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1 - «AGGREDITO PERCHÉ FIGLIO DI BETTARINI»
Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
NICCOLO STEFANO BETTARINI E SIMONA VENTURA
Può essere una colpa a soli 19 anni essere figlio di un personaggio famoso al punto da attirare la rabbia cieca di uno sconosciuto che ti massacra di botte e ti dà otto coltellate? Sì, perché per il pm milanese Elio Ramondini è proprio per questo che almeno in quattro hanno tentato di uccidere all' uscita di una discoteca di Milano Niccolò Bettarini, figlio dell' ex calciatore Stefano e della conduttrice tv Simona Ventura. Uno urlava: «Ti ho riconosciuto, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo».
Quella che sembrava solo una brutta rissa in cui Bettarini era stato ferito quasi per caso mentre difendeva un amico, con le indagini della Polizia prende i contorni di qualcosa di molto più grave in cui la fama dei genitori della vittima ha un ruolo chiave. Ore 5 di domenica mattina, esterno della discoteca Old Fashion, una di quelle frequentate dai vip e dalle starlette, non certo un equivoco locale di periferia. È l'ora della chiusura, si esce alla spicciolata, i fumi dell' alcol e forse qualche droga tengono più di uno su di giri.
Una decina di persone si ferma: c'è Davide Caddeo, un 29enne che ama girare con il coltello in tasca e fino a poche settimane fa è stato sottoposto a sorveglianza speciale e nel passato ha denunce e condanne per lesioni e rissa; c'è Alessandro Ferzoco, 24 anni, gestore di un bar ad Affori frequentato da appartenenti all'estrema destra, un Daspo dagli stadi come ultrà dell'Inter; ci sono due albanesi, Andi Arapi, irregolare di 29 anni, e Albano Jakey, 24 anni.
Sempre nell'Old Fashion, un paio di mesi fa avevano litigato per un tavolino occupato con un amico di Bettarini che, dopo averli incontrati di nuovo domenica sera, ha tentato di scusarsi offrendo da bere a tutti. Per tutta risposta è stato preso a schiaffi fino all'intervento dei buttafuori, anche loro albanesi, che dopo aver parlato con i connazionali hanno deciso di non chiamare la Polizia.
L'avessero fatto, forse le cose non sarebbero precipitate qualche ora dopo quando il ragazzo che era stato schiaffeggiato esce dal locale. I quattro (più altri sei non ancora identificati sui quali pendono le stesse accuse) gli sono subito addosso, lo malmenano di nuovo, per fermarsi improvvisamente quando Niccolò Bettarini interviene in difesa dell' amico. «Hai gli orecchini uguali ai miei», gli ripete uno per ben quattro volte provocandolo con alcuni buffetti sul viso. Poi esplode: «Ti ho riconosciuto, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo».
SIMONA VENTURA E NICCOLO BETTARINI
Il ragazzo tenta di fuggire, lo bloccano, lo strattonano, lo colpiscono «con numerose testate, pugni e calci e con otto coltellate» sferrate con una lama da 20 centimetri (non ancora trovata) da Caddeo che lo raggiungono al torace, al fianco, al braccio e alla coscia destri. Non si fermano, dicono i testimoni, nemmeno quando cade a terra dove viene «ancora colpito con calci anche in faccia» nonostante la sua fidanzata si getti coraggiosamente su di lui per proteggerlo con il suo corpo.
Nessuna pietà neppure per lei che, si legge nell' imputazione con cui Ramondini chiede al gip la custodia cautelare per i quattro, che dicono di essere innocenti, «viene colpita a sua volta con calci e pugni anche in faccia» che la feriscono in modo lieve. Per Ramondini l' aggressione al giovane è stato un chiaro tentativo di omicidio, aggravato da motivi «abietti e futili quali essere il figlio di Bettarini» al quale si aggiungono le lesioni alla ragazza e il porto del coltello.
