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SENZA IGNOBEL E SENZA GLORIA – IL DOPPIO PREMIO PER LA LETTERATURA LASCIA SCONTENTI I FAUTORI DELLA RIVOLUZIONE DOPO LO SCANDALO SESSUALE NELLA SVENSKA AKADEMIEN – NON SOLO PERCHÉ SI VOLEVA CHE VENISSE ASSEGNATO A TUTTI I COSTI AD AUTORI NON EUROPEI, MA PER LA CONNOTAZIONE POLITICA CHE ACCOMPAGNA I PREMI: SE CON LA POLACCA OLGA TOKARCZUK E' STATA SCELTA L’EUROPA MULTIETNICA E DEI MIGRANTI, PETER HANDKE VIENE SDERENATO PER…(VIDEO)
Raffaella De Santis per “la Repubblica”
Nessun applauso, nessun brusio, solo un grande silenzio. Quando Mats Malm, il segretario permanente dell' Accademia ha annunciato i due vincitori, la polacca Olga Tokarczuk e l' austriaco Peter Handke, la platea, composta quest' anno prevalentemente da giornalisti, non ha reagito, sembrava imbalsamata.
Le attese forse erano troppe. Dopo lo scandalo sessuale che ha mandato in frantumi la Svenska Akademien, si sperava in un premio più trasgressivo e invece davanti, compassata e inaccessibile, c' era l' Accademia di sempre. Una rivoluzione mancata, nonostante l' eccezionalità di un' edizione che sommava due riconoscimenti, recuperando anche quello cancellato nel 2018. In altri anni c' erano stati fischi e applausi. Quando fu pronunciato il nome di Bob Dylan la risposta fu chiassosa, tra entusiasti e arrabbiati.
«Una situazione come quella di oggi non si era mai vista. Prima entravano le scolaresche, dove ora è seduta solo la stampa c' erano anche persone comuni », dice Björn Wiman, giornalista del Dagens Nyheter, il primo quotidiano svedese a raccontare lo scandalo sessuale che ha travolto il Nobel.
Ieri il rituale è stato quello di sempre, ma ogni gesto pareva immerso in una vasca di acqua. Una sinfonia di Beethoven in filodiffusione non addolciva la tensione. Malgrado la musica, la fastosa stanza dell' Accademia, addobbata di candelabri e stucchi dorati, ricordava una sala d' aspetto. Quando i membri del Comitato Nobel, cioè coloro che hanno scelto candidati e vincitori, si sono schierati spalle al muro, è stato chiaro che il gelo non si sarebbe sciolto.
Nel Comitato quest' anno sono entrati cinque esperti esterni, età media 47 anni, un bel salto generazionale rispetto ai 75 dei vecchi accademici.
Sulla pedana, a fianco a un lupo consumato come lo scrittore Per Wästberg, c' erano tre rappresentanti del nuovo corso: la critica letteraria e giornalista Rebecka Kärde, classe 1991, Mikaela Blomqvist, nata nel 1987, anche lei studiosa di letteratura, e Henrik Petersen, 46 anni, il più anziano dei tre.
Sono perlopiù rimasti zitti, limitandosi a dire che mai avevano letto così tanto e che la decisione ha trovato tutti d' accordo. Ma, al di là della indiscutibile qualità letteraria dei premiati, la loro zampata sulle nomine non si è vista.
La verità è che ci si aspettava un nome extraeuropeo. Si pensava che la vecchia Europa avrebbe incoronato altre culture. Così aveva lasciato trapelare Anders Olsson, presidente del Comitato, in una dichiarazione della vigilia. Oggi Olsson corregge il tiro: «Nella shortlist c' erano in effetti diversi scrittori non europei. Vedremo il prossimo anno. Il solo criterio che abbiamo seguito è letterario».
Probabilmente la scelta dei vincitori è stata combattuta fino alle ultime ore. Chissà se la caraibica Maryse Condé, data dai bookmaker come favorita, non sia stata trombata sulla linea del traguardo. Il significato politico del premio a Olga Tokarczuk è chiaro: con lei si sceglie un' altra Europa, quella multietnica, dei migranti, antitetica ai nazionalismi che stanno prendendo piede in Polonia. Detta con il linguaggio degli accademici: «Con passione enciclopedica rappresenta il superamento dei confini come forma di vita».
Ma è su Peter Handke che si è scatenata la bagarre. La motivazione del premio non tocca direttamente questioni politiche: «Con la sua ingegnosità linguistica ha esplorato la periferia e la specificità dell' esperienza umana». Il problema è la controversa posizione filoserba tenuta da Handke in passato.
«L' Accademia ha fatto una figuraccia imperdonabile», si è affrettata a dichiarare la critica letteraria Ingrid Elam. Per Victor Malm dell' Expressen, nominare Handke «è come dare un premio a Ezra Pound dopo la seconda guerra mondiale ». Sarcastica Eva Beckman giornalista della tv svedese: «Credevo che Handke fosse da tempo fuori gioco». David Lagercrantz parla addirittura di una «scelta vigliacca».
Salman Rushdie ha twittato contro la decisione e le "idiozie" di Handke.
E così anche il Pen America, l' organizzazione che difende la libertà di espressione attraverso la letteratura negli Stati Uniti. Poche le voci fuori dal coro. Una è quella della scrittrice Ingrid Carlberg: «L' Accademia è di nuovo in pista. Mostra di non aver perso il proprio coraggio, di non seguire vie facili. Persiste nel premiare la letteratura eccellente. È la prova della loro forza e indipendenza».
Sulla stessa linea Karl Ove Knausgård: «Sono contento del premio a Handke, non credevo lo avrebbe mai avuto. Fantastico». Per capire l' impatto del Nobel basta un dato. A poche ore dall' annuncio i libri di Olga Tokarczuk sono schizzati al primo posto sul sito Adlibris, quelli di Handke vanno più a rilento.
La scrittrice polacca è appena entrata a far parte della grande scuderia editoriale Bonnier, dopo essere stata per anni con un piccolo editore. Polemiche a parte, l' Accademia svedese ha giocato uno dei suoi tiri: ha sorpreso tutti rimanendo sé stessa.
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