il premier indiano modi si vaccina

TUTTI I MODI VENGONO AL PETTINE - L'INDIA DEL PREMIER, NARENDRA MODI, CHIUDE I RUBINETTI DI ASTRAZENECA AL MONDO DOPO 103 MILA INFEZIONI IN UN GIORNO: LE CONSEGNE DEI VACCINI DEL PIANO COVAX PER I PAESI PIÙ POVERI SONO FERME AL 2% - NELLA PANDEMIA NESSUNO È AL SICURO FINCHÉ GLI ALTRI NON LO SONO: SECONDO I VIROLOGI ABBIAMO UN ANNO DI TEMPO PER VINCERE LA PANDEMIA "O DOMINERANNO NUOVE VARIANTI"

Letizia Tortello per "La Stampa"

 

coronavirus india 7

Centotremila infezioni in ventiquattr'ore e l'India, che ieri ha vissuto il giorno più nero dall'inizio della pandemia, chiude i rubinetti di AstraZeneca al mondo. Lo stop del governo di Narendra Modi manda in tilt i programmi per l'immunizzazione globale.

 

Con ritardi di settimane e il rischio di vanificare gli sforzi per combattere il nuovo coronavirus prima che subentrino varianti aggressive e resistenti.

 

narendra modi

Il blocco riguarda l'Europa e anche gli Stati del programma Covax, l'alleanza guidata dall'Oms con Cepi e Gavi Alliance (partnership pubblico-privata) per distribuire il farmaco anti-Covid in 92 Stati del secondo e terzo mondo. Appena partito, il piano si è già fermato.

 

Solo 36 milioni di dosi su 2 miliardi previste entro fine maggio, cioè l'1,8% del totale, sono state distribuite finora. I Paesi che le ricevono, dal Sudamerica al Sudest asiatico, all'Africa, contano più della metà della popolazione mondiale, 4 miliardi di persone.

 

L'obiettivo è dare la possibilità a molti governi che non comprerebbero il vaccino di proteggere almeno la popolazione più bisognosa e anziana.

 

narendra modi fa yoga

Da dove arrivano i vaccini Covax si approvvigiona da due fornitori: il Serum Institute, il più grande produttore di vaccini mondiali che ha sede in India e ha stipulato un contratto esclusivo con AstraZeneca, e in misura minore dalla sudcoreana Sk Bioscience.

 

Ma l'India venti giorni fa ha interrotto le esportazioni, scegliendo la linea del nazionalismo vaccinale per immunizzare 300 milioni di persone per fine luglio. Nella pandemia nessuno è al sicuro finché gli altri non lo sono.

 

COVAX

Lo ha detto Papa Francesco nel messaggio di Pasqua: «Nello spirito di un internazionalismo dei vaccini, esorto la comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri».

 

Ogni mese di epidemia, dicono le stime dell'Fmi, costa all'economia globale 500 miliardi di dollari. Finora quasi un vaccino su due (45%) è andato ai Paesi ricchi, che rappresentano il 18% della popolazione del pianeta.

 

IL PREMIER INDIANO MODI SI VACCINA

All'Africa, che conta il 13%, è arrivato l'un per cento delle dosi prodotte. Una sperequazione che Covax dovrebbe ridurre. Ma dei dieci maggiori beneficiari, solo la Nigeria riesce a vaccinare più o meno secondo i piani. Indietro, ma non male anche Etiopia e Repubblica Democratica del Congo, mentre Pakistan, Egitto, Messico e Bangladesh restano al palo, anche per colpa delle inefficienze del fornitore sudcoreano.

 

Indonesia, Brasile e Filippine hanno ricevuto solo il 10% dell' impegno di consegna e si sono dovuti attrezzare per acquistare in autonomia dalla Cina. Seth Berkley, ceo di Gavi, si definisce «deluso» per i gravi ritardi che si prolungheranno «fino a fine aprile».

 

CONSEGNE PER IL PIANO COVAX

Matteo Villa, analista dell'Ispi, spiega che «è normale nei primi mesi di vaccino che le dosi vadano agli Stati più ricchi, dove vive la popolazione più anziana. L'obiettivo è abbattere la letalità».

 

In Europa l'età media è 46 anni, in Africa subsahariana 18; in Italia, l'8% della popolazione ha più di 80 anni, in India l'1%, in Messico l'1,6, in Africa lo 0,4. Però, aggiungono dall'Ispi, «la diseguaglianza nella distribuzione col passare dei mesi sarà un grande rischio, perché se il virus continua a circolare dove ha più probabilità di sopravvivere (nei Paesi più giovani), questo lo rafforzerà con le mutazioni».

 

CONSEGNE COVAX

Lo dice e un'indagine di People's Vaccine Alliance che ha interpellato 77 virologi: «Abbiamo al massimo un anno per non vanificare l'efficacia dei vaccini di prima generazione e contenere le varianti».

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