GUERRI E PACE - GIORDANO BRUNO GUERRI: “BERLUSCONI? È COME IL DUCE, UNA CENTRALE ELETTRICA CHE ACCENDE UNA SOLA LAMPADINA - RENZI STA PERDENDO IL SENSO DELLA REALTA’ - MALAPARTE ERA MEGLIO DI MONTANELLI”

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Giancarlo Perna per “Libero Quotidiano”

 

giordano bruno guerrigiordano bruno guerri

Vestito di chiaro in stile guru, Giordano Bruno Guerri mi accoglie nel bel mezzo del suo trasloco dal casale settecentesco sulla costa laziale che ha abitato per due anni. Ci è vissuto con la famiglia facendo la spola con il Lago di Garda, dove da otto anni è presidente del Vittoriale dannunziano. Un po’ perché stufo di viaggiare, un po’ perché lassù le cose vanno a gonfie vele, ha convinto la moglie Paola che, per il bene dei figli, Nicola e Pietro, e il piacere di stare tutti uniti, era buona cosa trasferire in Veneto la magione.

giordano bruno guerrigiordano bruno guerri

 

Si annideranno nei pressi di Verona. Conosco il 64enne Giordano da trent’anni e per venti l’ho visto incarnare compiaciuto il tipo del dannato faustiano. «Un tempo genio e sregolatezza», gli dico aiutandolo a impacchettare, «oggi manager culturale, padre affettuoso...». «E sposo esemplare», mi interrompe. «Mi vanto», dice, «di essere al decimo anno di fedeltà spontanea, assoluta e gioiosa».

 

«E ti giuro che è vero», aggiunge, consapevole che, conoscendone i passati costumi, potrei essere scettico. Invece, non lo sono. So che è cambiato. Prima della metamorfosi, aveva una concezione tutta sua dell’uman consorzio e non gli avrei affidato una cartolina da imbucare.

 

GIORDANO BRUNO GUERRI FRIEND GIORDANO BRUNO GUERRI FRIEND

Poi si è sposato e da quando ha preso in mano il Vittoriale ne ha fatto un gioiello. Si è scoperto imprenditore museale, tanto da assumere anche la direzione del vicino Museo di Salò. I visitatori sono passati da 140 a 200 mila all’anno. Il bilancio è florido. Per fare soldi, che per lui erano cinese, ne studia una più del diavolo a maggior gloria di D’Annunzio. L’anno scorso una tempesta ha abbattuto dei cipressi nei giardini del Vittoriale.

 

ASSUNTA ALMIRANTE GIORDANO BRUNO GUERRI ASSUNTA ALMIRANTE GIORDANO BRUNO GUERRI

Esclusa la possibilità di strapparsi i capelli (ha la testa a palla di biliardo), Giordano si è inventato un business. Dai tronchi, segati a regola d’arte, ha ricavato delle rondelle a forma di tagliere. Le ha numerate da uno a mille, ha impresso a fuoco lo stemma del Vittoriale e le ha messe in vendita a 49 euro. Badate: 49, non 50, come il più consumato dei commercianti. Vanno a ruba.

Benito MussoliniBenito Mussolini

 

«Hai nostalgia della bohème?», chiedo. «Al contrario. Ho solo il rimpianto di non avere conosciuto Paola prima. Le sono molto grato. Non ho più depressioni e, alla gioia di scrivere che ho sempre avuta, si è aggiunta quella della famiglia».

 

Guerri, che di mestiere fa lo storico, ha una trentina di libri alle spalle. «Tempo di bilanci?», domando. «Figurati. Ho appena avuto dei figli. Uno a 55 anni, l’altro a 60. Questo mi costringe a restare giovane. Un bimbo o ti uccide o ti contagia. Tirerò le somme alla nascita dei miei nipoti. Ora sono pieno delle strepitose novità che i figli mi hanno portato: sto attento ai soldi, mai fatto prima; evito i pericoli; guido come una casalinga; faccio esami medici».

 

berlusconi renziberlusconi renzi

«Scriveresti ancora un libro come Io ti assolvo, in cui, fingendo di volere l’assoluzione, provocavi i preti in confessionale?», gli domando. «Professionalmente, fu un capolavoro che sarà letto anche nel Tremila come documento di un’epoca: la tecnica usata dai sacerdoti per controllare il gregge dal confessionale. Ma non lo riscriverei. Ci ho rimesso molto. Ruppi con uno dei miei più cari e potenti amici, Leonardo Mondadori (vicino all’Opus Dei, ndr). Mi sono attirato le ire dei cattolici che, al contrario dei confessori, non assolvono mai. Non lo farei più perché tengo famiglia. Frase che mi pareva odiosa e che oggi invece capisco: non posso danneggiare i miei figli».

il vittorialeil vittoriale

 

«Hanno un’educazione religiosa?», mi informo. «Non sono battezzati. Però, in casa, nessuno denigra la Chiesa o bestemmia. Decideranno loro se battezzarsi un giorno. Penso lo faranno, per imitazione dei compagni di scuola che festeggiano le comunioni. E i miei ragazzi si chiedono: perché loro sì e noi no?».

 

«Sei per le adozione gay?», chiedo. «Meglio avere genitori gay che nessun genitore», risponde. «Tanti non sono orfani, ma frutto di uteri in affitto», ribatto. «Riflessione di base: meglio nascere o non nascere? Per me, sempre meglio nascere. L’alternativa è il nulla».

