FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
Mentre i contagiati da coronavirus nel mondo viaggiano verso i 10 milioni, a New York sono stati costretti ad annullare la 50ª edizione della tradizionale maratona prevista per l'autunno (lo stesso ha fatto Berlino).
L'Organizzazione Mondiale della Sanità, per spiegare quanto la pandemia sia ancora lontana dal suo picco mondiale, ha fornito alcuni dati: se nel primo mese dell'irruzione nelle nostre vite di Sars-CoV-2 sono stati registrati 10 mila casi, negli ultimi 30 giorni sono stati 4 milioni.
Ma il mondo non è tutto uguale: i continenti si trovano in fasi assai differenti; chi qualche mese fa si sentiva al sicuro, oggi è allo stremo (America del Nord, centrale e del Sud, ma anche India e Russia); viceversa chi, con mille sofferenze e dolore (Estremo Oriente ed Europa), ha attraversato una parte del deserto, ora sta faticosamente imparando a convivere con il coronavirus.
RIFLESSI PRONTI
Whack-a-mole. Ecco un'altra parola inglese destinata a entrare nel vocabolario della pandemia dopo lockdown e outbreak. Significa, più o meno, colpisci la talpa: è un vecchio gioco, in cui con un martello bisognava appunto rintuzzare gli animali che uscivano all'improvviso dalle buche.
Nei paesi che hanno già affrontato l'epidemia e ridotto il numero dei casi, come Cina, Corea del Sud, Germania e, in fondo, anche l'Italia, ormai è chiaro che sarà questa la strategia: non ci saranno più chiusure totali di un intero paese, ma bisognerà avere i riflessi pronti - i sistemi di prevenzione e monitoraggio - nel fermare subito i nuovi focolai, spegnere gli incendi dei contagi prima che diventino incontrollabili, come successe, a partire da febbraio, prima in Cina, poi in Corea del Sud, infine in Europa.
«Dobbiamo sempre ritenere possibili nuovi focolai - spiega il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo e capo della task force sul coronavirus della Puglia - la sfida ora è riuscire a essere rapidi e attenti nell'identificarli e fermarli». Ecco perché a Pechino, nonostante un numero molto limitato di nuovi casi (poche centinaia), hanno subito chiuso sette quartieri. Spegnere subito l'incendio, colpire subito la talpa che esce dalla buca. Lo stesso sta avvenendo in Germania con il grande focolaio del mattatoio, 1.600 nuovi positivi e lockdown per un'area abitata da 560mila persone.
Poco importa se i nuovi infetti sono magari quasi tutti asintomatici, l'obiettivo è arrestare subito l'incendio dell'epidemia, prima che raggiunga soggetti fragili, provochi vittime e vada fuori controllo. Altri esempi a Lisbona, dove non c'è il lockdown, ma sono state decise restrizioni all'attività di bar e commercio dopo che c'è stato un aumento di casi positivi, in alcune piccole province della Spagna, ma anche in Italia, a Mondragone in Campania (zona rossa) e al San Raffaele Pisana a Roma (subito isolato con oltre 5.000 tamponi).
Per non parlare della Corea del Sud, esempio virtuoso, che vigila costantemente e, appena a Seul i casi hanno superato quota 70 al giorno, ha subito tracciato tutti i contatti e ridotto le attività consentite. Questo è quanto sta succedendo nei paesi che stanno, faticosamente, imparando a convivere con il coronavirus e che vigilano su seconde, terze e quarte ondate. Non è uno scenario catastrofista, ma piuttosto di realistica convivenza.
LA CRISI
Discorso differente va fatto per quelle nazioni che sono ancora nella prima fase della battaglia con Sars-CoV-2, quella in cui si è trovata la Cina a gennaio, l'Italia e la Spagna a marzo. Alcuni colossi come Usa e Brasile pagano la superficialità di chi li governa e non si sono preparati per tempo. Ci sono i grandi numeri dell'India (oltre 450mila positivi, quasi 15 mila morti) e dell'America Latina (100mila vittime).
E ci sono gli Stati Uniti: ieri si è registrato un incremento di nuovi casi tra i più alti degli ultimi tre mesi (35mila): gli ospedali in Texas sono saturi, a Houston, secondo il New York Times, il 97% dei letti di terapia intensiva sono occupati, solo la Florida ha sfiorato quota 6mila infetti in un giorno. New York ha deciso di mettere in quarantena chi arriva da altri nove stati (Florida compresa). E già questo spiega come il sistema americano sia ancora nella fase dello tsunami, lontano da quella del whack-a-mole.
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