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“IL PIANO DI PACE? IL GENOCIDIO CONTINUA” - DA FRANCESCA ALBANESE, CHE CHIAMA IN CORREITÀ ANCHE L’ITALIA CHE HA PRESTATO ARMI A NETANYAHU, A RULA JEABREAL, I PRO PAL CONTESTANO LA TREGUA A GAZA - LA GIORNALISTA CHE HA SCRITTO UN LIBRO (“GENOCIDIO”) È CONVINTA CHE “IL CESSATE IL FUOCO A GAZA NON REGGERÀ”, CHE “ISRAELE NON VUOLE LA PACE MA IL DOMINIO”, E CHE IL PIANO TRUMP-NETANYAHU SIA DI FATTO CARTA STRACCIA - LA CORSA AL DISTINGUO NON SI ESAURISCE. IL PD È LACERATO TRA LA MAGGIORANZA ANTI-TRUMP E L’ALA RIFORMISTA CHE NE RICONOSCE I MERITI SU GAZA, I CINQUESTELLE...
Tommaso Labate per corriere.it - Estratti
«Porto il dolore di un popolo che viene martoriato dalle bombe. E io ora ho il timore che la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare». Come ogni movimento, anche questo ha una linea politica, una visione d’insieme, un comandamento numero uno.
FRANCESCA ALBANESE ALLA MARCIA PER LA PACE DI ASSISI 2025
Nel caso in questione, quello della mastodontica macchina d’opinione identificata nella sigla «Pro Pal» che continua a macinare chilometri di dibattito anche dopo gli accordi di Sharm el-Sheikh e il cessate il fuoco a Gaza, la tesi di fondo l’ha impressa nei taccuini dei cronisti Francesca Albanese durante la marcia Perugia-Assisi, che si svolgeva praticamente in contemporanea con gli ultimi passi dell’accordo voluto da Donald Trump.
A due settimane esatte dal piano sottoscritto in Egitto, dal cessate il fuoco, dal ritorno degli ostaggi israeliani a Tel Aviv e da quello dei prigionieri palestinesi verso Gaza, l’orologio di un pezzo del movimento Pro Pal sembra rimasto fermo alle fasi più drammatiche del conflitto.
francesca albanese festival di fanpage
(...) Per loro no, c’è ancora margine per tessere una tela dialettica partendo dall’assunto – messo a verbale dalla relatrice speciale dell’Onu per Gaza – che la pace non è altro che il secondo tempo del genocidio. Muovendo alla certezza, insomma, che «la parola pace completerà ciò che il genocidio non è riuscito a fare».
La corsa al distinguo abbraccia un pezzo di centrosinistra, che mostra plasticamente facce e volti nei tanti che occupano le scuole gridando «Palestina libera», nei tantissimi che sabato scorso hanno sfilato con la bandiera palestinese al corteo promosso dalla Cgil di Maurizio Landini contro la manovra economica del governo Meloni.
Tra i testimonial, che macinano interazioni sui social network, la giornalista Rula Jebreal, convinta che «il cessate il fuoco a Gaza non reggerà», che «Israele non vuole la pace ma il dominio», che il piano Trump-Netanyahu sia di fatto carta straccia. Perché, ha scritto sui social qualche giorno fa, «Trump promette che il genocidio è finito mentre Netanyahu afferma che il piano è una farsa».
Ieri Jebreal ha presentato il suo ultimo libro (il titolo è Genocidio, l’editore Piemme) a Montecitorio insieme a Sigfrido Ranucci, che ha raccontato delle pressioni subite quando ha voluto usare la parola «genocidio» a Report, e a Giuseppe Conte.
Il cortocircuito che attraversa il mondo del centrosinistra ai tempi del cessate il fuoco è stato sintetizzato dall’intervento dell’ex presidente del Consiglio, stretto tra il pezzo di opinione pubblica che preme perché sia «fatta giustizia a Gaza» e la parte pentastellata meno distante delle onde radio di Trump, che ai tempi dei governi gialloverde e giallorosso era per Palazzo Chigi molto di più che una sponda. «Oggi dobbiamo augurarci e lavorare perché i responsabili del genocidio siano assicurati alla giustizia», ha scandito il presidente del Cinquestelle.
Ma il piano di pace no, quello non si tocca. Perché, ha aggiunto, «il processo di pacificazione ce lo teniamo stretto con la consapevolezza che dobbiamo mobilitarci per tutelare i diritti della popolazione palestinese».
Un pezzo del mondo pro Pal va quindi avanti come se nulla fosse, come se gli accordi di Sharm el-Sheikh non ci fossero stati, come se la pace fosse il secondo tempo della guerra. Perché, come ha scritto Francesca Albanese nel nuovo report pubblicato dall’Onu dal titolo «Genocidio di Gaza: un crimine collettivo», c’è anche il tema della chiamata in correità degli «Stati terzi» (nel documento è citata anche l’Italia) che hanno prestato fianco (e armi) a Netanyahu.
La corsa al distinguo non si esaurisce. Il Pd è lacerato tra la maggioranza anti-Trump e l’ala riformista che ne riconosce i meriti, il Cinquestelle abbraccia entrambe le opzioni. E la ruota non smette di girare. Mai.
FRANCESCA ALBANESE
RULA JEBREAL - GENOCIDIO - COPERTINA
RULA JEBREAL - LE RIBELLI CHE STANNO CAMBIANDO IL MONDO
giuseppe conte rula jebreal sigfrido ranucci (2)
rula jebreal (6)
francesca albanese rula jebreal
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