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Marco Gasperetti per "www.corriere.it"
Allo smemorato di Lajatico è tornata la memoria. O meglio Salvatore Mannino, 52 anni, già dirigente d’azienda e oggi imprenditore, pare che la memoria non l’abbia mai persa e dunque, secondo alcune indiscrezioni dei medici anticipate da Repubblica, avrebbe simulato tutto.
Il motivo? «Per dimostrare alla famiglia come sono importante», avrebbe detto Mannino agli psichiatri. Insomma, “Salvo” voleva recuperare il suo ruolo di padre e marito e capire, spiando la situazione da lontano (era fuggito in Scozia), come se la cavavano a casa.
Ai medici avrebbe anche detto di sentirsi «oppresso dalla suocera». Erano giorni che l’uomo iniziava a «ricordare», prima la lingua madre, l’ italiano (parlava solo inglese) poi i familiari, una moglie e quattro figli. I medici avevano da tempo avevano iniziato a capire che l’uomo, se pur in uno stato mentale molto particolare, stava simulando e i ricordi c’erano eccome. Da Lajatico, il paese di Andrea Bocelli, Mannino era scomparso il 19 settembre.
L’imprenditore si era alzato come al solito alle 7 del mattino. Aveva salutato la moglie, accompagnato i figli a scuola, parcheggiato l’auto a Pontedera e aveva raggiunto, non si sa come e perché, Edimburgo. Poi qualcuno o qualcosa aveva cancellato i ricordi di 52 anni della sua vita. Lo avevano trovato il giorno dopo, senza memoria, sul pavimento della cattedrale di St Giles.
Aveva dimenticato tutto, Salvatore, persino la sua lingua. «Si esprime in un inglese infantile e non dice una parola d’italiano», avevano confermato gli psichiatri dell’ospedale di Edimburgo che avevano giudicato quell’uomo un caso clinico.
Prima di scomparire dalla casa di famiglia, Mannino aveva lasciato una valigetta con 10.500 euro in contanti e un foglio con una sequenza numerica, un codice segreto che era stato decifrato dal figlio maggiore Filippo, 18 anni, studente di ingegneria aerospaziale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Poi Filippo insieme alla madre era volato a Edimburgo per incontrare padre e marito. Che però li aveva guardati negli occhi senza riconoscerli, così almeno aveva detto «Who are you?», aveva ripetuto Salvatore alla moglie.
La signora Francesca aveva anche portato con sé alcune foto dei figli e le ha mostrate al marito parlandogli in inglese. «Questi sono i tuoi figli», gli ha detto scandendo i loro nomi. Salvatore ha scosso la testa e ha risposto di non conoscere nessuno. Mannino era stato identificato dalle autorità scozzesi soltanto il 20 settembre grazie ai tatuaggi sul braccio sinistro (parole scritte in ideogrammi orientali) e sulla spalla destra.
Era stati trovato svenuto sul pavimento della cattedrale della capitale scozzese. Salvatore Mannino, prima di diventare imprenditore, aprendo un’agenzia di servizi infermieristici per l’assistenza domiciliare a Fucecchio, era stato direttore della Pam a Prato. Il supermercato si trova in via Pistoiese, nel cuore della Chinatown della città toscana, dove vivono dai 30 ai 50 mila cinesi.
E a Prato si racconta che qui non è difficile ottenere nuove identità e sparire nel nulla, come forse avrebbe voluto fare Salvatore. Adesso, dopo quella che sembra una confessione, i carabinieri che avevano denunciato Mannino per simulazione di reato e abbandono di minori, cercano di capire se dietro la simulazione ci sia qualche atra motivazione. Anche la procura, che aveva già aerto un fascicolo, sta indagando.
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