RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Stefano Ciavatta per artribune.com
A Trastevere, nella parte altomedievale, sotto l’Arco dei Tolomei, un piccolo sottopassaggio a libero transito, resta traccia di un orinatoio attivo fino agli anni 70.
Una formula di servizio pubblico all’aperto, su strada, che da tempo non è più sostenibile, risalente alla città umbertina.
Eppure, l’ombra dell’arco è ancora tappa fissa per i bisogni di chi capita, alternativa rapida rispetto alla ricerca tortuosa e affollata di toilette private di bar, ristoranti e locali del rione, concesse con tono di favore, se non di ostilità. Meglio bussare ad alberghi e fast food, ma il problema resta. “A Trastevere se non pisci per strada non sei nessuno” mi dice sconsolato un residente, e può valere anche per altri quartieri come l’Esquilino.
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Il punto però non è l’anno santo o il turismo. Possibile che il gabinetto sia ancora un tabù nella città devota ai sensi della gola e dallo stomaco largo, Roma città asporta, stimolata da uno smodato consumo di cibo e bevande? Ovunque qui puoi trovare l’acqua di un nasone solitario, a me capitò ai margini degli sterminati campi della Cecchignola militare, ma non un bagno. Che fine ha fatto la logica idraulica? Esiste una offerta pubblica per l’urgenza fisiologica? Quanti sono i bagni pubblici di Roma, spazi indispensabili all’igiene della città, e dove?
runner fanno pipi sulle mura a roma
Sul sito del Comune l’ultima lista aggiornata conta sedici bagni: 8 pubblici fissi + 8 segnalati dalla applicazione P.stop. Al Parco Schuster della Basilica di San Paolo. Piazza Adriana a Castel S.Angelo. Largo di Porta Cavalleggeri. Passeggiata di Ripetta. Piazza del Colosseo. Piazza Del Risorgimento. Piazzale Garibaldi sul Gianicolo. Alla salita del Pincio di Villa Borghese. Dopo averla scaricata, P.Stop ne segnala tre in più: piazza di Spagna, via Zanardelli, piazza Sonnino, piazza dell’Esquilino, via XX Settembre, largo di villa Peretti, piazza Santa Maria Liberatrice, piazza della città leonina, piazza di Porta San Giovanni, via Carlo Felice. piazza di Porta maggiore. Per tutti costo di € 1.20 a persona.
Roma Capitale e i Vespasiani
A giugno la giunta ha approvato il progetto “di ristrutturazione della gran parte delle 25 strutture (per un totale di 120 bagni pubblici) in gestione a Roma Capitale” nei punti strategici della città turistica, in chiave Giubileo. Nel comunicato si menzionano anche Villa Pamphilj, Villa Ada, Circo Massimo, via Fortifiocca al Tuscolano, Villa Paganini sulla Nomentana. L’elenco comunale sembra quindi più lungo, quanti ne sono esattamente? Intanto una certezza che vale per tutti: se la metro chiude alle 21 salvo due giorni alle 1,30, i bagni pubblici chiudono ancora prima. Da aprile a settembre dalle ore 10 alle 19, da ottobre a marzo dalle ore 9 alle 18. È la prima falla del sistema.
Quella dei gabinetti pubblici nella Roma post-unitaria è una storia travagliata e moderna. Dal 1880 sono state costruite centinaia di latrine, orinatoi e quei vespasiani a due ingressi, con la protezione intorno, in chioschetti in ferro battuto liberty o anonime edicole in cemento, alcuni sopravvissuti fino all’estate 1992 quando vennero demoliti gli ultimi dieci dinosauri tra Prati e centro storico.
Ho fatto in tempo a vederli in funzione, parte integrante del paesaggio del lungotevere ma terra di nessuno. Lo scrittore Giorgio Manganelli, che abitava sul lungotevere, li definì “dispettosi e torvi lazzaretti cui non oserei abbandonare la mia orfana orina”. Nella sostanza, luoghi pensati solo per una fruizione al maschile.
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Poi è stata la volta dei gabinetti al coperto, in muratura, interrati. Il numero è calato ma sono aumentate le esigenze, i flussi e i problemi. Nella “Guida ai piaceri di Roma” di Finaldi (Sugar, 1971) i gabinetti pubblici del centro vengono recensiti per la prima volta. Promossi piazza dei Cinquecento, “nel sottosuolo dei giardini delle terme di Diocleziano”, e piazza San Silvestro, ”frequentatissimo, chiude alle 23”, entrambi custoditi e vigilati.
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I gabinetti pubblici sono stati oggetto di polemiche e inchieste. Nel 1985, con un flusso turistico annuale di 15 milioni di presenze, risultavano 71 bagni di cui 43 funzionanti e 28 inattivi. Il Corriere scoprì che “funzionavano a stento una trentina”, “nella maggior parte in maniera pietosa”, “bagni chiusi con poche persone che si fanno la chiave e li usano come servizi personali”. Nel 1992 il numero scende a 55 “di cui 35 chiusi”. L’esperimento dei bagni autopulenti fallisce per il sabotaggio di vandali e accattoni. Fortini impenetrabili, chi è mai riuscito a entrarci?
In vista del Giubileo l’ACoS pubblica nel 2023 un report apocalittico su 70 servizi igienici in zone ad alta vocazione turistica. 10 automatizzati ex AMA, 8 in muratura, 7 nei parchi pubblici, 11 P.STOP più la toilette del PIT ai Fori. 20 bagni di stazioni del trasporto pubblico su ferro, 13 di mercati rionali.
Riassumendo: “Il decoro dei servizi non è adeguato a normali standard di fruizione, vetustà delle strutture, poca manutenzione e scadente pulizia”, “il numero di bagni non è sufficiente” “la gestione è parcellizzata, manca una sezione dedicata sul sito e una mappa delle toilette”. “Il 24% sono parsi abbandonati, nel 14% erano chiusi”, “quelli automatizzati ex Ama sono in stato di abbandono”, “non puliti il 50% dei bagni in muratura, il 46% dei mercati e il 40% delle stazioni”. E la chicca finale: “Lo scopino pulisci tazza è stato trovato solo nel 55% dei bagni”.
Il numero esatto di bagni pubblici di Roma resta insondabile. il 19 novembre è il World Toilet Day, la giornata mondiale della toilette, per richiamare l’attenzione sulla grave situazione dei 2,5 miliardi di persone che non hanno accesso ai bagni. Chiediamo asilo.
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