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"DAREMO SERENITA' E FAREMO DEL NOSTRO MEGLIO PER MIGLIORARE LA VITA DELLE PERSONE" - IL MULLAH BARADAR AKHUND, DAL PALAZZO PRESIDENZIALE DI KABUL, PARLA ALLA NAZIONE - IL PRESIDENTE ASHRAF GHANI, FUGGITO IN UZBEKISTAN, ACCUSATO DI VIGLIACCHERIA DALL'EX MINISTRO DELLA DIFESA: "CI HANNO LEGATO LE MANI DIETRO LA SCHIENA E VENDUTO LA NOSTRA PATRIA. MALEDETTO IL RICCONE E LA SUA GANG"
Da Ansa.it
AFGHANISTAN: NUOVO VIDEO TALEBANI PROMETTE 'SERENITÀ'
I talebani che hanno preso il potere a Kabul hanno lanciato un nuovo video in cui il vicecapo promette «serenità» alla nazione e di occuparsi dei bisogni della gente. «Questa è l'ora della prova. Noi forniremo i servizi alla nostra nazione, daremo serenità alla nazione intera e faremo del nostro meglio per migliorare la vita delle persone», dice nel video, citato dalla Bbc, il mullah Baradar Akhund seduto nel palazzo presidenziale circondato da miliziani armati. «Il modo in cui siamo arrivati era inatteso e abbiamo raggiunto questa posizione che non ci aspettavamo», dice ancora Akhund.
AFGHANISTAN: GHANI SUBISSATO DA CRITICHE PER LA SUA 'FUGA'
Poche ore dopo aver annunciato la sua fuga, giustificata su Facebook dall'intenzione di «evitare un bagno di sangue», il presidente afghano, Ashraf Ghani, è stato subissato dalle critiche sui social, in cui viene accusato di vigliaccheria, di un gesto egoista e sconsiderato e «antipatriottico», mentre l'Afghanistan cadeva nelle mani dei talebani.
Fra i maggiori critici, il suo ministro della Difesa, Bismillah Khan Mohammadi, che su Twitter - scrive Bbc - sbotta: «Ci hanno legato le mani dietro alla schiena e venduto la nostra patria. Maledetto sia il riccone e la sua gang», riferendosi a Ghani. Ma la fuga del presidente, che sarebbe riparato in Uzbekistan, forse via Tagikistan, viene considerata dai critici solo come la «ciliegina sulla torta», dopo aver lasciato - si afferma - che la corruzione dilagasse, che l'esercito lo abbandonasse e dopo aver fallito nel contenere e nel trattare coi talebani.
Un corrispondente del New York Times a Kabul, Sharif Hassan, scrive che «gli afghani non perdoneranno mai Ghani e i suoi due leccapiedi, Mohib e Fazly», riferendosi ai suoi due principali consiglieri.
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