DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Gian Pietro Fiore per “Giallo”
“La vita del medico, specie negli ultimi tempi, grosso modo negli ultimi due anni di vita, pur se coronata da notevoli successi, non era esente da ombre, anche pesanti. Il problema vero è che su questa vicenda c’è chi non vuole che si indaghi”. È un passaggio della lunga requisitoria fatta nel 2007 dal giudice Giuliano Mignini, all’epoca pubblico ministero a Perugia. Mignini è il magistrato che per anni ha cercato, attraverso complesse e articolate indagini, di conoscere la verità sulla misteriosa morte del medico Francesco Narducci, il cui nome, come vi stiamo raccontando a puntate su Giallo, potrebbe essere legato ai delitti del Mostro di Firenze.
Il sospetto che Narducci fosse coinvolto negli orrendi crimini del più famoso serial killer italiano è confermato da diversi indizi. Nonostante la pista sia stata scandagliata da cima a fondo, però, non è mai stato possibile stabilire con scientifica certezza se dietro agli omicidi delle coppiette ci fosse proprio il medico perugino, la cui morte risale all’ottobre del 1985. Come vi abbiamo riferito su Giallo le scorse settimane, Narducci fu ucciso appena dopo l’ultimo duplice delitto attribuito al Mostro.
Dopo la sua morte, infatti, gli omicidi delle coppiette cessarono. Solo un caso? Una delle ipotesi è che Narducci fosse il mandante dei crimini e che sia stato eliminato dai complici perché intenzionato a costituirsi. Ma non è tutto. A distanza di anni si è scoperto che il cadavere riaffiorato nel 1985 dal lago Trasimeno non era di Narducci, come inizialmente si pensava, ma di un altro uomo misterioso. Nella bara, però, fu messo il “vero” Narducci.
Perché questo macabro scambio di corpi? Tra i documenti esclusivi che vi mostriamo, ce n’è uno che dimostra come gli inquirenti dell’epoca avessero già individuato in Francesco Narducci uno dei possibili responsabili dei duplici omicidi.
Il passaggio chiave è nella risposta degli investigatori a una richiesta datata 29 maggio 1987, con la quale Pierluigi Vigna, procuratore aggiunto di Firenze, e il sostituto Paolo Canessa, chiedevano di redigere «un elenco aggiornato di tutte le persone - che saranno indicate per ordine alfabetico - oggetto di segnalazioni con riferimento ai duplici omicidi accertati il 29 luglio 1984 in agro di Vicchio di Mugello e il 9 settembre 1985 in agro di San Casciano».
In pratica, i titolari dell’inchiesta sul Mostro di Firenze invitavano la polizia e i carabinieri a valutare l’opportunità di predisporre «una coordinata attività volta alla verifica della posizione di tali persone, o di quelle fra esse che appaiano più rilevanti, per l’ipotesi che abbia a ripetersi un episodio come quelli in passato verificatisi». Alla richiesta rispose la squadra mobile, che trasmise un elenco di tutte le persone segnalate dopo il duplice omicidio del 29 luglio 1984. Nell’elenco figuravano 254 nomi, tra cui, al numero 181, compariva quello di Narducci. Si legge: «Francesco Narducci, nato a Perugia il 4 ottobre 1949, già ivi residente, deceduto per annegamento nel Lago Trasimeno nel 1985».
LA BANCA DATI È STATA FORMATTATA
A riguardo, nella requisitoria del 2007, il giudice Mignini disse: «Quello che più colpisce è il fatto che gli inquirenti non si accorsero che Narducci era l’unico soggetto dell’elenco morto dopo l’ultimo duplice delitto del Mostro di Firenze. Sembrerebbe, pertanto, che il Narducci fosse stato segnalato, come persona sospetta, sin dal delitto di Vicchio, avvenuto il 29 luglio 1984. La lista scaturiva da dati inseriti presso la Banca Dati dell’ex SAM, la Squadra Anti Mostro. Questa Banca Dati, però, non si può più consultare a causa dell’intervenuta formattazione e della conseguente perdita e distruzione di tutta la memoria dell’inchiesta».
Ma la notizia senz’altro più suggestiva legata all’ambigua figura del medico Francesco Narducci, la cui morte è ancora avvolta nel mistero, è un’informativa datata 27 luglio 2004 con la quale gli investigatori della squadra mobile di Firenze mettevano a conoscenza l’autorità giudiziaria che in un faldone del vecchio archivio della Squadra Anti Mostro era stato rinvenuto un documento alquanto interessante.
