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Michele Di Lollo per www.ilgiornale.it
Si apre un nuovo capitolo della saga che infiamma in queste settimane il mondo della magistratura. Non bastavano le denunce del consigliere del Csm, Nino Di Matteo, sul caos nomine al Dap. Quando lo stesso Di Matteo per scelta del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, venne surclassato da un altro magistrato, Francesco Basentini. Polemica tirata fuori nel corso di una puntata del programma tv "Non è l’Arena".
Gli ultimi sviluppi dimostrano la guerra fredda esistente all’interno della giustizia. E il coronavirus, con la tanto discussa scarcerazione dei boss, sembra aver contribuito a sparigliare nervosamente le carte. Nelle scorse ore Di Matteo è tornato sulla faccenda, facendo riferimento anche alla trattativa Stato-mafia. E ne è venuto fuori l’ennesimo vespaio. Ora interviene, intervistato dall’Adnkronos, l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia.
"Anche in questo caso Nino Di Matteo dimostra di avere buona memoria al contrario del ministro Bonafede, ricordando un episodio da me, peraltro, raccontato. Fu per me stupefacente che in pieno scontro col Quirinale per il famoso conflitto di attribuzioni, il Capo dello Stato, presidente Napolitano, mi mandasse un’ambasciata attraverso il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, con la quale mi chiedeva se si poteva trovare un accordo per evitare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale".
Ingroia commenta quanto spiegato ieri da Di Matteo durante l’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia parlando del processo sulla trattativa. Quando i pm palermitani andarono a interrogare l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Di Matteo davanti all’Antimafia, presieduta da Nicola Morra, ha spiegato: "Se non ricordo male, a un certo punto nel momento più aspro della polemica dovuta al conflitto di attribuzione, Ingroia, che all’epoca era ancora alla procura di Palermo e conduceva le indagini con noi, disse, a me e all’allora procuratore Messineo, che a Roma aveva incontrato un noto giornalista, il direttore di un noto quotidiano, che gli aveva detto che dal Quirinale volevano sapere se c’era la possibilità di un qualche contatto con la procura di Palermo, per risolvere questa situazione. E in quel caso il punto di collegamento poteva essere sperimentato dal dottor Luca Palamara". Ora al centro delle polemiche davanti la procura di Perugia per l’affare nomine.
Di Matteo, a seguito di un riferimento al processo sulla trattativa Stato-mafia, ha richiamato anche le critiche feroci ricevute da tutte le fazioni politiche. Critiche particolarmente virulente nel momento in cui la vicenda si intrecciò con quella delle conversazioni di Napolitano. "Io pensavo che Antonio scherzasse", ha rimarcato Di Matteo.
"Fu una cosa estemporanea, ricordo che fece il nome come possibile mediatore di Palamara. In quel momento - ha spiegato Di Matteo - non capivo cosa potesse entrarci con le vicende del procedimento sulla trattativa Stato-mafia e con le rimostranze del Quirinale. Questo è un dato di fatto. Non sono mai più tornato con Ingroia su questa cosa, ma ricordo questo riferimento estemporaneo, credo che il direttore a cui aveva fatto riferimento Ingroia fosse l’allora direttore di Repubblica, Ezio Mauro. Ma Ingroia potrebbe essere più preciso".
ezio mauro autore di 1989 foto di bacco
Ed ecco la replica di Ingroia all’Adnkronos: "La cosa ancor più sorprendente per me fu che fra gli ambasciatori indicati da Napolitano come suoi portavoce per un ipotetico incontro ci fosse proprio il dottor Palamara che, in quanto presidente dell’Anm, avrebbe dovuto essere tutt’al più un portavoce della magistratura. E quindi nostro, e non certo della politica, e cioè del presidente Napolitano. Poi la cosa non ebbe ulteriori sviluppi probabilmente per la mia risposta".
"Di fronte, infatti, all’anomalia di tutta la vicenda fu molto chiara la mia posizione espressa al direttore di Repubblica di allora, quando gli dissi che noi alla procura di Palermo rispettavamo sempre le regole, e su questo non poteva esserci alcun margine di trattativa. E sarebbe stato bene che il Quirinale rinunciasse alle proprie posizioni insostenibili. Forse proprio per questo nessuno mi fece più proposte del genere", aggiunge Ingroia.
Puntuali arrivano le parole di Mauro: "Ricordo una vista di Ingroia quando ero direttore di Repubblica". Smentisce, però, l'ex procuratore di Palermo sul nome dell’ex presidente Anm: "Nessuno (durante quell’incontro) mi ha mai fatto il nome di Palamara. Un nome che ho scoperto più tardi leggendo le cronache dei giornali e che al momento non conoscevo".
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