato: il sottosegretario Andrea Delmastro, di stretta osservanza meloniana, ha espresso tutti i suoi dubbi, «la norma va migliorata...».

 

giorgia meloni carlo nordio

Lo stesso Zanettin è il firmatario di una proposta che regola il sequestro degli smartphone: nel caso in cui nel dispositivo siano presenti scambi di comunicazioni, carteggi mail o conversazioni telematiche e di messaggistica, va applicata la identica disciplina che riguarda le intercettazioni. Il Senato ha dato il via libera lo scorso aprile, ma c'è allarme tra le fila berlusconiane per il lento passaggio alla Camera.

 

Tensioni in maggioranza, che si potrebbero scaricare sulla riforma principale: la separazione delle carriere di giudici e pm. «Che fine ha fatto?», chiede il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone, in una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana e al ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

 

enrico costa antonio tajani

Una delle leggi approvate, non senza patemi, è l'abolizione del reato di abuso d'ufficio. Nei giorni scorsi il tribunale di Firenze ha affidato al giudizio della Corte costituzionale la questione di legittimità costituzionale della norma, nel corso di un processo a carico dell'ex procuratore aggiunto di Perugia, Antonella Duchini.