DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
1 - NETANYAHU: ORA TRUPPE VERSO IL LIBANO
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
La guerra sta finendo, anzi no. Porteremo a casa gli ostaggi, ma solo alcuni. Bibi Netanyahu la chiama già fase C, ed è l’epilogo di Gaza: «La fase più intensa sta per terminare», annuncia. E ora su qualcosa, qualcosina, si può anche negoziare. Sia chiaro, dice il premier israeliano, «il nostro obbiettivo rimane distruggere Hamas e non sono disposto a rinunciarvi».
Ma un cessate-il-fuoco e «un accordo parziale» per riavere almeno una parte degli ostaggi ancora vivi, perché no? Quanto alla pace, scordatevela. «Ci stiamo chiaramente avvicinando al punto in cui possiamo dire che abbiamo smantellato la brigata Rafah di Hamas», spiega il generale israeliano Herzi Halevi.
Ora però bisogna spostare le forze verso il Libano, aggiunge Netanyahu, «principalmente per scopi difensivi». Il piano d’attacco è pronto dal 18 giugno. E gli Hezbollah, coi loro 200-300mila missili a lungo raggio e i loro 100 mila uomini armatissimi, non s’illudano: «Possiamo lottare su più fronti: siamo preparati a questo».
[…]
Guerra, solo guerra. In questa fase, Mister Sicurezza non parla d’altro (anche se nella Striscia le temperature sopra i 30 gradi stanno aumentando il rischio d’epidemie gravi e ieri è stato ucciso un ufficiale medico che coordinava i soccorsi delle ambulanze, quelle che riescono a muoversi su una rete stradale distrutta al 65%: «La consegna degli aiuti a Gaza è impossibile», dice Josep Borrell, ministro degli Esteri europeo).
PROTESTE CONTRO BENJAMIN NETANYAHU
Nelle esternazioni di Netanyahu, una visione del dopoguerra esiste se non per chiarire che: 1) Israele manterrà il «controllo militare» di Gaza e un’amministrazione civile, «se possibile coi palestinesi locali», gestirà gli aiuti umanitari; 2) i coloni non torneranno mai nella Striscia, ma nemmeno vi rientrerà l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen; 3) non è il momento dei mea culpa per il disastro del 7 Ottobre, «ci sarà tempo per discuterne una volta finito questo intenso conflitto».
Non è poi molto chiaro che cosa sia «l’ accordo parziale» sugli ostaggi: forse una mezza gaffe, tanto da spingere il ministro della Difesa, Yoav Gallant, a precisare da Washington che «l’impegno è di riportare tutti alle loro famiglie, senza eccezioni». Lo scivolone del premier basta a scatenare la rabbia dei parenti. […]
2 - ISRAELE PUNTA A NORD
Estratti dell’articolo di Fabiana Magrì per “la Stampa”
Netanyahu Benny Gantz Yoav Gallant
[…] Il confine Nord di Israele, con gli Hezbollah sostenuti dall'Iran e dalle altre fazioni pronte a mobilitarsi nella regione, corre questo rischio. E se fino a oggi, in otto mesi e mezzo di scambi di colpi sui due versanti, sono morti 28 israeliani e 500 libanesi, per la maggior parte soldati e miliziani, si può immaginare quale potrebbe diventare la portata di un allargamento dei combattimenti.
Le dichiarazioni dei vertici militari israeliani lasciano intendere che l'esercito sia sul punto di alleggerire la propria presenza a Gaza. «Ci stiamo chiaramente avvicinando al punto in cui possiamo dire di aver smantellato e sconfitto la Brigata Rafah, nel senso che non può più funzionare come unità combattente», ha dichiarato il Ramatkal Herzi Halevi […]
ANTONY BLINKEN - BENJAMIN NETANYAHU
Anche il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha detto in un'intervista televisiva a Canale 14 – quello a lui più favorevole – che «Israele sta riducendo le sue operazioni a Gaza». Ma il premier, in quella sede, ha poi aggiunto che il passo successivo potrebbe essere la preparazione del terreno, cioè l'invio di più truppe, al confine settentrionale, per affrontare il nemico libanese Hezbollah.
E il ministro della Difesa Yoav Gallant, in missione a Washington, ha parlato con i funzionari statunitensi (in particolare con Amos Hochstein, che dal presidente Joe Biden è stato incaricato del dossier Medio Oriente) del «passaggio alla fase 3» della campagna militare a Gaza, che «impatterà sugli sviluppi su tutti gli altri fronti», specificando che Israele «si sta preparando ad ogni scenario sia militare sia diplomatico» e riaffermando «il suo impegno a cambiare la situazione di sicurezza al confine» con il Libano.
