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Giovanni Caprara per il "Corriere della Sera"
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Quattro italiani inizieranno presto le loro prove generali di vita su Marte. Il 10 aprile varcheranno la soglia della «Mars desert research station», nel deserto americano dello Utah, rimanendo isolati da tutto mentre le giornate scorreranno con una tabella di marcia analoga a quella che affronteranno i futuri esploratori del Pianeta Rosso.
«La prospettiva mi ispira perché la strada è ormai tracciata e presto arriveremo su Marte» commenta Luca Rossettini, 46 anni, ingegnere aerospaziale milanese che dopo varie esperienze negli Usa, tra cui al centro di ricerca Ames della Nasa in California, è rientrato in Italia dimostrando che si poteva svolgere un lavoro spaziale anche nel nostro Paese creando la società D-Orbit e producendo un vettore trasportatore di nanosatelliti.
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La sua partecipazione in questo caso è dedicata al collaudo di un sistema di purificazione dell'aria per veicoli cosmici. Rossettini fa parte di un equipaggio di sei volontari, su una ventina di candidati di vari Paesi, che la privata Mars Society statunitense ha selezionato con la Mars Planet italiana. Il programma si chiama Smops (Space medicine operations) e ha il patrocinio dell'Agenzia spaziale italiana. Oltre ai quattro italiani fanno parte del gruppo un francese e una ricercatrice-medico canadese.
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Fino al 23 aprile svilupperanno tecnologie per garantire il benessere umano nelle future imprese spaziali, con un occhio alle eventuali applicazioni terrestri. La stazione è stata creata dalla Mars Society nel 2001 ed è formata da un abitacolo su due piani, dove i volontari vivono e lavorano, più due osservatori per l'astronomia e la sostenibilità ambientale. «Il mio compito sarà in particolare la verifica delle tute da usare nelle attività esterne», spiega Paolo Guardabasso, 30 anni, siciliano e dottorando all'Istituto superiore di Aeronautica e dello spazio di Tolosa.
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A Simone Paternostro, romano, esperto di telecomunicazioni all'Agenzia spaziale europea, toccherà la sperimentazione di un dispositivo per analizzare la variazione dell'olfatto, coltiverà piante e, uscendo, indagherà la presenza di Dna nelle rocce. L'architetto spaziale pugliese Vittorio Netti governerà un drone con il quale mapperà la zona effettuando anche una simulazione di emergenza.
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