DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Rampini per “La Repubblica”
Gli elettori della California hanno avuto ragione. Votando sì a un referendum che riduceva le pene su una serie di reati minori, tra cui il consumo di droghe (anche illegali), hanno ottenuto esattamente il risultato voluto: sono crollati gli arresti, la popolazione carceraria ha cominciato a scendere, si è alleggerito il lavoro della polizia e dei tribunali.
I dati sono usciti ieri, due anni dopo la vittoria dei sì alla Proposition 47, il referendum che riduceva le sanzioni su un lungo elenco di reati.
Tutti reati non violenti, tra cui i furti nei negozi purché il valore della merce rubata sia inferiore a 950 dollari, o l' emissione di assegni scoperti sempre sotto i 950 dollari. Tra i reati le cui pene sono state alleggerite sostanzialmente, c' è il consumo di ogni sorta di droghe: la marijuana essendo già largamente liberalizzata, si tratta di altre droghe. Il solo fatto che le pene siano state drasticamente ridotte, è un messaggio che la polizia della California ha colto senza esitazione: riducendo denunce e arresti per quei reati, e dedicandosi ad altro.
Il bilancio complessivo è impressionante: l' insieme degli arresti è crollato del 28,5% l' anno scorso. In numero assoluto si tratta di 52.000 arresti in meno, il dato più basso da quando la polizia californiana ha cominciato a tenere queste statistiche nel 1960. Una svolta che viene considerata benefica anche da chi non sosteneva necessariamente il referendum.
La California, come quasi tutti gli Stati Usa, soffre di un eccesso di popolazione carceraria e tutto ciò che può contribuire a ridurla è benvenuto. La singola tipologia di reati che ha dato il contributo maggiore a questa svolta, è quella legata alle droghe: 22.000 arresti in meno l' anno scorso.
dispensario medico in california
Il presidente dell' associazione degli sceriffi della California, Donny Youngblood, parla perciò di una «depenalizzazione di fatto delle droghe». Non mancano le voci critiche ai vertici delle forze dell' ordine. Un altro dirigente locale, Ken Corney che è il capo della polizia di Ventura County e presiede l' associazione dei capi di polizia, parla di «inevitabile aumento del consumo di droghe, che ben presto si tradurrà in un aumento di altri reati».
Qualche segnale sembra confermare questi timori. Il dipartimento di Giustizia della California censisce un aumento dei «reati contro la proprietà privata » pari al 12% nel corso del 2015. Si tratta comunque di reati non violenti.
Un parere nettamente positivo è quello espresso dal direttore dell' associazione dei magistrati della California, Mark Zahner: «Le forze dell' ordine e la magistratura ora si concentrano sui criminali più pericolosi ».
La depenalizzazione de facto può avere ricadute collaterali anche sulla tensione razziale.
Gli arresti per reati minori, tipicamente proprio per il possesso e il consumo di droghe, tendono a colpire in modo sproporzionato i giovani maschi neri e ispanici, contribuendo per queste fasce etnico-demografiche ad un tasso di carcerazione molto superiore alla media. E questa è una delle questioni sollevate spesso dal movimento BlackLivesMatter.
La California, pur non avendo conosciuto di recente rivolte razziali paragonabili ad altre zone del paese, ha tuttavia alcuni epicentri di tensione come la città di Oakland sulla baia di San Francisco.
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