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Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”
Dall’aula delle udienze penali chiamano il testimone e quello si presenta con ciabattine infradito e pantaloncini corti. «Ma le pare il caso?» lo redarguisce il giudice. Che decide seduta stante di rispedirlo a casa a cambiarsi prima di ascoltare la sua testimonianza: «In questo luogo si amministra la giustizia» gli spiega infastidito. «Un po’ di decoro, per favore...».
«È successo pochi giorni fa» racconta l’avvocato e cittadino di Ischia Gioacchino Celotti. «Capita che ogni tanto d’estate qualcuno si conceda un abbigliamento non proprio adatto alle circostanze» dice.
Dev’essere capitato un po’ troppo spesso, però, nella sezione civile di cui fa parte il giudice Immacolata Cozzolino. Che tanto per non lasciare spazio all’indulgenza ha piazzato sulla porta della sua aula un foglio destinato a «parti, avvocati ed operatori della sezione». Sedici righe per spiegare a tutti che in una sede giudiziaria è necessario «adottare un abbigliamento consono al luogo e adeguato al ruolo che si ricopre».
TRIBUNALE DI ISCHIA - DRESS CODE
Un avviso dello stesso genere era comparso negli anni scorsi anche sulla porta d’ingresso del palazzo di giustizia isolano. Ma l’invito al decoro era molto generico. Stavolta invece la dottoressa Cozzolino è perentoria: «Vietati pantaloni e gonne corte, spalle scoperte, scollature vertiginose e ciabatte da mare». Un modo per rispettare, considera lei, «il ruolo dell’Istituzione che rappresentiamo nonché i tanti avvocati che nonostante il caldo e la mancanza di condizionamento nelle aule, indossano sempre la giacca e la cravatta».
«Francamente mi pare che vestirsi in modo consono sia una richiesta sensata per tutti i luoghi di giustizia» commenta Francesco Cellammare, presidente dell’Associazione forense Isola d’Ischia. «Ma davvero mi chiama per questa cosa? Credevo volesse chiedermi degli altri problemi, quelli più gravi».
La sezione distaccata di Ischia, spiega, salvo colpi di scena è destinata alla soppressione (il 31 dicembre 2016) e durante una delle tante contestazioni degli avvocati che invece chiedono di poter continuare a mantenere la sede giudiziaria, Cellammare è arrivato a bruciare pubblicamente la sua toga, per protesta.
«Qui siamo sulla via della rottamazione, ci considerano praticamente già estinti. Abbiamo un solo cancelliere penale e uno civile, ci hanno tolto il giudice del lavoro, capita spesso che gli uffici siano costretti all’interruzione di pubblico servizio. Si figuri se mi agita il problema dell’abbigliamento in aula...».
Per il giudice Cozzolino, invece, un problema è un problema, anche se ce ne sono altri più gravi. Lei il suo l’ha scritto a macchina, datato, timbrato e firmato su carta intestata del tribunale. Qualcuno sarà arrivato davanti alla sua porta trafelato, accaldato, con vestito anti-afa addosso. Avrà letto e storto il naso: «Noooo, devo tornare a casa a cambiarmi».
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