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1 - IL CALCIATORE MAROCCHINO: «L'11 SETTEMBRE? ERA PIÙ BELLO» E LO CACCIANO DALLA SQUADRA
Da “il Giornale”
Poi si è scusato, ha detto di essere stato «frainteso», ma non è bastato per giustificare le parole choc di un operaio di origini marocchine e (ormai ex) calciatore in una squadra di prima categoria a Rovigo, la Stientese. Un dilettante, nel calcio e nelle dichiarazioni su Facebook dove però la carica di insulti e di odio è stata così pesante da costargli il posto in campo: «Dodici sono pochi» ha scritto, riferendosi al massacro di Charlie Hebdo, lamentandosi che «neanche una foto con il sangue, forse muoiono di paura», e poi ancora: «Non mi piace perché è durato poco. Quello dell'11 settembre era più bello».
I suoi deliri non sono stati apprezzati. Lui forse si sarà anche divertito a scrivere certe frasi («Democratici del c... dove eravate quando Israele ha ammazzato in 25 giorni più di 600 bambini, siete voi i veri terroristi, siete voi che avete creato la prima guerra mondiale per soldi, la seconda guerra per soldi e adesso in Iraq, Libia, Egitto, Siria»), ma il risultato è che è stato allontanato dalla squadra.
Ora lui ridimensiona. «Sono distante dalle posizioni dei terroristi. Mia moglie non porta il velo e mia figlia frequenta un asilo gestito dalle suore». Spiega: «Mi riferivo alla risonanza mediatica che ha avuto la vicenda di Parigi». Il presidente della Stientese però è stato chiaro: «Non è più un nostro giocatore. Non voglio più vederlo».
2 - «SONO ORGOGLIOSO DI VOI» IN RETE I MESSAGGI CHOC DI SOSTEGNO AGLI ASSASSINI
Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
Rischia fino a cinque anni di galera. E 75 mila euro di multa. Perché quell’insieme di parole attaccate con il cancelletto all’inizio — #JeSuisKouachi, «sono Kouachi» — sono un’apologia di terrorismo. Anche se per via digitale. E così domani un trentenne di Strasburgo dovrà spiegare ai giudici perché si è congratulato su Facebook con i fratelli che hanno ammazzato dodici persone, decimato la redazione di Charlie Hebdo e tolto il fiato per molte ore a un intero Paese.
#JeSuisKouachi. #JeSuisCoulibaly. Gli hashtag della vergogna. E di sostegno per le «schegge impazzite». Iniziano a circolare non appena si scopre che i Kouachi sono braccati in una tipografia fuori Parigi. E quando Amedy Coulibaly irrompe in un supermercato kosher.
È tutto un congratularsi. Su Twitter, su Facebook. Persino su Instagram. In francese, soprattutto. Ma anche in inglese. In olandese. In arabo. «Tutti sostengono i nostri fratelli Kouachi: coraggio e che Allah vi protegga dagli infedeli», cinguetta @bint_AlDawla. «Sono musulmano e #JeSuisKouachi mi rappresenta», aggiungono altri.
Invocazioni religiose. Richiami al passato coloniale della Francia con tanto di foto in bianco e nero. Minacce a suon di «questo è soltanto l’inizio per l’Europa». Avvertimenti al Jyllands-Posten , il quotidiano danese che nel 2005 ha pubblicato alcune caricature su Maometto. E al politico olandese Geert Wilders. «Spero che la stessa sorte tocchi ai vignettisti danesi e al cane biondo olandese», scrive Abou Shaheed.
In poche ore #JeSuisKouachi spopola. «I tre mujaheddin francesi hanno portato felicità nei nostri cuori. Che Allah vi ricompensi». «Vi ricorderemo per sempre. L’Islam è orgoglioso di voi». «Venerdì è un grande giorno per morire». «Chi gioisce per la morte dei Kouachi sappia che noi amiamo la morte. Il martirio è immortale», aggiunge @khilafalgeria3. «In Francia migliaia di Kouachi aspettano soltanto che arrivi il loro momento», twitta @jadwtawhid. «Questo è un messaggio per quei cani della Francia», digita @andalus444.
amedy coulibaly con la balestra
C’è chi dedica un pensiero alla donna in fuga, Hayat Boumeddiene. Destinataria, pure lei, di messaggi di appoggio. Di preghiere.
Lo sdegno è quasi istantaneo. «Ma che aspetta Twitter a bloccare #JeSuisKouachi?», chiedono @Emilie_Gul e @SoGirlyBlog. «Si tratta di incitamento all’odio e al terrorismo». La piattaforma non interviene. Gli utenti sì. Al sito governativo francese internet-signalement.gouv.fr arrivano centinaia di segnalazioni. Bernard Cazeneuve, ministro dell’Interno, chiede all’autorità giudiziaria di valutare tutti i casi. C’è pure chi invoca l’aiuto di Anonymous, il gruppo di hacker che ha dichiarato guerra agli estremisti dopo l’assalto al settimanale satirico.
Ma in questo caso sono i numeri a riportare un briciolo di civiltà digitale. Secondo Topsy, motore di ricerca dei tweet, l’hashtag #JeSuisCharlie è stato usato più di quattro milioni di volte, #JeSuisKouachi circa 25 mila, #JeSuisCoulibaly poco meno di 500.
Anche in Italia qualcuno viene segnalato per frasi eccessive. Come A.M.H., operaio di origini marocchine da dodici anni nella provincia di Rovigo. «Dodici (morti, ndr ) sono pochi, poi neanche una foto con il sangue, forse muoiono di paura», commenta su Facebook. «Dove eravate quando Israele ha ammazzato in 25 giorni più di 600 bambini? Siete voi i veri terroristi». «Sono stato frainteso — chiarisce l’uomo —. Chi mi conosce sa come la penso. Mia moglie non porta il velo e mia figlia frequenta un asilo gestito dalle suore».
Eugenio Zanella, presidente della società di calcio Stientese dove gioca l’operaio, non vuole sentire ragioni e lo caccia. «Non voglio più vederlo — taglia corto —. Per me non esiste più. Lo pensavo diverso».
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