2 - LA LINEA DURA DELLA QUESTURA: «DISCOTECA CHIUSA TRENTA GIORNI» DAL 2017 GIÀ FERMATI 148 LOCALI
Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
Un paio di schiaffi, insulti, qualche spintone, tutto il corredo degli atteggiamenti da gangster di periferia. Poco dopo la lite tra i tavoli dell'«Old Fashion», antefatto dell' agguato a Niccolò Bettarini (che avverrà poco dopo fuori dal locale), si avvicinano gli uomini della security. È una discoteca che ha investito molto: 33 telecamere, i metal detector, oltre ai buttafuori.
Nel gruppo degli aggressori sono in quattro, due milanesi, due albanesi: stessa nazionalità dell' uomo in divisa che arriva a capire cosa stia accadendo. Alcuni testimoni hanno riferito: «Si sono parlati nella loro lingua, e in qualche modo hanno dato l' impressione di aver sistemato la cosa». Come se ospiti molesti e «guardiani» si fossero intesi.
STEFANO E NICCOLO BETTARINI E SIMONA VENTURA
Ancor più grave, nell'analisi della questura di Milano, è però quel che è accaduto dopo: perché la sicurezza del locale, nonostante la violenza e l'aggressione contro l'amico di Bettarini, non ha chiamato le forze dell' ordine. «Se fosse arrivata una Volante a identificare quei quattro - riflette un vecchio investigatore - probabilmente non sarebbero rimasti là per vendicarsi».
Ecco perché ieri il questore Marcello Cardona ha sospeso per 30 giorni la licenza all'«Old Fashion». Provvedimento «pesante». Una macchia per uno dei locali più famosi di Milano, sul fianco del Parco Sempione. Ma la linea intransigente della questura ha toccato tutta la città. Centro, periferia e provincia. Oltre 100 bar e locali chiusi nel 2017; 48 nei primi sei mesi del 2018. In media, uno ogni tre giorni.
Cardona ha più volte ripetuto che «Milano è una città moderna, che cresce, si sviluppa e vuole divertirsi, ma questo deve avvenire in un clima di sicurezza e serenità».
Per il controllo del territorio la questura ha creato un progetto chiamato «Protocollo Penelope», che è di fatto un grande contenitore nel quale confluiscono le verifiche delle Volanti, le segnalazioni dei commissariati, tutti i servizi dedicati a singoli quartieri.
Gli accertamenti su bar e locali rientrano in questo sistema; la frequenza delle «ispezioni» è aumentata, la presenza di pregiudicati (anche se non stanno commettendo reati) viene costantemente archiviata, accanto a tutti gli interventi per liti, risse, spaccio. «Materiale» che diventa poi la base per firmare le sospensioni e le chiusure. Una strategia che punta alla sicurezza percepita (gli abitanti intorno a certi ritrovi spesso si lamentano) e a quella reale (tenere una pressione costante sui posti frequentati da balordi o nei quali accadono di frequente fatti violenti).
Strategia a cerchi allargati: «All' area intorno alla discoteca, e cioè il Parco Sempione - ha spiegato la dirigente dell' Ufficio prevenzione generale, Maria Josè Falcicchia - stiamo dedicando un grande lavoro, con 46 servizi mirati nella zona e oltre 2mila persone identificate da inizio anno. Milano ha un trend del crimine in decrescita, e non può una lite nata in una serata diventare strumento per allarmare una popolazione».
«Valutiamo solo i profili di rischio - ripetono spesso in questura - senza badare al blasone dei locali o alle frequentazioni più o meno altolocate». E così, negli ultimi mesi, sono arrivate ad esempio le revoche definitive della licenza per due bar che restavano aperti fino a tarda notte, dove i pregiudicati erano di solito la maggioranza, spazi critici in quartieri complicati come il Corvetto e lo Stadera. Ma per dieci giorni è stata bloccata anche la discoteca «Divina» (ex «Big Bang», poi «Volt») di via Molino delle Armi, nel cuore del centro storico.
SIMONA VENTURA E NICCOLO BETTARINISTEFANO E NICCOLO BETTARINI E SIMONA VENTURA
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