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“ERAVAMO MOLTO GELOSI DELLA NOSTRA PRIVACY. C’ERANO CERTE COSE CHE NESSUN ALTRO DOVEVA VEDERE...” - IMAN RICORDA DAVID BOWIE, IN OCCASIONE DEL 75ESIMO COMPLEANNO DEL MARITO (E IL SESTO ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA): "NEL PRIVATO ERA UNA MARITO VECCHIO STILE. CONCORDAVAMO CHE LA VITA DEVE ESSERE VISSUTA CON UNO SCOPO" - IMAN HA CREATO UN PROFUMO ISPIRATO ALLA LORO RELAZIONE, CHIAMATO “LOVE MEMOIR”: “IL MIO MODO PER ELABORARE IL LUTTO”

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Guy Trebay per https://www.repubblica.it

 

Per anni la gente ha cercato di dedurre in quale punto esatto dei monti Catskill, nell’Est degli Stati Uniti, si fossero rintanati la supermodella Iman e suo marito David Bowie, il luogo dove sono state sparse, a quel che si dice, le ceneri del cantante. Nessuno è mai riuscito a trovarlo. Perfino adesso sono pochi, a Woodstock, a sapere dove si trovi esattamente la proprietà, anche se non è lontana dal leggendario paesino che Bowie, da sofisticato uomo di città quale era, derise in occasione della sua prima visita nel 2002, definendola «graziosa oltre ogni dire».

 

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Ma quando, alcuni anni dopo, mentre registrava un album in uno studio da quelle parti, si imbatté nell’annuncio immobiliare di una casa in montagna con panorami quasi immutati dai tempi in cui li descrisse James Fenimore Cooper, la leggenda del rock vide nel paesaggio qualcosa di più: una via di fuga dalla fama. «Io e David eravamo tutti e due molto gelosi della nostra privacy», mi dice Iman in un pomeriggio di metà ottobre. 

 

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«C’erano certe cose che nessun altro doveva vedere», spiega una donna che come suo marito ha passato la parte migliore della propria vita sotto un microscopio. «La nostra casa, la nostra stanza da letto, nostra figlia sono sempre state off limits». Una volta che lo fai per qualcuno, «ti tocca farlo per tutti», dice alludendo a quelle pubblicazioni che hanno sparato sulle loro pagine le foto degli interni di varie residenze di David Bowie, anche se solo dopo che quest’ultimo, che era un abile uomo d’affari, le aveva messe in vendita e si era trasferito altrove.

 

 Siamo seduti su una panchetta in pelle al Polo Bar, il locale ultraesclusivo di Ralph Lauren nel centro di New York, in occasione del lancio del primo progetto di Iman dopo la morte di David Bowie. Si chiama Love Memoir, ed è il profumo ispirato alla loro relazione, durata quasi venticinque anni. 

 

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«Quando ho conosciuto David, avevamo tutti e due carriere di successo e relazioni alle spalle», dice Iman, all’anagrafe Iman Abdulmajid, oggi 66enne. Lei aveva 35 anni e David Bowie 43. «Sapevamo che cosa volevamo uno dall’altra», continua in quel modo schietto che è il suo marchio di fabbrica. Quello che volevano, racconta, era prima di tutto un rifugio dal pubblico, perennemente a caccia dei detriti emotivi delle celebrità. 

 

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Volevano anche allontanarsi dallo scompiglio psichico delle loro mitologie. In contrasto con il suo personaggio camaleontico e accuratamente costruito, il suo status di superstar e la sua ipertrofica presenza pubblica, David Bowie in privato era introspettivo e, come dice Iman, un marito vecchio stile, così viziato dalle abilità domestiche di lei («faccio un pollo allo spiedo super-super-super delizioso») che dopo il matrimonio le capitava di rado di riuscire a mangiare in un ristorante.

 

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Dal loro primo incontro, riconobbero l’uno nell’altra qualcosa di speciale e fidato. «Io conosco la mia identità e David conosceva la sua», spiega Iman. «Concordavamo tutti e due sul fatto che la vita dev’essere vissuta con uno scopo». Entrambi avevano un carattere risoluto e le idee molto chiare, dice. 

 

«Eravamo concentrati l’una sull’altro, su quello che ci apparteneva e su nostra figlia», continua riferendosi ad Alexandria Zahra Jones (Jones è il vero cognome di Bowie), conosciuta come Lexi. «Ci proteggevamo a vicenda». Ed è sorprendente quanto siano riusciti ad avere una vita più o meno normale. Passavano la maggior parte del tempo nascosti in bella vista nel centro di Manhattan. «Abbiamo scoperto che i paparazzi sono un po’ pigri da queste parti», dice, a differenza di Londra, dove una breve incursione per cercare casa si era trasformata in una fuga continua.