benjamin netanyahu Benny Gantz
A riportare il focus sulla Striscia, con Gallant, è stato il capo degli Esteri Usa, Antony Blinken. «Israele deve proporre un robusto piano per il dopo guerra a Gaza», ha ribadito il segretario di Stato americano, evidentemente non soddisfatto della visione recentemente espressa da Netanyahu – «Gaza va smilitarizzata, sotto un'amministrazione civile con la sponsorizzazione e l'assistenza dei Paesi arabi» –, sapendo di trovare invece facile sponda nel ministro israeliano. […]
3 - LO SPETTRO DELL'ATTACCO DA NORD CON TREMILA MISSILI AL GIORNO "HEZBOLLAH ARMATO DALL'IRAN ORA PUÒ BUCARE L'IRON DOME"
Estratto dell’articolo Paolo Brera per “la Repubblica”
scontri hezbollah israele colpi di mortaio
In caso di guerra aperta con Hezbollah, nei primi dieci giorni Israele potrebbe essere colpita da tremila lanci al giorno di missili, razzi e colpi di mortaio. E se la guerra continuasse, nei successivi due mesi le milizie sciite sarebbero in grado di riversare su Israele una media di almeno mille lanci al giorno, senza contare quelli che sparerebbero in Libano per fermare l'invasione.
Sono numeri impressionanti quelli rivelati a Repubblica dal centro di ricerca Alma, specializzato in analisi sul Medio Oriente. L'aspetto più preoccupante è l'effetto di questa pioggia di missili: «Il numero di lanci giornalieri efficaci — cioè le armi ad alta precisione che riusciranno a bucare l'Iron Dome e a colpire gli obiettivi, spiega il direttore del dipartimento di ricerca, Tal Be'eri — sarà molto più grande rispetto a quanto visto finora sul fronte settentrionale o nella Striscia di Gaza».
Domenica il capo di Stato maggiore americano, il generale Charles Brown, ha confermato la preoccupazione del Pentagono. Gli Stati Uniti, ha spiegato, stavolta non sarebbero in grado di aiutare il loro principale alleato a difendersi con la stessa efficacia con cui lo hanno fatto durante l'attacco iraniano di aprile. Il sostegno di Teheran e la contiguità geografica tra Libano e Israele renderebbero tutto molto più difficile. Washington, ha ribadito, continua a sconsigliare di aprire un nuovo fronte entrando in forze nel Libano.
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scontri hezbollah israele colpi di mortaio
«Tre anni fa — spiega Be'eri — avevamo dati solidi per stimare il possesso da parte di Hezbollah di circa 2.000 droni, ma l'arsenale è aumentato ad almeno 2.500: è una valutazione per difetto». Affrontarli sarebbe una sfida molto difficile per l'Idf: «Probabilmente Hezbollah sarebbe in grado di ottenere diversi successi».
[…] Nei giorni scorsi il Telegraph ha pubblicato un'inchiesta, basata su varie fonti aeroportuali, secondo cui molti carichi di casse di armi e munizioni sono arrivate recentemente dall'Iran a Beirut, ammassate in infrastrutture civili dell'aeroporto. «I trasferimenti a Hezbollah attraverso il corridoio iraniano sono continui — conferma Alma — e gli iraniani hanno trasformato il Centro ricerche siriano Cers in un cardine del corridoio».
L'obiettivo di studiare e produrre armi sofisticate e precise per Hezbollah, che comunque le produce e rinnova anche in proprio.
Il ritmo del riarmo è tale che Alma sta riaggiornando le stime sul numero di razzi e missili di precisione in possesso dei miliziani sciiti. «Riteniamo ne abbiano alcune migliaia — spiega — su un totale di 75mila tra razzi e missili».
Il "progetto di precisione" di Hezbollah va oltre i Fateh-110, missili balistici iraniani con un raggio di precisione di dieci metri, «in grado di centrare un'auto parcheggiata a Tel Aviv». Sono stati aggiornati anche «altri tipi di missili e vari razzi».
antony blinken benjamin netanyahu
Per contrastare l'avanzata dell'Idf Hezbollah utilizzerebbe granate di mortaio e missili anticarro, droni e razzi a corto raggio di grosso calibro. Gli Rpg russi sono stati aggiornati dagli iraniani aggiungendo sistemi penetranti per forare le armature; e termobarici per aumentare i danni: «Gli iraniani ne hanno rifornito sia a Hamas che a Hezbollah».
I miliziani sciiti libanesi stanno aggiornando anche i missili iraniani chiamati "annientatori", già usati nella guerra tra Iran e Iraq, per trasformarli in razzi più precisi e sicuri: possono raggiungere fino a 125 chilometri. […]
Un'altra grande minaccia viene dai tunnel: non è lo stesso scenario di Gaza, perché nella Striscia sono scavati nella sabbia e qui nella roccia: «Crediamo che Hezbollah stia imparando lezioni e le stia mettendo in pratica». Ha diversi tipi di tunnel: quelli strategici, progettati per trasferire attrezzature, veicoli e soldati; quelli offensivi, che si avvicinano al confine e vengono usati per colpire alle spalle; e quelli tattici, nei villaggi e nelle basi militari, per muovere gli ufficiali. Poi ci sono «i tunnel esplosivi, realizzati con supporto iraniano e nord coreano: attendono solo di essere fatti saltare in aria».
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