E con questa replica decidiamo di scendere al bar per continuare la chiacchierata davanti a un latte alla menta.

 

Com’è che il grosso dei tuoi libri è sul fascismo?

vittoriale 5vittoriale 5

«La questione fascista è ormai superata. Ma quando iniziai nel 1972 con la biografia di Bottai c’era un problema storiografico aperto. Senza essere suo allievo, ho affiancato Renzo De Felice. Quando lui parlò del consenso al regime, io dimostrai con Bottai che c’era una cultura fascista. Fino ad allora, fascismo era solo un insulto».

 

Studiandolo ti sei immedesimato?

«Per natura, col fascismo sarei finito in ceppi. Ma, contrariamente a quanto si crede, fu un movimento modernizzatore: le masse e le donne fecero ingresso nella vita dello Stato».

 

Ha anche rafforzato l’identità nazionale.

«Ha unificato gli italiani. I quali, forse proprio perché è stato il fascismo a farlo, sono venuti male».

 

dannunzio al mare dannunzio al mare

I grandi torti del fascismo furono le leggi razziali e la sconfitta bellica?

«La sua colpa radicale fu privare la gente dei diritti individuali. Il resto è una conseguenza».

 

Hai anche scritto biografie di intellettuali. La prima fu di Curzio Malaparte.

«Volevo, come sempre, correggere una vulgata sbagliata. Curzio passava per voltagabbana e mediocre scrittore. In realtà, era uno spirito rivoluzionario, di una rivoluzione purchessia. Appoggiò quindi i sovversivi del mondo: prima i fascisti, poi i comunisti».

 

Montanelli, che detestava Malaparte e ti volle collaboratore al Giornale, te lo ha mai rinfacciato?

«Sempre. “Tu che hai scritto di quel bischero!”, mi diceva. Indro mal tollerava raffronti. Malaparte lo aveva sfidato e vinto più volte. Da corrispondente di guerra, gli aveva fregato il posto più interessante sul fronte finlandese. E poi, era più bello».

 

MUSSOLINI E D ANNUNZIO MUSSOLINI E D ANNUNZIO

A chi dai la palma?

«Montanelli fu straordinario giornalista. Malaparte è più scrittore. Per capire la Seconda guerra mondiale, Kaputt e La pelle sono immortali».

 

Da anni, ti sdilinquisci per D'Annunzio su cui ha scritto volumi su volumi.

«Mi sta mangiando vivo. Mai stato tanto a lungo su un personaggio. Non va bene: la mia immagine si sta sottoponendo alla sua. Ma che farci? È lui il più forte».

 

Un giudizio epitaffico sul Vate?

«Un genio rinascimentale vissuto nel ’900. Artista, condottiero, politico, poeta, seduttore. Figure di tempi antichissimi che lui ha modernizzato».

GABRIELE D ANNUNZIO GABRIELE D ANNUNZIO

 

Lavori al Giornale, pubblichi con Mondadori. Berlusconiano al cubo?

«Sono entrato al Giornale con Indro e sono con Mondadori da prima che l’acquistasse il Cav. Se, invece di fare giri di parole, mi chiedi se sono berlusconiano...».

 

Appunto.

«Ti dico che lo sono stato. Pensavo: toh, ci fa l’Italia liberale! Rende dinamico il Paese. Ma non l’ha fatto».

 

Un giudizio complessivo su di lui?

«Nel suo Diario, Bottai scrisse di Mussolini: “È una centrale elettrica che accende una sola lampadina”. Ossia, è energia sprecata. È quello che oggi penso di Berlusconi».

 

Il tuo corregionale Matteo Renzi?

«Lui è fiorentino e io senese e ci divide la battaglia di Montaperti. A parte ciò, penso che ci siamo ridotti a sperare su Renzi e che le speranze sono in rapido calo».

 

Sta facendo male?

«Gli auguro che non rimbecillisca. Il potere fa perdere il senso della realtà. Lui, che è un uomo veloce, mi sembra che con altrettanta velocità stia arrivando all’irrealismo».

 

Come ti schieri nel match tra Atene e Ue?

iraq   l'avanzata dei jihadisti 10iraq l'avanzata dei jihadisti 10

«Capisco le ragioni dell’Ue, ma apprezzo la ribellione greca. Il cuore è con Atene, il cervello per Bruxelles».

 

Quando vedi stranieri che bivaccano, che pensi dell’accoglienza all’italiana?

«Cuore in mano e cervello a spasso. La vera accoglienza è organizzare le vite degli immigrati e impiegarli in servizi civili».

 

Che pensi della macelleria islamica?

«L’islam nasce da un libro sacro, come il cristianesimo. Ma con quel libro non sa convivere ed è come noi mille anni fa. Poi siamo riusciti a piegare il cristianesimo alla ragione, a forza di lotte, illuminismo, scienza. Toccherà pure a loro: è nella natura dell’uomo che la ragione vinca».

 

iraq   l'avanzata dei jihadisti 4iraq l'avanzata dei jihadisti 4

La tua aspirazione più segreta e sublime?

«Vincere alla lotteria. Per lasciare ai figli quello che non potrò mai lasciargli».