 

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Casa era un appartamento vicino al Puck Building a SoHo, che Iman ha venduto di recente. «Ero io e basta in quel posto enorme, ed era così triste starmene lì con i ricordi a ciabattare per casa», dice. Sempre più spesso nell’ultimo decennio, e per buona parte della malattia di Bowie, Iman e David si ritiravano nella loro tenuta in montagna. 

 

È lì che Iman si è rintanata dopo che lui è morto di cancro al fegato il 10 gennaio 2016. Ed è stato lì, in solitudine, che ha scoperto di essere in grado di elaborare il lutto. «Non vedevo nessuno», ricorda, con l’eccezione di sua figlia e dell’agente di moda e attivista Bethann Hardison. Iman cucinava. E passeggiava nei boschi. Inaspettatamente ha cominciato a costruire tumuli di pietre. 

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In molte culture, nel corso della storia, la gente ha accumulato pietre una sopra l’altra per segnare i sentieri, per consacrare luoghi o come atto meditativo. «Rinchiudermi è stato un bene, a Manhattan non avevo spazio per lasciarmi andare al dolore. Ho cominciato a fare un tumulo ogni giorno, a vivere i ricordi con più gioia. E pian piano è diventato meno doloroso per me vedere questi meravigliosi tramonti senza pensare: “Devo farlo vedere a David”».

 

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L’idea di creare un profumo si è evoluta in modo graduale durante l’isolamento, dice. «Lavoro nel settore della bellezza dal 1994 e non ho mai creato un profumo». Ogni cultura ha i suoi rituali di commemorazione: accendere candele, costruire altari, bruciare incenso, intrecciare capelli. Iman si è ritrovata a indossare il profumo del marito, una fragranza asciutta, schietta e vagamente legnosa di un’erba da campo originaria dell’Asia meridionale, nota come vetiver. 

 

Così la fragranza che ha ideato «intreccia i ricordi della vita condivisi con David», dice. La scia inebriante di Love Memoir mischia rosa, bergamotto e vetiver, ed è racchiusa in due pietre sovrapposte di vetro ambrato e oro battuto. «Il mio modo per elaborare il lutto e scendere a patti con la nostalgia».

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Affascinanti, sorridenti, abbracciati: così si presentavano sui red carpet e agli eventi mondani il geniale artista britannico e la supermodella somala (ora imprenditrice beauty). "Non mi sposerò mai più, David rimarrà per sempre mio marito", ha dichiarato Iman dopo la scomparsa del suo compagno di vita nel 2016. Ripercorriamo la storia del loro amore, iniziata nel 1990, attraverso le immagini più belle della coppia

 

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E dunque il duca bianco, David Bowie, aveva l’odore aspro del vetiver. E a sei anni dalla sua morte sua moglie Iman – la top model somala amata al primo sguardo, figlia d’ambasciatore e laureata in scienze politiche – lo evoca con un profumo che rappresenta “la sua essenza”. Cedendo anche lei, d’altronde già alla guida dell’azienda di cosmetici Iman Cosmetics – specializzata in prodotti per afroamericane – alla moda di creare fragranze così tipica di quello star system da cui pure si è sempre tenuta lontana. 

 

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Un evento unico, assicura: dopo Love Memoir, memoria d’amore, non ci sarà un altro profumo in catalogo. E pazienza se non tutti i fan di Bowie l’hanno presa bene. Scandalizzati dalla commercializzazione di un “segreto” così impalpabile e privato. Eppure l’odore, si sa – e lo ha dimostrato un celebre esperimento compiuto nel 1994, dal biologo Claus Wedekind – è alla base della nostra attrazione sessuale. E perdere l’essenza di qualcuno fa parte del trauma del lutto.

 

Non è raro che le vedove – e chi vi scrive ne sa qualcosa – proprio come Iman inizino a indossare la fragranza del marito perduto. Nutrendo l’illusione che sia possibile ritrovare la presenza di chi non c’è più. In una coppia celebre e schiva come quella dei coniugi Jones (il vero cognome di Bowie) amore e business si sono d’altronde sempre intrecciati. E allora che Iman risvegli (o inventi per necessità commerciali) il profumo dell’amato, che importa? Il Duca Bianco è morto. Evviva l’essenza del Duca.

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