Sul faldone c’era scritto: “Carteggio vario (a matita, ndr) - Anno 1985 - Auto transitate, provincia di Firenze (a pennarello di colore rosso, ndr)”. In cima al faldone c’era un foglio, tipo modulo del Ministero dell’Interno, ingiallito dal tempo, sul cui retro, scritto a mano con penna a biro di colore blu, vi era annotato: “dottore Narducci Francesco - medico - Perugia, via Savonarola 31 - proprietario di un appartamento a Firenze ove avrebbero trovato dei bisturi e feticci - si sarebbe suicidato buttandosi nel Trasimeno”.
Si tratta di un documento clamoroso. Anche se di quel sequestro non vi è alcun verbale, nel carteggio relativo agli atti del Mostro si parla di un presunto ritrovamento fatto in una casa che Narducci avrebbe affittato a Firenze. Sembra infatti che il medico, in gran segreto, usasse questo appartamento di tanto in tanto. Ma nessuno dei suoi famigliari ne era al corrente.
il pm paolo canessa indaga sul mostro di firenze
La moglie, la signora Francesca Spagnoli, fu sentita a verbale e riferì queste inquietanti parole: «Confermo il fatto che mio marito, di tanto in tanto, sentiva il bisogno di andarsene senza dirmi dove e tornava a casa la sera tardi. Ciò è accaduto tre o quattro volte, a quanto mi ricordo, ed era collegato a dei litigi che potevano scoppiare per vari motivi. Qualche volta ebbi la sensazione che Francesco cercasse la lite proprio per potersene andare... Nell’ultimo periodo, Francesco si estraniava. Alla luce di tutta la mia esperienza posso dire che Francesco è stato per me un grande enigma».
i delitti del mostro di firenze
UN ISPETTORE INTUÌ TUTTO IN ANTICIPO?
Tra le assenze più “sospette” da casa, vi è certamente quella che si verificò poco prima della sua morte. A parlarne agli inquirenti fu Gianni Spagnoli, il suocero di Narducci. Disse l’uomo: «A quanto ricordo il periodo a cui mi riferisco fu un fine settimana della fine di luglio 1984. Ciò avvenne perché prendevamo normalmente le ferie ad agosto e qualche volta poteva capitare che dovevamo anticipare le ferie. Ricordo che Francesca era preoccupata perché non riusciva a rintracciarlo né a casa né in ospedale. Mi pare che Francesco ci raggiunse il lunedì o il martedì».
i delitti del mostro di firenze
Si tratta di un particolare tutt’altro che irrilevante, come confermato dal giudice Giuliano Mignini, il quale scrisse: «La testimonianza del suocero è importante se si tiene conto che domenica 29 luglio 1984 furono uccisi a Vicchio Pia Rontini e Claudio Stefanacci e che il Narducci era stato segnalato agli inquirenti proprio per tale delitto e per quello degli Scopeti».
Concludiamo questa terza puntata del Mostro di Firenze con l’informativa finale a firma di Michele Giuttari, il super-poliziotto che per anni ha dato la caccia al Mostro e che oggi collabora con Giallo. Scrisse Giuttari: «È certo che, subito dopo la notizia delle vittime del “Mostro” agli Scopeti, e anche nei giorni successivi, la squadra mobile di Perugia svolse indagini sul “Mostro di Firenze”.
i delitti del mostro di firenze
E che in realtà proprio il Narducci fosse l’oggetto dell’indagine veniva comprovato dal fatto che l’8 ottobre (giorno della scomparsa) l’ispettore Luigi Napoleoni si era recato nuovamente a Foligno per indagini relative al duplice omicidio.
Il dato rigorosamente certo rimane pertanto il fatto che l’ispettore Napoleoni ancor prima della scomparsa del Narducci avesse collegato il medico alle indagini sul Mostro di Firenze. Napoleoni era andato a Firenze per rinvenire i reperti umani asportati alle vittime e custoditi in un appartamento in uso al Narducci, del quale ricordava soltanto l’esistenza di un corridoio lungo e che con tutta probabilità si trovava nella zona vecchia di Firenze».
Come mai del presunto ritrovamento di questi reperti, che avrebbe rappresentato una svolta nell’inchiesta, non vi è traccia ufficiale? Lo abbiamo chiesto proprio a Michele Giuttari, che ci ha risposto: «L’esistenza di questo appartamento in uso a Narducci e della presenza al suo interno di resti umani appartenenti alle vittime del Mostro era frutto di voci. L’appartamento non fu mai individuato. Lo stesso ispettore Napoleoni, che ora è morto, ci riferì a riguardo notizie confuse». L’ennesimo mistero di uno dei più inquietanti gialli della storia italiana.
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