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I MEDICI DI FAMIGLIA PUNTANO I PIEDI? - ARRIVA LA CARICA DEI 269 MILA INFERMIERI PRONTI A SIRINGARE 45 MILIONI DI ITALIANI: "COSI’ AVREMO L’IMMUNITÀ DI GREGGE IN UN MESE E MEZZO” - SUL TAVOLO DELLA TASK FORCE LA PROPOSTA DEI PROFESSIONISTI PUBBLICI PER ACCELERARE LA CAMPAGNA CON DUE ORE DI LAVORO EXTRA AL GIORNO...

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Pa.Ru. per "la Stampa"

 

INFERMIERI VACCINAZIONE

I medici di famiglia puntano i piedi, i sanitari senza lavoro non si arruolano e allora a dare un colpo di acceleratore alla campagna vaccinale arriva la carica dei 269 mila infermieri professionali dipendenti di Asl e ospedali. Pronti a siringare 45 milioni di italiani, ossia a tagliare il traguardo dell'immunità di gregge solo in un mese e mezzo, se ci fossero da subito tutti i vaccini acquistati sulla carta dell'Europa.

 

Vaccini che, però, inizieranno ad arrivare in dosi massicce a partire da aprile, quando verranno implementati gli invii di quelli già approvati e si aggiungeranno 30 milioni di dosi di Johnson&Johnson, che giovedì dovrebbe ricevere il via libera dell'Ema (Agenzia europea del farmaco).

 

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Arrivate le dosi servirà però chi le inietta e per ora la fila dei vaccinatori sembra sguarnita. Già con le poche fiale che arrivano oggi, una su cinque resta nei frigo. Quelle di AstraZeneca in particolare, che toccherebbe soprattutto ai medici di famiglia inoculare ai propri assistiti. Ma l'accordo nazionale è stato recepito solo dalla metà delle Regioni e anche in queste i dottori che hanno poi effettivamente aderito sono pochi. Dei tremila medici e 12mila infermieri vaccinatori non dipendenti che avrebbero dovuto assumere le agenzie interinali selezionate dall'ex commissario Domenico Arcuri, ne sono stati arruolati meno della metà.

 

Anche perché di infermieri a spasso non se ne trovano. Ora si proverà a pagare i medici specializzandi, che non basteranno però a colmare i vuoti. Così, sul tavolo del governo, l'Ordine degli infermieri ha calato la sua proposta, correlata di numeri che ieri hanno favorevolmente impressionato la task force sul piano vaccinale, composta dai ministri della Salute e degli Affari regionali Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, dal nuovo commissario per l'emergenza, il generale Francesco Figliuolo, dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Roberto Garofoli.

 

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Un vertice in cui si è ribadita la necessità di uniformare i criteri con i quali le Regioni hanno fino ad oggi stilato la lista di chi deve essere prioritariamente immunizzato. E la linea resta quella di procedere per ora con gli ultraottantenni, tre quarti dei quali tra l'altro non ha ancora fatto la doppia dose. Contestualmente vaccinare i due milioni di estremamente vulnerabili, ma poi andare avanti spediti per classi di età, seguendo il «metodo Israele». La vera novità è, però, la scesa in campo degli infermieri. I numeri calati sul tavolo di ieri dicono che questa può essere la soluzione per accelerare.

 

Quelli dipendenti delle strutture pubbliche in Italia sono 269 mila, legati da un contratto di esclusività con Asl e ospedali. Ma concedendo una deroga per vaccinare due ora al giorno fuori dall'orario di lavoro, nell'ipotesi che anche soltanto un terzo di questo esercito decidesse di aderire alla campagna, in un mese e mezzo avremmo 45 milioni di italiani immunizzati. I conti sono presto fatti.

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Da quanto già cronometrato sul campo, ogni professionista in un'ora riesce a somministrare almeno sei dosi. Questo vuol dire che ogni giorno avremmo un milione e 76 mila somministrazioni che in 41, massimo 45 giorni consentirebbero di raggiungere l'agognata immunità di gregge. E con un costo persino inferiore ai 346 milioni già stanziati dal decreto sostegno per pagare i medici di famiglia recalcitranti. Con 50 euro l'ora lordi, non si andrebbe oltre i 160 milioni di spesa.

 

Numeri che hanno positivamente colpito ministri, commissario e Protezione civile, che una mano l'hanno ricevuta ieri dalla circolare firmata dal direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, che autorizza l'utilizzo del vaccino AstraZeneca anche per gli over 65, senza fissare alcun limite di età. Il semaforo resta acceso sul rosso solo per le persone «estremamente vulnerabili», che dovrebbero quindi continuare ad utilizzare i vaccini di Pfizer e di Moderna. Una novità che permetterà ora di immunizzare più velocemente gli anziani tra 65 e 79 anni, fino ad oggi lasciati ai margini della campagna.

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